21. Un'avventuriera sfuggente

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La donna si levò il cappuccio color muschio, rivelando l'ampio e ribelle volume dei capelli, organizzato in una sua minima parte solo da una benda giallastra che le cingeva la fronte. Sebbene indossasse una maglietta di color bianco sporco e degli essenziali pantaloncini viola che terminavano là dove partivano le cosce, gran parte del suo aspetto era dato da quella scura mantella che fungeva al contempo da cappuccio, coprispalle e giacca.

Quel che mi colpì di più fu la sua chiarissima carnagione, anche più candida di quella di Hako. Quanto alla corporatura, invece, le era molto più simile, presentandosi come una donna di bassa statura, seppur con fattezze più esili e meno rigide.

Ancora non sapevo nulla di quella misteriosa persona, ma non doveva esserle abituale esporsi troppo al sole. Al contrario, pensai che si trattasse di una sorta di eremita della foresta o di viaggiatrice solitaria. Di ciò non ne avevo alcuna reale prova, ma ogni dettaglio del suo aspetto, dal vestiario ai capelli, dal temperamento alla carnagione, mi suggeriva quell'esatto pensiero.

Il modo in cui mise al tappeto quella dozzina di soldati fu impressionante e incomprensibile, e per quanto potessimo vantare le abilità di combattimento di Hako e la mia conoscenza dell'ambiente, in confronto a lei apparivamo come dei totali sprovveduti.

Mentre Hako si rialzò da sola in un istante, come a voler riconquistare il controllo della situazione, io ero ancora distrutto al suolo.

Fu quella donna ad aiutarmi a tirarmi su, che mi porse la mano con un sorriso accompagnato da uno sguardo vivido e audace.

Io, nuovamente in piedi, rimasi a scrutarne il viso per qualche secondo, fin quando non fu lei stessa a parlare.

– Piacere, Saioki! – si presentò a entrambi con allegria.

Nel dir ciò mi strinse con forza la mano in un gesto di goliardico saluto, a cui partecipai molto passivamente, ancora sconvolto dall'accaduto e logorato dalle torture.

La donna seguitò a rivolgere il palmo anche ad Hako, ma lei non rispose al gesto, bensì la fissò con sguardo distante e diffidente.

– Va bene, ho capito, la ragazza vuol fare la tosta, – Saioki si voltò indietro con umore costantemente solare, camminando in direzione opposta ad Hako.

Aveva una voce limpida e giovanile, inoltre articolava le frasi con grande velocità, pur mantenendo ogni sillaba perfettamente scandita.

– Chi sei? – chiese Hako in tono serio.

– Nessuno di speciale. Facevo una passeggiata nei dintorni: guardavo le foglie, raccoglievo fiori, mangiavo sassi, – rispose lei, liquidando Hako.

Entrambi notammo come, immediatamente dopo averci salutati, non perse tempo a dialogare attivamente con noi e si diede a ulteriori attività tra una battuta e l'altra.

Prima si inginocchiò dinanzi a uno dei soldati, poi ne smosse il corpo privo di sensi, come se stesse cercando qualcosa in particolare, e nel mentre continuò:

– Quanto a voi, piuttosto, vedo che vi siete cacciati nei guai. Cosa ci fanno due ragazzini come voi nel mezzo della foresta di costa? Chi sono questi brutti ceffi? – fu ora lei a chiedere spiegazioni.

Hako non rispose, ed era ovvio che non volesse spifferare altre informazioni in giro, specialmente a una completa sconosciuta piombata dal nulla dagli alberi.

D'altra parte, io rimasi immobile sia a parole sia a moto, e diedi così spazio alla donna per proseguire.

– Non vi va di parlarne eh? Beh, poco male, tanto vi stavo seguendo da prima, – dichiarò, tastando il soldato ai suoi piedi in ogni dove, ma i suoi intenti ancora non ci erano chiari.

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora