Milano Fashion Week || 12

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"Nel tuo sorriso c'era il senso di tutto quello che stavo cercando"

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*Lili*

Camila uscì di casa al solito orario e mi lasciò a casa da sola come concordato la sera precedente. La febbre non era scesa durante la notte così decisi di prendere una tachipirina. Il tempo passava molto lentamente a casa da sola: chiama mia madre per raccontargli quello che era accaduto durante questa prima settimana a New York, ma non prese molto bene il fatto che avessi l'influenza.

"Vengo lí, dammi solo il tempo di trovare un volo" mi disse

"Ma stai tranquilla, non serve. Poi c'é Camila con me" dissi tirando su con il naso

"Ok... Ma chiamami se hai bisogno" sospiró

"Ok... Ciao mamma" la salutá prima di attaccare

Si preoccupava per me, non ci ero abituata. Solitamente assecondava i miei problemi, di qualsiasi tipo. "Si risolverá, vedrai" mi diceva sempre. Mentre ora avrebbe preso un aereo per una semplice influenza. Proprio non la capisco.

Ripresi a guardare l'episodio che stavo guardando prima di chiamarla.

《"cosa pensi che succederebbe se smettessi di aiutare le persone?"

"Vedrebbero..."

"Iggy... cosa vedrebbero?"

"Vedrebbero... Che competa nullitá sono. Solo uno.... sdolcinato, nerd, grasso e inutile niente."》

Sorrisi appena. Sapevo cosa sentiva... "grasso e inutile niente" la stessa cosa che mi ripetevo tutti i giorni.

《"Tesoro..."

"No, Martin... Ho questa voce nella mia testa, ed è davvero rumorosa. E sta dicendo... Che uno di questi giorni, ti renderai conto... Che puoi trovare qualcuno migliore di me..."》

La sua voce spezzata dal pianto fece cadere lo scudo che avevo. Non era mio solito piangere per delle cose simili... Ma mi sembrava cosí... Reale, cosí concreto.
É come se avesse appena detto tutto quello che io non sono mai riuscita ad ammettere in tutti questi anni.
L'unica differenza é che lui... Aveva Martin. Io invece... non avevo niente e nessuno.

Mi tornó in mente Justin: non sarei mai stata capace di dirgli delle cose simili dopo tutto quello che mi ha fatto. Ma nonostante ció non riuscivo ancora a lasciarlo andare via.
Era straziante non riuscire a dirgli di no. La stessa cosa é successa quando mi sono trasferita: non ho nemmeno avuto il coraggio di lasciarlo o per lo meno di dirgli che me ne sarei andata dal vivo. Mi sono nascosta dietro ad una tastiera, come sempre.

Ora come ora non riesco nemmeno a smettere di pensare a lui. Mi chiedo se ha mai pensato a me in questi giorni, come se fosse obbligato a farlo.
Sono stanca di me, del mio modo di ragionare, del mio modo di affrontare i problemi: mi sembra di non riuscire mai a superare i miei limiti e di optare sempre per la strada piú facile, anche quando vorrei rischiare per qualcosa o per qualcuno.

Il campanello suonó facendomi sobbalzare. Asciugai le lacrime in fretta e mi sistemai, per quanto un pigiama si possa sistemare.

Mi avvicinai tranquillamente alla porta pensando che dietro ci fosse Camila, ma mi sbagliavo di grosso.

Una figura piú alta di me, girata di spalle, era fuori dalla mia porta.

"Cole?" domandai confusa facendolo girare

"Oh Lili!" esclamó accennando un sorriso "Menomale, pensavo di aver sbagliato casa" aggiunse

"Perché sei qui?" chiesi appoggiando la spalla alla porta, dimenticando comletamente di essere in pigiama

"Ero venuto a prendere un caffé e ho approfittato per venire" disse tranquillamente inserendo le mani nelle tasche

"ah... Ok?" abbassai lo sguardo "Devi dirmi qualcosa?"

"Si..." disse prendendo un foglio dalla tasca "La settimana della moda di milano, sei una delle modelle che dovrá sfilare"

Portai una mano alla bocca sconvolta e afferrai il foglio
"Al capo sono piaciute le tue foto, cioé... La mie foto" aggiunse

"Io... Non so che dire" sussurrai leggendo il documento che spiegava il tutto

"Ti consiglio di preparare le valige... Partiamo il 16"

Sbarrai improvvisamente gli occhi "Il 16?! Ma io ho l'influenza"

"Vabbé mancano ancora... 9 giorni. Guarirai" fece un passo indietro alzando le spalle

"Lo spero" sussurrai con un filo di voce

"Cosa?" disse lui

"Niente niente... Comunque, come mi hai trovato?" piegai il foglio appoggiandolo sul tavolino vicino alla porta

"Me lo ha detto Camila" alzó leggermente il tono incamminadosi verso l'ascensore

"Grazie" gli sorrisi da lontano

"Di niente" alzó le spalle ricambiando il sorriso per poi entrare nella cabina dell'ascensore

Continua...

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-spazio autrice-

Scusate (ancora purtroppo) per il ritardo, ma ultimamente tutto quello che faccio mi fa schifo, compreso questo capitolo.

Il 17 ho l'esame (finalmente) e avró piú tempo per scrivere.

Scusate ancora, ci vediamo sabato prossimo,

-Agnese

𝘛𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘨𝘰, 𝘥𝘪𝘮𝘮𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘪 𝘢𝘮𝘪 || 𝐒𝐏𝐑𝐎𝐔𝐒𝐄𝐇𝐀𝐑𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora