Gelosia

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Violet rimase tutto il pomeriggio in quella cantina fredda e umida, sola, abbandonata a se stessa.
Ora che non poteva più piangere le sembrava davvero stupido il fatto di volersi rinchiudere in una stanza buia e starsene sola per ore, ma era ciò che continuava a fare sperando di sentire i passi di Tate da un momento all'altro scendere le scale, ma sentiva solo qualche volta il rumore di qualcosa che rimbalzava sul pavimento, probabilmente erano i gemelli a provocarlo.
Quegli stupidi teppisti che erano entrati in quella casa molti anni prima senza badare a nulla, distruggendo quel posto più di quando non lo fosse già, se la sono meritati la fine che gli altri fantasmi gli hanno fatto fare.
La ragazza ormai si perdeva a pensare a queste cose senza un motivo ben preciso, guardava il buio e ogni tanto si fermava ad ascoltare i più piccoli rumori ed indovinare da dove provenissero e da cosa venivano prodotti; ora sentiva dei passi nel piano superiore, erano sopra la sua testa, ora si facevano un po' più distanti, non sapeva di chi fossero, non ne aveva idea, poi lì sentì tornare indietro, si avvicinavano alla porta dello scantinato, Violet si alzò in piedi mentre quella porta cigolando si apriva, cercava di capire chi fosse ma non ci riusciva, forse era Tate, se era lui non lo avrebbe più lasciato pensava, gli sarebbe saltata al collo e lo avrebbe riempito di baci.
Per un attimo pensò si trattasse davvero di lui, poi però riconobbe la voce che la chiamava dalla cima di quei gradini con le assi mezze rotte.
Era Kit.
Violet si mise sul viso uno dei suoi sorrisi finti migliori e corse verso lui:

"Scusami se qesta mattina me ne sono andata via senza nemmeno aspettare che ti svegliassi, ma dovevo tornare a casa da mia madre..."

Kit sembrò crederle e le domandò come mai allora fosse in quel posto considerato da lui orribile e schifoso

"Sono qui da nemmeno 5 minuti, avevo lasciato una cosa là nel fondo della stanza e ci tenevo a riprenderla..."

Senza lasciargli il tempo di ribattere lo baciò come aveva fatto la sera precedente e gli prese la mano sorridendogli con l'intento di ritornare al piano superiore.
Magari se fingeva ancora per un po' che fosse Tate sarebbe stata meglio, si sarebbe dimenticata di quel fantasma, si sarebbe dimenticata del dolore che stava provando, magari con qualcuno che la amava di così innocente poi si sarebbe sentita felice. O forse stava solo ricommettendo lo sbaglio che aveva già fatto, si sarebbe ferita con le proprie mani nuovamente, ma non poteva smettere di far finta che Tate non le importava più, sarebbe stato bello far vedere ai propri genitori che seppur mentendo, lei ora si era innamorata di quel nuovo arrivato nella casa.
Andò in giardino con quello sconosciuto che la stringeva a se come se volesse proteggerla da qualsiasi cosa, come volesse specificare che quella ragazza appartenesse solo a lui anche se in realtà non era così; non appena arrivarono nel giardino posteriore, la scena che si presentò davanti agli occhi della ragazza non fu proprio delle migliori, Tate stava baciando Sab tenendola per i fianchi ed ogni tanto si staccava dalle sue labbra per sorriderle.

"E' tua sorella quella?" 

Violet chiese a Kit cercando di mantenere la voce con un tono normale anche se sapeva bene che c'era più di un piccolo accenno di disgusto nella voce.

"Si, è lei...ma chi è quel ragazzo? Io non lo ho mai visto."

Non sapeva cosa rispondere a quella domanda, non poteva dirgli di non conoscerlo, non poteva dirgli che la persona che in questo momento stringeva un'altra tra le braccia, che le faceva venire le lacrime agli occhi, che la stava distruggendo con quel sorriso che una volta apparteneva solo a lei, era uno sconosciuto, perciò sputò fuori quelle parole così all'improvviso con una naturalezza impressionante quasi da spaventare se stessa
"E' mio fratello Tate"

Cazzo e se ora Tate invece avesse smentito tutto? Che avrebbe fatto? Si sarebbe cacciata proprio nei casini...
Ad un tratto i due piccioncini smisero di baciarsi e si girarono verso i due ragazzi un po' sorpresi perchè non si erano accorti della loro presenza.
Tate sgranò gli occhi quando notò che Kit teneva per mano Violet ma non disse nulla, anche se si vedeva la sua espressione infastidita, Sabrina invece iniziò a parlare sorridendomi.

"Ehi fratello. Chi è questa ragazza?"

"E' Violet, la sorella del tuo ehm...amichetto"

Preso alla sprovvista da questa affermazione, Tate disse 
"Si appunto e dovrei dire una cosa a mia sorella"

Calcò di più sull'ultima parola e mi guardò malissimo, lasciò Sabrina e mi strattonò via da Kit portandomi lontano abbastanza quel tanto per non far sentire agli altri il nostro discorso.

"Fratelli? FRATELLI? Sul serio Violet?"

"Senti io non sapevo che dirgli, tanto poi che ti frega se pensano che siamo fratelli? Tanto non stiamo mica insieme. Tu stai con ehm....Samanta?"

"Si chiama Sabrina. E ho notato che tu stai con il fratello."

"No! Cioè...si sto con lui ci sono problemi? Tanto noi non stiamo più insieme"

"Dici "non stiamo insieme" cose se ti dispiacesse. Ma sei stata tu a mandarmi via, ora sei gelosa perchè non ti do più attenzioni giusto? Hai mandato tu tutto a puttane sappilo, io ho fatto le mie cazzate e pur di stare con te sono cambiato, ma sei stata tu a non volermi."

"Ma chi ti ha deto che sono gelosa? Tienitela pure quella stupida là, che tanto io ho Kit che è sicuramente meglio di te. Almeno lui non si scopa mia madre."

Violet aveva esagerato e anche fin troppo e lo sapeva benissimo, eccome se lo sapeva, ma era arrabbiata perchè lui aveva ragione, era sempre stato bravo a capirla Tate e sapeva sempre ciò che provava, gli bastava guardarla negli occhi per capirlo.
La sberla che le arrivò un istante dopo in faccia se la era meritata davvero, lo sapeva il perchè di ciò che aveva fatto quel ragazzo, sapeva che quando era andato a letto con sua madre, era stato costretto da Nora e non lo avrebbe mai fatto se non fosse stato per lei, sapeva che quando aveva ucciso quei ragazzi lo aveva fatto per "alleviare il loro dolore" come diceva sempre lui e probabilmente era andato fuori di testa, ma ora non era più così, sapeva il perchè di tutte le cose che aveva fatto e con quel "è sicuramente meglio di te" si era proprio meritata quello schiaffo.
Non fece nulla dopo che ricevette quel colpo, rimase lì a guardarlo con una lacrima che le scendeva lungo la guancia rossa mentre Kit correva verso di loro veramente furibondo.

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