Capitolo 19

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Milano, Italia

Erano mesi che desideravo mangiare un bel piatto di pasta. A Londra non è molto buona, ha un gusto orribile. Non mi sono mai divertita tanto, ieri sera io ed Anna siamo tornate a casa stanche morte, ci faceva male dappertutto, dalla punta delle dita alla pianta dei piedi, passando per i muscoli delle gambe e quelli delle spalle, ma eravamo tutte intere. Scappare da Londra in tutta fretta per evitare Lando è stata un'ottima idea, respirare quest' aria mi sta facendo bene.

Mi porto i palmi delle mani sugli occhi e me li stropiccio piano. Sento i grumi del mascara sulle palpebre e sospiro. Questo succede quando prima di andare a dormire non ho voglia di andarmi a struccare. Mi sposto la bionda ciocca dietro l'orecchio e poi mi siedo nel letto, fissando un punto fisso dalla stanza. Batto un paio di volte le palpebre e poi metto i piedi sul pavimento, pronta ad alzarmi.

Vedo Anna dormire nel lettino con il braccio che penzola. Ha la bocca socchiusa e dei ricci indomabili sparsi sul cuscino. Mi vesto e poi mi avvicino ad Anna per svegliarla. Incomincio a scuoterla per la spalla, ma lei allunga la mano e mi spinge via. "Lasciami dormire ancora dieci minuti" risponde sotterrandosi la testa sotto il cuscino. Ieri sera non ha dormito per niente, una volta che Lorenzo ci ha lasciato sotto casa, hanno incominciato a parlarsi al telefono.

Approfittando della mancanza di Anna, decido di uscire per le vie di Milano, per andarle a prendere un regalo. Voglio in qualche modo ringraziarla per tutto che sta facendo per me. Cammino da piazza duomo fino ad arrivare nella zona dei Navigli. Prendo gli auricolari dalla tasca e ascolto della musica perché mi rilassa. Mi mette in pace con me stessa e con il mondo.

Caspita come una città può cambiare in così pochi mesi di assenza, la zona dei Navigli è totalmente cambiata da quando mi sono trasferita. Ad esempio il bar in via Darwin ha chiuso e adesso si trova un particolare ristorante francese, uno di quelli chic che solo in pochi se lo possono permettere. Ma una cosa non è cambiata per niente, l'entrata del negozio del mio grande amico fioraio. Non esito ad entrare, il profumo di fiori mi assale e si impregna nei miei vestiti. Riconosco il profumo di lavanda e mi viene subito in mente Lando. Sono passati giorni da quando l'ho visto di persona e non riesco a levarmelo dalla testa, ogni cosa mi ricorda lui. La campanella posta sopra la porta tintinna con un suono assordante che entra nelle orecchie.

Il locale è vuoto, non c'è nessuno ma si sente la voce di Fernando provenire dal magazzino posto sul retro

"Un attimo e arrivo subito"

Affianco al bancone c'è un vaso pieno di fiori a me speciali. Sono quelli che prende sempre la nonna, la domenica mattina. Vederli mi ricordano le famose domeniche passate a guardare la Formula 1. Se la gara si rivelava un vero disastro, diventavo intrattabile e strappavo tutti i petali e non mi si poteva parlare.

"Sydney sei davvero tu?" incontro il suo sguardo con il suo corpo possente e con i suoi lineamenti marcati. I capelli sono diventati sempre di più bianchi, oramai non lo riconosco più.

"Si Fernando, sono io. Ma come sei cambiato" affermo, stringendolo in un abbraccio.

"Che fine hai fatto? La nonna mi ha raccontato le tue novità. Sono proprio fiero di te" mi spunta un sorriso sulle labbra, d' imbarazzo."Ti ricordi cosa ti dicevo quando eri piccola?" e chi se lo dimentica.

"Insegui i tuoi sogni, prima o poi verranno esauditi" cantiamo in coro.

Nel frattempo sento la campanella dell'entrata, qualcuno entra entrato dentro il negozio. Sento una presenza strana, come se ci fosse qualcuno che mi conoscesse. Prende dei fiori alla mia destra e li posa sul bancone. Due Garofani rosa chiaro. Erano i fiori preferiti della sorella del mio ex fidanzato.

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