Il passaggio segreto

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Una bambina di sette anni, Anna, salutava la mamma prima di uscire di casa per andare a giocare nel prato poco distante.

Era una bambina gracile, sempre allegra, aveva dei corti capelli castani e degli occhioni azzurri come il mare. Viveva in un piccolo villaggio di montagna, molto monotono e, secondo Anna, molto grigio. Era una delle poche bambine a vivere lì. Della sua annata infatti era stata fatta solo una classe all’unica scuola elementare del posto.

Era estate e la bambina passava la maggior parte dei pomeriggi a correre sotto il sole, in mezzo alla natura.

Saltellando spensierata, raggiunse la vasta distesa d'erba. Si volto divertita a guardare la sua casetta che si era fatta piccola piccola e la misurò con l'indice e il pollice della sua manina.

Davanti a lei i lunghi fili d'erba si inclinavano prima da un lato e poi dall'altro accarezzati dalla leggera brezza. Sembrava una danza, come se fossero immersi nell'acqua e scossi delicatamente dalle onde.

Alla fine del prato crescevano rigogliosi molti alberi che, come colonne, reggevano maestose chiome verdi.

Anna iniziò a correre per il prato, osservando i fiori che spuntavano tra i fili d'erba e le farfalle che si posavano su di essi.

Sentiva l'aria in viso e le sembrava di essere una farfalla, allargava le braccia e, nonostante l'erba le solleticasse le caviglie e le gambe quasi fino alle ginocchia, le pareva di volare.

Si sdraiava nel verde e osservava un'ape mentre succhiava il nettare da un fiore a pochi centimetri dal suo naso. Si rotolò nell'erba che le sfiorava morbida il viso e rideva per la sensazione che le lasciava.

La bambina giocava allegra come non mai. Come se tutto il resto non avesse importanza alcuna; aveva il sorriso sul volto e questo bastava.

Improvvisamente si mise in piedi cercando di guardare oltre agli alberi alla fine del prato. C'era qualcosa che la attirava e Anna non lo poteva ignorare. Doveva scoprire di cosa si trattasse.

Si spostò con le sue esili gambe fino ad arrivare davanti alle prime radici. Erano molto grandi e grosse e gli alberi sembravano ancora più alti di come le erano parsi da lontano.

Il bosco non era tetro perciò Anna non ci pensò due volte prima di addentrarsi incuriosita senza voltarsi a guardare dietro di sé.

Appena superò il primo albero subito sentì l'aria cambiare. Era diventata più frizzante e fresca. Si guardava intorno alla ricerca di qualcosa che però non conosceva nemmeno lei. Gli alberi creavano una fitta rete e le radici si intrecciavano formando un tappeto con diversi buchi, nei quali Anna inciampava cadendo sulle ginocchia. Alcune chiome erano così ampie che si allungavano fino toccare il suolo, coprendosi le une con le altre. Qua e là spiccavano alcuni grandi massi dalla superficie liscia e pulita. Era un posto delizioso e Anna si domandava come mai la madre si fosse sempre limitata a tenerla lontana.

Inaspettatamente la sua attenzione fu attirata, come per mezzo una calamita, da una strana fessura tra le foglie di una chioma cadente che arrivava ad essere adagiata al suolo, come se dormisse. La bambina seguì l’istinto e si avvicinò al fogliame. Spostò i rami morbidi che contornavano la fessura e quest’ultimi rivelarono uno strano cunicolo naturale, risultato dell’intrecciarsi di numerosi rami e radici.

Anna avvertiva la presenza di qualcosa alla fine del piccolo tunnel e istintivamente si infilò nel buco. Era troppo basso per poterlo attraversare in piedi perciò fu costretta a percorrerlo a carponi. Le sue ginocchia nude, lasciate scoperte dal vestitino estivo, si macchiarono del colore marrone del terreno umido. Alla fine della piccola galleria delle morbide fronde di salice esigevano di essere spostate.

Il passaggio segreto [ONE-SHOT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora