Capitolo 25

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La madre di Christopher era distrutta, glielo si leggeva negli occhi; piangeva da ore ormai ed io le stringevo la mano. Di fronte a noi, il corpo del signor Walter, giaceva beato nella sua bara. Il suo volto ormai pallido, era rilassato e sembrava che avesse le labbra curvate in un piccolo sorriso. I parenti erano tutti intorno alla bara: c’era chi piangeva disperatamente, chi lo guardava con un espressione addolorata e chi cercava di confortare le persone più care.

Avevo pianto tanto anch’io, vedere Tanisha piangere in quel modo, non mi aiutava per niente, anzi mi faceva sentire ancora peggio; Chris non era ancora tornato a casa e non si era nemmeno fatto sentire e ciò si aggiungeva alla lista delle ‘cose per cui disperarsi’. Avevo paura che gli fosse successo qualcosa, sapevo che la mia vita senza di lui sarebbe stata priva di senso.

Dopo aver passato quasi tutta la notte fuori per la veglia funebre, avevo bisogno di riposare un po’, per cui tornai a casa con la mia auto. Eh sì, avevo preso la patente.

Mi distesi sul letto con dei crampi forti al ventre e con il cellulare in una mano, in attesa di un segno di vita dal mio ragazzo. Ogni tipo di paranoia s’impossessò della mia mente e man mano che mi giravo e rigiravo nel letto, i crampi alla pancia aumentavano.

Dopo aver fallito vari tentativi nel prendere sonno, mi alzai dal letto e andai da mia madre.

‘’Dove vai?’’ le chiesi reggendomi, con una mano, la pancia ancora inesistente (sembrava solo che avessi mangiato più del previsto).

‘’Devo sbrigare alcune carte e poi devo andare da Tanisha a darle le condoglianze. Tu che ci fai già in piedi? Sei tornata solo da un’oretta’’

‘’Sì, lo so, ma non c’è la faccio a dormire. Christopher non si è ancora fatto vivo e poi…ahii’’ una fitta improvvisa mi fece sobbalzare; mia madre, che dapprima era intenta a gettare tutte le cose che le servivano nella sua borsa, si voltò di scatto nella mia direzione.

‘’Che hai?’’ mi chiese, avvicinandosi.

‘’Niente’’ ero davvero convinta di non avere niente, avevo letto su internet che dei doloretti era normale averli.

‘’Non prendermi in giro, sai che ti conosco. Hai fatto una smorfia di dolore’’

‘’Mi fa male qui’’ dissi con tono da bimba innocente e le indicai il punto in cui sentivo dolore.

‘’Da molto?’’

‘’Da ore ormai’’ rivelai sbuffando.

‘’Ma allora sei davvero una stupida incosciente. Non devi sottovalutare questi dolori, può trattarsi anche di qualcosa di grave. Andiamo al pronto soccorso, su’’ non sopportavo proprio le ramanzine di mia madre.

In silenzio mi avviai verso la sua auto; ogni tanto provavo a chiamare Chris, ma rispondeva ancora la vocina irritante della segreteria telefonica. Al pronto soccorso mi avevano fatto passare avanti con il codice rosso e questo mi preoccupava un po’.

Spiegai al dottore il mio problema e lui mi fece subito un’ecografia.

‘’Ha fatto sforzi? Sport? E’ stata stressata? Oppure ha avuto dei rapporti?’’ mi chiese il ginecologo, mentre scriveva su un foglio i miei dati.

‘’Forse..sono stata un po’ stressata. Il padre del mio ragazzo è morto, allora ho pianto molto e poi dopo una notte passata a fare la veglia, mi son sentita male’’ spiegai in imbarazzo; in quel momento percepivo di aver sbagliato e mi sentivo proprio una senza-cervello.

‘’Ha fatto un grande errore, signorina Rossi’’ cominciò a parlare il dottore. Ero pronta per la seconda ramanzina della giornata ‘’Le ragazze incinte devono stare a riposo. Non bisogna fare sforzi, né essere stressati. Dalla visita che le ho fatto, ho notato che presenta delle piccole contrazioni. Sta avendo delle minacce d’aborto, per cui ora le prenoto il ricovero per oggi stesso, in modo da tenerla sotto controllo e farle assumere dei farmaci in grado di fermare le contrazioni’’ finì la frase e mi diede in mano un foglio, con il prenoto del ricovero. Dovevo passare dei giorni in quel purgatorio di ospedale. Cazzo.

‘’Mannaggia a te. Te l’avevo detto di stare attenta’’ bisbigliò mia madre, mentre ci dirigevamo nella mia nuova stanza.

‘’Non è vero, non me lo avevi detto!’’ non avevo voglia di bisticciare proprio in quel momento.

‘’Ecco la sua stanza signorina’’ per fortuna l’infermiera mi rivolse la parola.

Mia madre mi aveva lasciata da sola in quella triste stanza d’ospedale dicendomi ‘Cerco di sbrigarmi, così vengo a portarti il pigiama e le cose di cui hai bisogno’. La stanza che mi avevano assegnato era piccola, leggermente inquietante e noiosa. La poca luce che entrava dalla finestra, illuminava le pareti gialle e verdi. Non era presente nemmeno una piccola tv.

Che la noia abbia inizio!’

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POV CHRISTOPHER

Durante quella notte passata nella grotta, avevo riflettuto molto su tutto ciò che era successo. Mio padre mi aveva stretto la mano e poi si era abbandonato alla morte; mi chiedevo se avesse sentito i discorsi che avevo fatto durante il tempo passato accanto a lui. Sapevo che sarei stato depresso per molti giorni, settimane o mesi, ma ciò non cambiava il modo in cui erano andati i fatti.

Anche se a volte avevo la sensazione di non riuscire a ‘farmi forza’, dovevo accettare che mio padre non sarebbe più stato presente nei miei giorni. Mi voleva e mi vuole tutt’ora bene e so per certo che vuole che io continui a vivere la mia vita; era sempre stato felice, quando io lo ero ed era sempre stato presente. Avrebbe continuato a essere una parte enorme della mia vita, anche da lassù.

Di colpo Alice mi piombò in testa: l’avevo lasciata da sola, senza darle mie notizie. Ero stato davvero uno stupido, avevo pensato solo alle mie emozioni, senza dare conto alla persona che volevo sposare e che aspettava dei miei bambini. Avevo anche abbandonato mia madre, costringendola ad affrontare questa brutta situazione da sola. Mi sentivo davvero uno schifo.

Andai al bar a fare colazione, avevo bisogno di un caffè e subito dopo tornai a casa. Una cerchia di persone, contornava la bara di mio padre e mia madre era a un angolo, con gli occhi rossi e gonfi e con dei fazzoletti tra le mani. Appena mi vide, mi abbracciò subito e cominciò a singhiozzare.

‘’Tranquilla, ci sono io con te’’ le accarezzai la schiena e la strinsi forte a me.

‘’A-alice è stata qui, tutta la notte. Era preoccupata anche per te, dovresti chiamarla’’ balbettava.

‘’Certo mamma, ora la chiamo’’ si spostò  da me e tornò a sedersi.  Quando la cerchia di persone si sciolse, intravidi mio padre e mi salì subito un nodo alla gola; avevo di nuovo voglia di scappare via, ma scappare non era la soluzione adatta.

Mi avvicinai e gli sfiorai le mani fredde; avevano un rosario avvolto tra di esse. Dopo poco, mi allontanai e uscii in giardino, accendendo il telefono per non cedere alle lacrime.  Controllai la segreteria telefonica che conteneva due messaggi, entrambi da parte di Alice.

Chris, amore, vado da tua madre. Ho saputo tutto. Ti prego chiamami, sto morendo di paura’

‘Sono in ospedale. Secondo piano. Stanza tredici. Ho delle minacce d’aborto’

CAZZO!

#ANGOLOAUTRICE

Ho pubblicato il venticinquesimo capitolo, dopo solo tre giorni, per farmi perdonare del fatto che avevo tardato a pubblicare il ventiquattresimo. :D

Come vi è sembrato? I bambini di Alice c’è la faranno o no? E Christopher, come si farà perdonare? Commentate.

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Per il trailer, cercate il canale Natalia Maruccio oppure copiate il seguente URL: https://www.youtube.com/watch?v=4qXE-wPFk18

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