ancora una volta

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Sdraiata nella mia stanza guardavo il soffitto sentendomi come una condannata a morte.
Ero stata molto fortunata, certo, eppure la sensazione delle mani del ragazzo sulle mie guance continuavano a perseguitarmi anche nei miei incubi.
Da un lato ero grata a Teseo che mi aveva senza dubbio salvata e mi sentivo in debito con lui, davvero lo volevo salvare, non volevo che diventasse carne da macello.
Ma dall'altro lato non potevo fare a meno di pensare che fosse giusto per quel mostro finire divorato da un suo simile.
E quella parte di me voleva morti anche tutti i suoi amici.
Ero terrorizzata dalla piega che stavano prendendo i miei pensieri eppure non avevo ancora preso la mia decisione.
Dei colpetti leggeri alla porta mi distrassero dal corso implacabile dei miei rimurginamenti.
Era Icaro.
Lui mi guardò con espressione preoccupata, avvicinandosi al mio letto.
Aveva ancora un occhio nero e portava il braccio sinistro fasciato, tutti ricordi lasciati dai nostri amici ateniesi.
Non mi ero accorta del fatto che trascinasse la gamba sinistra. Sembrava un reduce di una battaglia disastrosa, una battaglia che aveva scelto di combattere solo per me. Non potevo fare a meno di sentirmi come se quei colpi glieli avessi inflitti io, con il mio comportamento egoista e la mia ingenuità. Come avevo anche solo potuto pensare che mi avrebbero ascoltato?
Dopotutto io ero ancora un araldo del loro nemico, un messaggero dell'uomo che li voleva dare in pasto a una mezza bestia.
Ma anche questo non bastava a giustificare il comportamento che avevano avuto la sera prima.
Non lasciai a Icaro nemmeno il tempo di sedersi che mi fiondai nelle sue braccia.
Non mi ero nemmeno accorta delle lacrime che scorrevano sul mio viso, e non mi accorsi  nemmeno delle sue fino a che non lo sentii singhiozzare.
-Perché?-
Domandai con voce rotta dal pianto.
Alzai gli occhi e lo guardai per un attimo nei suoi occhi azzurri, pieni di lacrime.
Un mezzo sorriso increspò le sue labbra.
-Sai, immaginavo che non ci avrebbero accolto a braccia aperte, però non avrei mai pensato che avessero potuto farti del male... avrei voluto aiutarti ma ero paralizzato...non sono nemmeno riuscito a proteggermi...non sono riuscito nemmeno a proteggere te! Sono un codardo, ecco cosa sono. Come fai ancora a volermi accanto a te? Neppure io sopporto la mia stessa vista... Se non fosse stato per Teseo saremmo morti, o peggio.-
Le frasi che uscivano dalla sua bocca erano sconnesse, e seguivano il ritmo del suo respiro, scosso dai singhiozzi.
Gli accarezzai la guancia, con delicatezza,come si fa con i bambini.
-lo sai che non è vero- sussurrai guardandolo fisso negli occhi.
-anche io avevo paura, avere paura è normale, è ciò che ci rende umani. Io ad essere sincera ho ancora paura, e la cosa che mi spaventa più di tutte è che entro questa sera dobbiamo decidere se aiutare o meno gli ateniesi...-
Lui mi guardò, con uno sguardo troppo triste per appartenere a un ragazzo.
Il suo respiro si calmò appena, così come i suoi battuti cardiaci, i singhiozzi, che squotevano il suo petto pian piano si placarono.
-Non so se spetta a noi interferire nel loro destino, non penso di riuscire a sopportare la morte di ragazzi innocenti eppure, dopo ieri sera non riesco a vederli così tanto come innocenti.-
Era serio, ed io lo capivo.
Ero arrivata alla sua stessa conclusione eppure...
-Teseo però è diverso, lui, bèh, lui mi ha salvato la vita, ci ha salvato e entrambi. Non merita di morire-
Ammisi.
Icaro mi guardò.
Vidi i migliaia di pesieri che gli scorrevano per la mente.
Si staccò dal nostro abbraccio, e afferrò la borsa che aveva appoggiato per terra entrando.
Tirò fuori un gomitolo di una lana estremamente candida, e, dentro ad essa, un piccolo pugnale.
-Dagli questo, e vedi che nessuno di loro lo veda. E ti prego, ti prego, fallo per me se non lo fai per te, stai attenta.-
Rimise gli oggetti nella borsa e me la porse.
I suoi occhi, che sembravano il cielo prima di una tempesta, mi mostrarono il suo timore.
Non so perché, ma in quel momento ebbi come la sensazione che lo avrei più rivisto.
Ma non poteva essere così, vero?
Scossi la testa, scacciando questi cupi pensieri.
Mi avvicinai a lui, gli diedi un bacio su una guancia e gli sussurrai che gli volevo bene.
Eccome se gline volevo.
Era come un fratello per me, meglio di un fratello.
Lo guardai un'ultima volta, indugiando sulla porta.
-Ci vediamo domattina?-
Chiesi titubante.
-No, domattina tuo padre ha chiesto un udienza con me e mio padre, ci vedremo subito dopo, ok?-
Lui mi sorrise, rassicurante nonostante tutto.
-Andrà tutto bene, non preoccuparti-
Aggiunse.
Nonostante fossi ancora indecisa, attraversai la porta e lasciai indietro Icaro.

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