The Drug In Me Is You

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Capitolo 5. The Drug In Me Is You

I got these questions always running through my head

So many things that I would like to understand

If we are born to die and we all die to live

Then what's the point of living life if it just contradicts?

Louis

Mi svegliai quando sentii delle labbra calde percorrere il mio collo, dalla clavicola alla mascella, lasciando una scia di baci umidi e delicati. Mugugnai di piacere e sentii due braccia forti avvolgermi da dietro quando, con un bacio più intenso e prolungatò degli altri, mi fece gemere, lasciando probabilmente un segno che, qualche ora dopo, avrei faticato a coprire.

Mi rigirai nelle sue braccia e mi allungai in cerca della sua bocca, fregandomene dell'alito mattutino. Non sapevo se aprire gli occhi e godermi la visuale del suo viso angelico o tenere gli occhi chiusi e continuare a bearmi di quelle sensazioni così amplicifate e piacevoli.

Sentii la sua bocca scendere lungo la clavicola, per poi stuzzicare il capezzolo destro con le labbra e dedicarsi ai miei addominali appena accennati e non potei fare a meno di aprire gli occhi quando sentii le mani grandi di Harry infilarsi nei miei boxer.

Mi ritrovai da solo nella mia stanza, con la solita erezione mattutina e il telefono che continuava a squillare.

Erano passati nove giorni dal matrimonio di Niall e Katarina, nove giorni da quando avevo baciato Harry per poi respingerlo, nove giorni che non facevo altro che pensare alla sensazione delle sue labbra sulle mie, nove giorni che mi svegliavo con l'alza bandiera a causa di quelle labbra che la notte non facevo altro che sognare, nove giorni che non riuscivo a guardare negli occhi la mia ragazza, nove giorni che non riuscivo a baciarla senza paragonare le sue labra con quelle del riccio.

Nove giorni di merda.

La mia stanza era un disastro, come il resto della casa d'altra parte. Non rifacevo il letto o cambiavo le lenzuola da più di una settimana, ovvero dall'ultima volta che Eleonor era venuta a casa mia.

Dopo il ricevimento avevo salutato gli sposi, avevo cercato per più di venti minuti un introvabile Zayn, che non voleva dirmi che fine avesse fatto, e mi ero fatto accompagnare a casa, il tutto cercando di evitare Harry il più possibile.

Quando ero arrivato a casa e avevo trovato la mia macchina, un vecchio maggiolino giallo che era l'amore della mia vita, parcheggiata al solito posto sotto al grande palazzo in cui vivevo, la sbronza mi era ormai passata. Lo avevo comprato usato da un vecchietto per poche sterline, la macchina era tedesca e il volante era a sinistra ma dopo un po di pratica ed un solo tamponamento ci avevo preso la mano.

Zayn diceva che sembrava un taxi, a me però piaceva.

Ad aspettarmi trovai Eleonor seduta sui gradini davanti il portone, le scarpe abbandonate accanto a lei, il vestito blu che indossava era sgualcito, l'acconciatura sfatta e gli occhi rossi.

“Zay, grazie del passaggio” lo ringraziai con un abbraccio e lui annuì, salì in macchina e ripartì, sperai, verso casa visto che erano quasi le due di notte.

Lei mi guardò dispiaciuta anche se ci sarei dovuto essere io al suo posto, ero io lo stronzo della situazione. Abbassai lo sguardo ma mi limitai ad aprire il portone e farla salire in casa.

L'appartamento in cui vivevo si trovava in un edificio bianco a sei piani, nel quartiere che più mi piaceva di Londra, Bayswater. Ero innamorato di quel posto sin da quando da bambino i miei genitori avevano portato me e le mie sorelle in gita a Londra, e il nostro albergo si trovava proprio li. 

Louder Than Love || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora