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«Era il 6 maggio 1889 quando durante l'Esposizione Universale a Parigi avevano risalito la Senna e si erano presentate al Campo di Marte come le nuove mentori dell'umanità. Ci dissero di essere venute in pace, ma le loro parole suadenti e benevole valsero per una manciata di estati. Quando ci rendemmo conto che il loro unico obiettivo era quello di sterminarci, ormai era troppo tardi. L'umanità – che secondo i loro oracoli presto o tardi avrebbe distrutto il pianeta e condannato ogni creatura alla medesima fine – doveva essere annientata, in modo da scongiurare l'avverarsi della profezia.Si presentarono a noi in un momento delicato. La tecnologia stava facendo passi da gigante, macchine volanti e fotografie in movimento albergavano in un futuro che ormai vedevamo prossimo. Ma le streghe dell'acqua – così le ribattezzammo – ci colpirono con un'arma che non potevamo contrastare, così antica che noi figli del progresso l'avevamo accantonata tra i poemi epici e le leggende medievali: la magia.Le prime vittime furono gli uomini. Ammaliati dalle bellissime vergini dalle caviglie sottili, molti morirono affogati nel tentativo di raggiungerle. Altri scelsero di togliersi la vita, pazzi di un amore mai corrisposto. Le armate delle Idriadi avvolsero la terra come i tentacoli di una piovra, senza lasciarci scampo: le Potameidi nei fiumi, le Limniadi nei laghi, le Eleadi nelle paludi e le Nereidi nel mare.Riuscimmo a sconfiggere le ninfe delle acque dolci dragando i corsi d'acqua o facendoli evaporare, ma le Nereidi erano troppo numerose e l'oceano troppo vasto. I mostri da loro evocati distrussero ogni città sul loro cammino, provocando onde anomale che cancellarono intere regioni in pochi istanti: Scilla e Cariddi annientarono mezza Europa,Umibozu seminò il panico in Estremo Oriente, Carcino e l'Idra distrussero il Medio Oriente, lku-Turso devastò l'estremo nord mentre Unktehila sommerse le Americhe.Accecati dall'impotenza, scatenammo un massiccio effetto serra. Riscaldammo l'atmosfera e le acque del mare, con la speranza di alterarne il metabolismo al fine di renderle più deboli, ma loro si rifugiarono nelle gelide profondità degli oceani e noi ci condannammo con le nostre stesse mani. Nel giro di un anno morì il 99% della popolazione mondiale e ogni pianta, animale ed essere terrestre fu cancellato dall'Abisso che l'uomo stesso aveva creato.Ci hanno insegnato che tutto è già stato stabilito da sempre e che nessuno può fuggire dal proprio destino. Ebbene, la chiaroveggenza delle Idriadi invece di salvare il pianeta causò la guerra che l'avrebbe consumato. Nonostante questo, le ninfe non smisero di cacciarci. Anzi. Divennero, se possibile, più agguerrite. La poca terraferma, ormai sterile, rimasta libera dall'acqua venne velocemente abbandonata. Le più grandi menti scampate al massacro idearono prima enormi mongolfiere e in seguito grandi chiatte volanti – alimentate a energia solare, eolica e poi con motori ad acqua – sulle quali accogliere i sopravvissuti. Giù, tra le onde insidiose, veleggiavano solo le navi degli eroi che combattevano per ridare la terra agli umani.Iniziammo ad abituarci a rivolgerci al cielo come alla nostra nuova casa. Il mondo così come lo conoscevamo era scomparso. Gli uomini erano scomparsi.Come in una sorta di macabra coincidenza, anche le creature del mare erano tutte femmine: alla stregua di alcuni tipi di pesci, al bisogno, organismi partenogenetici e indipendenti. Così anche noi, studiandole accuratamente, grazie alla tecnologia biomedica e senza nessun'altra alternativa, imparammo ad autoriprodurci. L'umanità, dopo quasi un secolo di guerra, era rappresentata da qualche migliaio di donne nate e cresciute con un unico scopo: liberare la terra dalle streghe dell'acqua.In questo giorno, 6 maggio 2089, mattina del bicentenario dell'Approdo, noi siamo le ultime guerriere, le vendicatrici e l'unica speranza per il genere umano. Gea è l'ultimo vascello rimasto. Abbiamo sterminato ogni singola strega con le squame e i loro maledetti mostri. Manca soltanto l'ultima Nereide, Anfitrite, e il suo pugno di ancelle. Non abbiamo iniziato noi questa guerra, ma noi – e vi do la mia parola – la finiremo. Oggi è la resa dei conti. Se le uccidiamo, forse, fra qualche secolo, quando le acque si saranno completamente ritirate, le nostre figlie potranno rifondare l'umanità. Ma fino ad allora, sotto lo stendardo del Matriarcato e al mio comando, Sorelle, noi combatteremo!».
Applausi e grida d'incitamento si levarono dalla prua alla fine del lungo monologo e decine di feluche volarono in alto, rimbalzando sulle vele spiegate. Era una bellissima giornata di primavera senza alberi in fiore e senza risate di bambini.
«Ottimo discorso» sussurrò il nocchiero sistemando l'armatura di oricalco al Capitano.
«Speriamo sia l'ultimo, signorina Liard».

Colei che porta la vittoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora