Il razzismo ai tempi del Covid-19

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1 marzo 2020

Sono settimane ormai, da quando si è saputo della comparsa di questo virus, che si cerca di attribuire la colpa a qualcuno. Tutti si accusano l'un l'altro in maniera insensata e sciocca. Il colpevole, chi è il colpevole? L'untore, dov'è l'untore? E se gli dici che il colpevole non c'è, si arrabbiano di più.

Prima erano i cinesi: popolo ignorante delle norme igieniche e irresponsabile, che tra un po' è disposto a cibarsi perfino delle gambe del tavolo. Popolo barbaro, popolo ignobile, popolo schifoso. Una vera e propria gara su chi la sparava più grossa. Dalle offese alla cultura e agli abitanti della Cina si è poi passati a criticare il suo Governo. Inizialmente accusato di essere restato con le mani in mano, senza accorgersi minimamente dell'epidemia verificatasi nell'Hubei; le critiche si sono poi rivolte verso la scelta fatta da Pechino di isolare diverse città della provincia interessata dal virus (come per es. il suo capoluogo Wuhan, da dove si presume sia partito tutto). Ecco quindi che spuntano messaggi su messaggi che accusano il Governo cinese di misure "dispotiche e autoritarie" che violano le libertà dei cittadini. Dove sta la coerenza? Mah, probabilmente nella lista di vittime da Covid-19.

Per quanto riguarda le procedure d'emergenza prese da Pechino, si è espressa la virologa Ilaria Capua: "la Cina ha fatto – secondo l'esperta – un ottimo lavoro fino a questo momento per quanto riguarda le misure messe in atto per contenere i rischi di contagio. "Ha fatto uno sforzo "erculeo" – ha aggiunto – tenendo conto del contesto dove si è sviluppata questa epidemia. In una città come Wuhan, con più di undici milioni di abitanti, moltissimi studenti, con un sistema sanitario pubblico non sempre all'altezza di una simile emergenza, dove ci sono sacche di povertà estrema e dove la medicina scientifica è affiancata da quella tradizionale cinese, il contenimento è stato efficacissimo: nessun Paese avrebbe potuto fare tanto".

I giorni passano. Inizia a crearsi una vera e propria ondata di razzismo, che non risparmia nessuno: vengono presi di mira non solo i cinesi che vivono in Cina, ma anche chi, in quel Paese, non ci ha mai messo piede. Tutti quelli colpevoli di avere i famigerati "tratti asiatici" sono automaticamente malati e vanno, di conseguenza, allontanati... a ogni costo. Come a Cagliari, dove un ragazzo filippino viene brutalmente malmenato da un branco di animali, a fatica riconducibili al genere umano. O ancora a  Venezia, dove un gruppo di turisti cinesi viene preso a sputi e insultato da una mandria di mocciosi a cui non avrebbe nuociuto una bella passata di schiaffi.

Prima erano gli africani e gli immigrati, poi i musulmani, ora sono gli orientali... tutti gli orientali. Sì perché ormai, oggi più che in altri tempi, vale l'equazione: Occhi a mandorla = Orientale = Cinese = Untore. Come se l'ignoranza non fosse un virus...

Tutt'a un tratto però, ecco che Mr. Karma fa la sua mossa: un focolaio si sviluppa in Italia, in particolare nel Nord Italia. E ora lo stigma colpisce anche noi. Noi italiani brava gente, che prima facevamo tanto gli xenofobi, ora veniamo trattati alla stregua dei cinesi, considerati e appellati come i nuovi "untori d'Europa". Complice come sempre l'isteria di massa, che però non giustifica, le autorità degli altri Paesi iniziano a cancellare tutti i voli da e per l'Italia e, come da prassi, vengono pubblicati commenti spiacevoli nei confronti del popolo italiano:

"These Italians don't even know how to counter their economic crisis, let alone a virus (questi italiani non sanno nemmeno contrastare la loro crisi economica, figuriamoci un virus)."

"After the mafia, now the Italians will transmit the virus to us. Fuck (dopo la mafia, adesso gli italiani ci trasmetteranno anche il virus. Ca**o)."

– YouTube


A tutto questo si aggiunge anche la possibilità che il coronavirus presentatosi in Italia, possa risultare essere un ceppo isolato da quello partito da Wuhan.

Comunque la si giri, resta il fatto che il virus è, e rimane, privo di qualsiasi nazionalità o etnia. Non ha senso attribuire la colpa a qualcuno, proprio perché non esiste nessuno da incolpare. Questa intolleranza è un problema sociale, ma (in questo caso) anche legato alla salute. Discriminare le persone porta all'isolamento di interi gruppi sociali e può portare le persone a nascondere i sintomi e a non ricorrere alle necessarie cure mediche per paura della stessa intolleranza. La discriminazione, quindi, non fa altro che colpire il nostro tessuto sociale e rafforzare il virus.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2020 ⏰

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