{ capitolo trentasettesimo }

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Tonka Strinić's point of view

"Mi sospenderanno per questa merda!", urlò Ante spingendo la sedia che cadde davanti a me. Non posso credere che papà l'abbia fatto davvero.

"Andrà tutto bene Ante.", dissi passando sopra la sedia e prendendolo per la mano che però qualche secondo dopo allontanò. Non va bene.

"Come andrà bene? Quella stupidaggine è già su tutti i giornali. Non esiste in teoria una possibilità che qualcuno della Nazionale o dell'Eintracht non l'abbia vista!", urlò di nuovo, e mancava solo che scoppiassi anch'io.

"Forse.." "Non c'è nessun forse Tonka! Smettila di raccontarmi favole!", urlò ed io mi accigliai e mi allontanai da lui.

"Smettila di urlarmi contro.", dissi sull'orlo delle lacrime. Non l'avevo mai visto così e spero di non vederlo mai più così.

"Se non vuoi che ti urli contro, stai zitta.", disse furioso, poi si girò e se ne tornò in camera.

"Vuoi che me ne vada?", gli domandai e lui solo annuì. "Scusa se ho solo cercato di trattenerti dal non fare qualche altra stupidaggine.", dissi mentre la mia voce si rompeva lentamente.

Lui sbuffò e alzò gli occhi al cielo, facendomi capire che al momento qui non ero davvero desiderata. Mi misi il maglioncino in testa e poi andai verso l'uscita.

"Non rispondere a nessuna domanda.", mi disse prima che io aprissi la porta. Non risposi nulla e uscii sbattendo la porta.

"Sei la ragazza di Ante Rebić? Qual è il motivo del suo attacco al giovane? Da quanto state insieme?", queste erano solo alcune delle domande che mi fecero i giornalisti mentre senza dire una parola cercavo di farmi strada tra di loro spingendoli.

"Sei tu il motivo della rottura tra Lana Pavel e Ante Rebić?", perfetto, adesso pensano anche che io sia una seduttrice da quattro soldi.

"Per favore smettetela di seguirmi se non volete che chiami la polizia.", dissi loro quando finalmente uscii dal cortile. Questo non è normale.

"Puoi rispondere solo a qualche domanda?", mi domandò uno dei giornalisti spingendo il microfono sotto il mio naso. Allontanai la sua mano da me e a passo veloce tornai a casa.

"Che diavolo è là fuori?", urlai appena vidi papà seduto al tavolo mentre beveva il caffè. Ho la sensazione che la testa mi esploderà dal nervoso.

"Cosa?", chiese papà facendo finta di non aver messo il becco in tutto ciò, incredibile.

"I giornalisti, papà.", dissi furiosa avvicinandomi al tavolo. "Sei cosciente del fatto che questo può distruggere la carriera di Ante?!"

"Avrebbe dovuto pensarci prima di picchiare Mate.", disse pacifico.

"Il cretino di Mate mi ha quasi stuprata.", aggiunsi alzando ancora di più il tono della voce, e le lacrime lentamente iniziarono ad accumularsi negli occhi. "E tu invece di stare dalla parte del ragazzo che mi salvata, comunque supporti Mate. Sei davvero un buon padre.", terminai la frase sarcasticamente.

"Faccio questo per il tuo bene.", ancora con le sue idiozie.

"Per quale mio bene? Perché non capisci che con ciò non riuscirai a portarmi a Milano?", passai nervosamente una mano tra i capelli. La tensione era troppa nell'aria e papà non rispose più nulla.

"Non mi piace il tono della tua voce e l'ingratitudine.", disse, al che io risi cinicamente. Questo sta superando il confine del normale.

"Spero ti piaccia la mia manifestazione di gratitudine tra qualche ora.", dissi, poi andai in camera mia. L'unico posto in cui posso fuggire.

Mi sembrava ci fosse solo un'unica soluzione intelligente.


Ante Rebić's point of view

"Non c'è davvero più niente da fare al riguardo?", domandai al mio manager mentre cercavo di suonare il più calmo possibile. Quegli stupidi sono ancora di fronte a casa mia.

"Nulla Ante. L'unica cosa che ti resta da fare è o dire la verità a tutti o semplicemente aspettare il provvedimento dalla Federazione.", perfetto.

"Vaffanculo.", imprecai stringendo la piccola scatola in tasca. Ieri uscii subito a comprare l'anello, ma sembra che dovrò aspettare ancora un po'.

"Proverò a fare qualcos'altro, ma non prometto nulla.", disse, ma per me non significò niente.

"Okay, grazie ancora.", dissi e poi chiusi la chiamata e lanciai il telefono sul letto.

"Come ha fatto a venire fuori tutto ciò?" era la domanda principale che al momento mi turbava. Come hanno fatto i giornalisti a sapere che ho affittato questo appartamento? Ma perché ci penso anche. A quella stupida cena c'erano un centinaio di persone, normale che qualcuno di loro ne abbia approfittato.

Tonka ed io adesso ne dobbiamo parlare seriamente di questa situazione. Teniamo ancora nascosta la nostra relazione o la rendiamo pubblica? Non so più cosa fare. Ho fatto una grande cazzata quando le ho detto di andarsene.

Ogni mia decisione al momento sembra sbagliata. Non so quale sarà il risultato di questa vicenda. L'unica cosa di cui sono certo è che sicuramente mi daranno tre giornate di squalifica per aver danneggiato la reputazione della Nazionale Croata e dell'Eintracht.

Tutti sostengono che Tonka ha distrutto la mia carriera. Davvero le persone sono così superficiali? Per Tonka ucciderei se fosse necessario. Farei di tutto per lei.

Persino nei momenti in cui dovrei pensare alla mia carriera, i miei pensieri tornano su di lei. Quella ragazza mi costerà la testa, come dice la gente. Ma che mi costi tutto, ne varrebbe la pena.

La sera tardi la situazione là fuori si calmò in qualche modo. Finalmente i giornalisti se ne andarono. Ricevetti la squalifica, per me il calcio non esiste fino alla fine di Settembre. Non appena appresi la notizia chiamai Tonka.

Non ha senso rimanere arrabbiati quando non si può cambiare nulla. Ma lei sembrava sapere che adesso avevo bisogno di lei.

Poco prima di mezzanotte venne davanti la mia porta di casa. I suoi capelli erano spettinati e gli occhi erano rossi.

I nostri sguardi si incontrarono e fui attraversato da una strana sensazione.

"Tonka..", iniziai, ma lei mi interruppe con un bacio.

Un bacio che era diverso, l'unico che non mi sarei aspettato da lei nemmeno nei sogni.

Un bacio d'addio.

Splićanka #1 ~ Ante Rebić (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora