Capitolo 21

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Era lunedì

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Era lunedì. Quelle due parole erano sufficienti a far peggiorare il mio umore più di quanto già non fosse. Il sabato era così lontano che credevo davvero non arrivasse mai. Non che facessi chissà quali grandi cose, anzi ogni volta succedeva qualcosa che mi faceva rimpiangere la California ancora di più. Però adoravo svegliarmi tardi la mattina e rigirarmi nel letto fino all'ora di pranzo.

Quel giorno invece mi ero svegliata presto per andare a scuola e come se non bastasse il prof aveva riportato le verifiche corrette e avevo preso una C. Non era un brutto voto, ma sapevo che potevo fare di meglio e il nervosismo era salito ancora di più.

«Che ha che non va?», chiese Jamie in mensa ad Alan, visto che io avevo gli occhi puntati sulla pasta fredda da più di dieci minuti.

Ci fu silenzio nel tavolo, così alzai la testa.

«Sono stufa dei pettegolezzi, due ragazzi prima mi hanno proposto di fare una cosa a tre. Rispetto zero». Buttai la forchetta nel piatto ancora pieno, facendo schizzare dell'olio sul tavolo.

«Che gente di merda, sono stufa di questa società maschilista e piena di ingiustizia. Dovrebbero passare un intero giorno nei panni di noi donne per capire effettivamente come ci si sente. Vediamo se poi continuano». Scosse la testa indignata Ethel, guardando incavolata nera il suo piatto ancora pieno. «Mi dispiace, Blaire».

La guardai riconoscente. La sua riabbia nei confronti degli altri e la solidarietà nei miei mi faceva sentire meglio, visto che in tutta quella situazione non erano solo i ragazzi che mi prendevano in giro. Io li sentivo i sussurri maligni delle altre ragazze, che fosse per invidia o finta indignazione. Quindi sapere di avere qualcuno dalla mia parte... era bello.

«Dai, mangia qualcosa», mi spronò Alan. «So anche che stai pensando al "brutto" voto, ma fidati che può succedere ogni tanto». Mi abbracciò. «Per quanto riguarda i pettegolezzi, provo a farli smettere in qualche modo e anche gli altri si stanno impegnando, ma non riusciamo a fare poi molto».

«Ogni volta che proviamo a farli ricredere, ne mandano in giro delle nuove». Cole mi guardò apprensivo, facendo una pausa dal compito che stava svolgendo sul suo portatile. «Devi lasciar scorrere».

«Grazie del supporto, ragazzi». Sospirai abbattuta.

«Ma non è giusto!» sbuffò a quel punto Ethel, lasciandosi andare sullo schienale della sedia. «Le persone di questa scuola sono tutte delle pecore, non hanno un briciolo di personalità e non sanno fare altro che seguire come un branco di rincitrulliti quel gruppetto là». Indicò con la testa il tavolo pieno di ragazzi con la divisa della scuola e circondati da cheerleader, mezze scosciate.

«Inizia una propaganda anti "persone popolari" sono sicuro che riuscirete a spodestare il re e la reginetta della scuola». Fu il commento di Jamie.

«Si può sapere perché non riesci mai a prendere qualcosa seriamente tu?!» Alan lo guardò un po' stralunato.

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