Track 03. All The Small Things

29 4 0
                                    

Track 03. All The Small Things (Blink-182)

Ci misi dieci minuti ad arrivare da casa mia a casa di Joe. La nostra città era piccola, si poteva girare tranquillamente senza auto o mezzi. Si trovava qualche chilometro da Pittsburgh e non c'erano grandi attrazioni. Controllai varie volte l'indirizzo che mi aveva scritto, non volevo sbagliare. Rimasi a fissare quella che tecnicamente doveva essere la sua abitazione. Era molto bella e grande con un ampio garage all'esterno. Dopo qualche secondo sentii del baccano provenire da lì. Sorrisi, quella era la prova che ero nel posto giusto. Mi diressi verso la porta e bussai, ma il casino sovrastava qualsiasi altro rumore. Così aprii leggermente la porta. Mi fermai un attimo a pensare che solitamente non avrei fatto una cosa del genere. Vivevo nella mia timidezza e se non era qualcuno a portarmi di peso in posti sconosciuti, io non ci andavo. Figuriamoci aprire una porta senza permesso. Joe mi vide e immediatamente smise di suonare.

<<Charlie! Sei venuta! Vieni!>> mi disse mentre era ancora seduto dietro la sua batteria. Il garage era molto spazioso. Era rivestito qua e là di materiale insonorizzante ed era pieno di attrezzi per il giardinaggio tra cui stonava una poltrona tutta scassata. Al centro era vuoto e di lato spiccava la batteria rosso scuro di Joe. C'era un intenso odore di birra, sudore e polvere. Nonostante tutto mi piaceva quel posto, emanava una sorta di energia positiva.

<<Ti va una birra mentre aspettiamo gli altri?>>mi disse Joe mentre apriva il piccolo frigo che non avevo notato in mezzo al marasma di cose. Sbarrai gli occhi spaventata, ma non per il fatto che mi aveva offerto una birra alle cinque di pomeriggio.

<<Gli altri?>>chiesi preoccupata. Avevo dato per scontato che ci saremmo stati solo io e lui, ma evidentemente non era così. A quel punto avrei voluto scappare a gambe levate. Ero troppo presa a pensare ad una scusa per andarmene che mi dimenticai di rifiutare la birra, così me la ritrovai in mano.

<<Sì, quelli del mio gruppo>>

<<Hai un gruppo?>>

<<Certo! Siamo in tre. Facciamo cover punk rock. Io vorrei iniziare a fare anche cose nostre, ma non siamo tutti in sintonia a riguardo perciò per ora mi adeguo. Nel frattempo però ho registrato qualcosa per conto mio, quello che hai sentito, ma non so bene cosa farci al momento>> mi spiegò tra un sorso di birra e un altro.

Ad un tratto la porta si aprì interrompendo il nostro discorso. Due ragazzi entrarono nel garage in maniera confusionaria e rumorosa. Stavano parlando tra di loro, per la precisione si stavano offendendo. Entrambi avevano la chitarra in spalla e altre cose in mano. Io cominciai a sentirmi a disagio, non mi andava proprio di stare in quella situazione abbastanza intima con degli sconosciuti.
<<E questa chi è? Una delle tue donne?>> disse quello più alto verso Joe. Io avvampai in volto.
<<No, non cominciare! Lei è Charlie e vorrei che non la spaventaste fin da subito>>
<<Ah ecco è già innamorato perso!>> disse il capellone mentre estraeva la chitarra dalla custodia. Joe si alzò dal divano spazientito.
<<Ma non la vedi? Non è il suo tipo. A lui piacciono le svampite tettone>>. I due ragazzi risero. Joe, invece, si limitò a tirargli dietro l'apri bottiglie. Non sapevo cosa pensare riguardo ciò. Sarei stata la loro fonte di divertimento per tutto il tempo o la mia presenza lì avrebbe avuto un senso diverso? Speravo nella seconda ipotesi.
<<In compenso è il mio tipo>> disse il capellone girandosi verso di me e facendo un languido occhiolino. Io aggrottai le sopracciglia, ma non dissi nulla.
<<Smettetela di fare i trogloditi! Charlie, lui è Myles cantante e bassista. Da come puoi vedere è il narcisista del gruppo>>disse Joe indicandomi quello più alto. Questo Myles non si degnò nemmeno di guardarmi, era troppo intento a sistemare l'asta e il microfono.
<<Lui invece è Joe, il più coglione del gruppo>> disse Myles ridendo.
<<Come no! Lui invece è Alec il nostro chitarrista, il vecchietto del gruppo. Ha vent'anni. Myles invece ne ha diciotto. Io ne ho sedici come te del resto>>mi disse Joe.
<<Non sono vecchio. Sei tu che sei un marmocchio>>
<<Sarò anche un marmocchio, ma sono il miglior batterista della zona quindi tappati quella fogna di bocca>>. Continuavano ad offendersi tra di loro e continuavano a ridere delle loro offese. Ero perplessa, ma ormai avevo capito che i maschi mediamente erano così.
<Charlie è...>>. Joe si bloccò. Io speravo dentro di me che non tirasse fuori la storia del piano. Non avevo voglia di parlarne con degli estranei. <<Oggi ci fai da pubblico okay?>>mi chiese Joe. Stava cercando di mettermi a mio agio anche se non lo ero per niente. Da quando erano arrivati non avevo ancora aperto bocca. Però fui grata del fatto che non aveva tirato fuori le mie cose personali. Io mi limitati ad annuire.

I tre cominciarono a prepararsi. Joe si sedette sullo sgabello e ogni tanto dava qualche colpo di riscaldamento. Alec e Myles finirono di accordare gli strumenti per poi collegarli agli amplificatori.
<<Bene bestie, cominciamo che siamo già in ritardo>> disse Joe quando furono tutti pronti. Contò il tempo a voce e con le bacchette, dopo di che nel garage esplose il casino. Io indietreggiai e finii per sedermi sul bracciolo della poltrona. Avrei riconosciuto quella canzone tra mille. Era All the small things dei Blink-182, una delle mie preferite di quel gruppo. Joe batteva come un dannato, Alec era concentrato sui suoi accordi e Myles...beh, lui fu davvero una sorpresa per me. Aveva una voce calda e graffiante che aveva molto da esprimere. Sapeva controllarla e modularla molto bene, era anche meglio di quella di Mark Hoppus che spesso nei live stonava come una campana. Per non parlare di come suonava il basso, gli dava un'incisività non indifferente. La cosa che più mi colpì, però, fu la sua disinvoltura e il suo modo di "tenere il palco". Nonostante ci fossi solo io ad ascoltarli era come se ci fosse un'intera platea di gente. Mi faceva davvero venire voglia di alzarmi in piedi, saltare e cantare insieme a lui. Ma mi trattenni, mi sarei vergognata troppo nel farlo. Ad un certo punto Myles venne verso di me come se volesse coinvolgermi, come se si aspettasse che io mi alzassi in piedi per far casino insieme a lui. Mi tirai indietro altrimenti mi sarebbe venuto addosso con il manico del basso, poi tornò di corsa al microfono per ricominciare la strofa cantata. Il mio cuore batteva all'impazzata ed ero talmente presa da quell'esecuzione, nonostante avessi sentito quella canzone un milione di volte, che mi resi conto che stavo trattenendo il fiato. Ero completamente rapita da quella musica come poche volte mi era capitato in vita e non avrei voluto essere in nessun altro posto se non lì.
<<The night will go on, the night will go on....my little windmill>> era l'ultima frase della canzone e, mentre la diceva, Myles si girò verso di me e mi fece l'occhiolino. In reazione a quel gesto sentii caldo ovunque nel mio corpo. Sembrava quasi ce l'avesse con me, che si riferisse a me.

Una cosa era certa: il carisma di Myles mi aveva letteralmente conquistata.

Bassplayer GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora