Ottavo

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Buongiorno cara gente! Finalmente ritornata. Mi auguro stiate tutti bene!
Sono anni che non pubblico un nuovo capitolo, chiedo umilmente perdono!
Mi auguro di riuscire a farmi perdonare in qualche modo...
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L'ufficio era praticamente deserto quando arrivò, camminando a passo sicuro al di là delle porte scorrevoli dell'ascensore, la sua tracolla nera con dentro il kit per le scene del crimine che pendeva come sempre, in modo quasi confortante, dalla sua spalla. Certo, preferiva di gran lunga la sensazione che gli dava avere con sé un altro tipo di kit, ma anche quella era piacevole.

Non essendo parte del corpo investigativo della Squadra Omicidi, Louis non aveva potuto assistere all'interrogatorio di Harry avvenuto in quei giorni dopo la loro prima conversazione, perciò avrebbe dovuto trovare il modo di accedere a quei dati autonomamente e ottenere così una lista di nomi da mettere in cima ai suoi ricercati. Poteva già sentire il brivido della caccia crepitargli dentro, l'idea di poter quasi toccare con mano certezze e dati concreti proprio come gli permetteva di fare il sangue, ma quello era diverso: gli dava un obiettivo, gli conferiva una missione. E Louis sentiva che quella, in particolare, sarebbe stata più inebriante di molte altre.

La cosa scoraggiante, tuttavia, fu che recuperare quella lista di nomi fu terribilmente facile e poco soddisfacente: Eleanor lasciava sempre una copia delle chiavi del suo cassetto sotto il vaso di una pianta vicina alla scrivania, nel caso perdesse quelle originali. Così, guardandosi rapidamente intorno, Louis raggiunse il vaso e le prese, per poi dirigersi alla scrivania. Aprì il cassetto e iniziò a frugare in modo metodico e ordinato tra le varie cartellette riposte una sopra l'altra, finchè non trovò il nome di Harry su una di esse.

La tentazione fu molto forte: leggere tutto, scoprire esattamente quale fosse il suo segreto, ma Louis non lo fece. Perché se le cose fossero state al contrario, non avrebbe voluto che qualcuno frugasse così nel ricordo più traumatico che aveva, così come odiava quando qualcuno accennava alla morte di sua madre come se capisse. Non era giusto. E per una volta,poteva permettersi di fare una cosa giusta.

La sua mente efficiente riuscì a registrare soltanto nomi: coppie di parole scritte con l'iniziale maiuscola che risaltavano dentro il flusso del racconto. Ma aveva bisogno di qualcosa in più, di sapere chi fosse il ricercato numero uno, la persona che aveva letteralmente fatto scappare Harry dal suo paese. Sfogliando il rapporto fino all'ultimo foglio, vide che Eleanor aveva scritto a matita in ordine verticale i nomi che lui aveva fino a quel momento memorizzato, e che il primo di tutti era cerchiato più volte. Sorrise soddisfatto, richiuse la cartella, e la mise al suo posto come se nulla fosse successo, inclinandosi così verso la scrivania.

Proprio quando stava per drizzare la schiena, voltarsi e dirigersi al suo piccolo ufficio per iniziare a fare ricerche su quelle persone in modo da capire dove trovarle prima che se ne occupasse la polizia, qualcuno si rivolse a lui da dietro, facendolo quasi sobbalzare.

<<Louis! E' un piacere vedere il tuo lato B in bella mostra già di prima mattina.>>

Louis si voltò di scatto, restringendo le palpebre quando si trovò davanti Stan, lo stagista che aveva vinto una specie di borsa di studio per lavorare nel Distretto come aiutante, archivista, e hacker di sistemi di sicurezza in via non ufficiale. Ai suoi occhi, in parole povere, semplicemente una spina nel fianco. Un tuttofare che in realtà non faceva altro che girovagare continuamente, camminando da un ufficio all'altro con blocchi di pratiche in mano, un sorriso saccente sul volto come se credesse che il suo operato avrebbe ridotto il tasso di omicidi di Miami tanto quanto quello di chiunque altro lì dentro. Era arrogante, pieno di sé, palesemente cosciente del suo bell'aspetto e da un po' di tempo morbosamente interessato al suo sedere. O a qualunque altra parte del suo corpo, a dirla tutta.

Se non avesse fatto parte del suo ambiente lavorativo, probabilmente ci sarebbe anche andato a letto; ma quel suo ronzargli sempre intorno gli dava già ai nervi così, figurarsi dopo una notte di sesso. Senza contare che, probabilmente, Stan avrebbe appeso manifesti ovunque soltanto per vantarsi di una cosa in più.

<<Buongiorno anche a te, Stan>> disse, alzando un sopracciglio e incrociandosi le braccia al petto in modo da nascondere nel palmo della mano la chiave del cassetto. Il ragazzo gli sorrise quasi lascivamente, squadrandolo dalla testa ai piedi per poi fare un cenno di apprezzamento con la testa. Indossava una di quelle orrende camicie azzurrine da turisti a tema floreale, i capelli alzati verso l'alto con una ben dosata quantità di gel e il solito blocco di pratiche da archiviare sotto braccio, già pronto a salvare il mondo un file alla volta.

<<Come mai così in anticipo? Ti mancavo?>> chiese a Louis, che roteò gli occhi e accennò uno sbuffo mentre gli passava accanto per oltrepassarlo. Senza dire altro, conscio dello sguardo del ragazzo fisso su di lui mentre camminava, raggiunse il suo ufficio e si chiuse la porta alle spalle, ripromettendosi di mettere a posto la chiave quando nessuno guardava. Aveva del lavoro da fare.

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Più tardi, quella stessa mattina, fu Eleanor a bussare alla sua porta.

<<Ehi Louis, sto per fare una telefonata in caffetteria, tu vuoi qualcosa?>> disse, appoggiando il gomito allo stipite della porta con fare da maschiaccio. Louis chiuse giusto in tempo la finestra aperta sullo schermo del suo computer, rivelando il suo macabro desktop con chiazze di sangue ingrandite al microscopio, e roteò verso di lei sulla sua sedia girevole.

<<No grazie, sono a posto così>> rispose alzando le spalle. Eleanor accennò un sorriso e fece per richiudere la porta, quando Louis decise di osare.

<<El?>>

<<Sì?>>

<<Mi chiedevo... come procede? Con il caso della banda, intendo>> disse Louis, finta nonchalance palese alle sue orecchie ma incredibilmente credibile per chiunque altro.

<<Cos'è, ci stiamo già affezionando?>> gli rispose Eleanor con un sopracciglio alzato, incrociandosi le braccia al petto con aria sarcastica. Louis sbuffò.

<<Beh, è grazie a me se hai in mano quel poco che hai, o no?>> ribattè prontamente, appoggiando un gomito alla sua scrivania, in attesa. Sapeva che alla fine avrebbe funzionato, Eleanor non aveva niente da perdere nel dargli informazioni generiche sull'indagine. O almeno, lei ne era di certo convinta.

<<Immagino tu sappia che abbiamo interrogato Harry>> rispose infatti lei, aspettando il suo cenno di assenso prima di continuare. <<Ci ha dato una lista di nomi di possibili complici, persone che all'epoca hanno... ecco,aiutato. Ovviamente dovrò approfondire, ma sono tutti incensurati, in carriera, persone pulite, insomma. Da parte sua non c'è una denuncia, né prove che dimostrino cosa gli è successo al liceo visto il tempo che è passato, e il Procuratore distrettuale non vuole darmi l'autorizzazione a convocarli. E ovviamente, l'unica persona che non si trova è quella di cui abbiamo trovato il DNA. E' frustrante.>>

E' perfetto.

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