Percorso ad ostacoli

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[Nome Cognome]

Shoji ed Ojiro erano in sintonia e chiacchieravano tra loro come se fossero amici di vecchia data quando in realtà si conoscevano solo da un giorno. Talmente erano affiatati che temetti di sentirmi esclusa e di passare l'intera pausa pranzo in silenzio ad ascoltare i loro discorsi mentre invece mi coinvolsero fin da subito, facendomi sentire perfettamente a mio agio.

Raggiunta la mensa ci sedemmo tutti e tre intorno ad un unico tavolo e tra un boccone e l'altro continuammo a chiacchierare del più e del meno. Approfittammo di quell'atmosfera piacevole che si era creata per conoscerci meglio e così, a turno, parlammo di noi stessi a partire dalle nostre Unicità.

Io ed Ojiro eravamo simili sotto quel punto di vista: entrambi, infatti, nascemmo già in possesso della nostra Unicità.

Lui ricordava di aver avuto la coda fin da quando era piccolo e che all'inizio non fu affatto facile conviverci: muoverla come si deve non era facile come sembrava. Gli ci volle molto tempo per imparare a coordinarne i movimenti, per non parlare delle difficoltà che questa gli causava ogniqualvolta che provava a sedersi.

La mia Unicità era semplice e fortunatamente inoffensiva, ma ciò non le impedì di creare qualche situazione imbarazzante nella mia infanzia: ero sempre piena di energia e in costante ricerca di qualcosa di divertente da fare e non capivo come mai le persone intorno a me smettevano di giocare per riposarsi un po'.

Shoji, a differenza nostra, fu uno di quei bambini la cui Unicità si manifestò entro i primi quattro anni di vita. Le tre paia di braccia le aveva fin dalla nascita, ma non la capacità di replicare su di esse le proprie parti del corpo. Ci raccontò che il suo potere saltò fuori all'asilo mentre giocava a mosca cieca con i suoi compagni: acchiappare gli altri bambini con gli occhi bendati non era affatto facile, almeno fino a quando degli occhi e delle orecchie comparvero sulle sue braccia rendendo molto più facile l'impresa. Non aveva idea di come ci fosse riuscito, era come se la sua Unicità avesse deciso di mostrarsi di sua spontanea volontà proprio nel momento del bisogno.

Sorrisi a quel racconto e cercai di immaginare come potesse essere stato Shoji da piccolo. Chissà se allora indossava già la maschera.

Finito di mangiare, mi stiracchiai pigramente e mi guardai intorno: la mensa era ormai affollata, piena di ragazzi e ragazze con addosso l'uniforme della scuola. Cercai con lo sguardo i nostri compagni di classe e vidi che erano sparpagliati tra i vari tavoli. Scoprii che le ragazze erano sedute tutte insieme intorno allo stesso tavolo.

Anche Ojiro si accorse di quel particolare e preoccupato si fece avanti. -"[Cognome], preferivi pranzare insieme a loro?"

-"Tranquillo, sono felicissima di essere qui con voi." lo rassicurai sorridendo. -"Sono solo sorpresa che Shoji non abbia invitato anche Tsuyu."

-"Asui?" domandò lui sorpreso. -"Perché proprio lei?"

-"Non siete amici?" gli chiesi incuriosita. Ricordavo perfettamente in che modo si fosse approcciata a lui il giorno prima, così diretta e tranquilla.

-"Non è proprio così..." rispose Shoji. -"L'ho conosciuta ieri, durante il discorso di benvenuto."

A quanto pare avevo frainteso la situazione: evidentemente Asui era solo una ragazza che non si faceva problemi a dire ciò che pensava. Non era proprio una sua amica, ma forse voleva diventarci.

-"Ora che ci penso..." intervenne Ojiro. -"Avete incontrato qualche vostra vecchia conoscenza?"

-"Giorni prima del test di ammissione ho incontrato Midoriya che si allenava in spiaggia." ricordai sorridendo. -"Quel giorno stesso ho conosciuto Shoji. Pensa che mi ha seguita per non so quanto tempo solo per restituirmi il telefono che avevo dimenticato."

Mezo Shoji x Reader ITA (My Hero Academia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora