Corrucciai la fronte e serrai le labbra. «Parli come se tu non ci sarai più nel momento in cui lei potrebbe decidere di attaccarci, perché?»

Astraea abbassò nuovamente lo sguardo. «Non so se potrò mai aiutarvi in questa guerra.»

«Perchè mai? Mancano solo quattro giorni al tuo risveglio e ancora non sappiamo quale possa essere il dono che ti è stato concesso nel momento della tua nascita» dissi. «Per quel poco che ne sappiamo, potresti possedere un potere decisamente più grande rispetto a quello di Inara e metterla al suo posto come se nulla fosse.»

La vidi chiudere gli occhi con tutta la forza che aveva in corpo, come se volesse evitare di guardarmi in faccia.

Una sensazione di dolore inspiegabilmente si fece strada dentro di lei, confondendosi perfettamente con il mio stato d'animo tormentato.

Mi avvicinai ancora di più a lei, come se non fossimo già decisamente troppo vicini, e le chiesi: «Cosa c'è che non và, piccola mia?».

Come prevedibile, la giovane non rispose nemmeno quella volta alla mia sollecitazione. Feci per accarezzarle il viso e fu lì che capii che c'era davvero qualcosa di preoccupante in Astraea: si allontanò da me di scatto, sistemandosi davanti alle vetrate delle finestre, dietro di me.

Quando mi voltai per guardarla.

Lei mi dava le spalle e sentii un leggero tremolio nella sua voce quando parlò. «Niente.»

Mi alzai e strinsi i pugni lungo i fianchi mentre i miei occhi erano fissi sulla sua figura snella e minuta. «Non mi sembra» affermai, seccato. «Noto chiaramente i segni delle lacrime sul tuo viso e non credere che non mi sia reso conto del tuo strano comportamento: sembra come che tu non voglia nemmeno incrociare il mio sguardo.»

«Forse perché è così.»

Quella frase, pronunciata da quel tono di voce così freddo e distaccato da parte di Astraea, riuscì a farmi sussultare.

Erano come la lama affilata di un coltello che mi entrava nella carne sempre più in profondità, causandomi un dolore quasi insopportabile.

«Per quale motivo?» domandai, fissando la sua figura di spalle.

Sospirò sonoramente e le sue spalle si irrigidirono fino all'inverosimile. «Credo che sia il caso che noi due smettessimo di stare così vicini.»

«Cosa stai dicendo...?»

Astraea finalmente trovò il coraggio di voltarsi nella mia direzione di guardarmi dritto negli occhi mentre continuava a dire parole senza senso per le mie orecchie. I suoi occhi incrociarono i miei e non potei fare a meno di sentirmi mancare il fiato quando notai che non vi era la benché minima emozione in quelle sue iridi tanzanite. «Tra noi non può funzionare, Vel.»

Mi bloccai.

In tutta onestà, credo che tutto il mondo si bloccò nell'istante in cui le sue labbra sputavano fuori quelle sei paroline, parole che erano in grado di spettarmi letteralmente in due.

La guardai come se fosse completamente impazzita, come se avesse le rotelle fuori posto.

Continuammo a mantenere il contatto visivo ma, man mano che i secondi passavano, quei suoi occhi così freddo e lontani sembravano sul punto di condurmi un passo più vicino alla morte.

Ero senza parole, completamente scioccato da ciò che lei mi stava dicendo come se nulla fosse, come se le sue parole non fossero in grado di indurmi ad una lenta e atroce agonia senza fine.

Cercai di avvicinarmi a lei ma, quando fui sul punto di prenderle le mani strette intorno al suo corpo, Astraea si ritrasse nuovamente con una rapidità di cui non la credevo possibile.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora