Capitolo uno

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Consegno giornali da quando avevo 12 anni. Sono nata in una situazione economica agiata. Mio padre era un avvocato penalista di grande successo, era molto richiesto grazie al suo record di cause vinte ma non era uno di quelli senza scrupoli. Non accettava casi se non era convinto della buona fede del suo cliente, non assisteva mafiosi e contrabbandieri, pedofili e violentatori, insomma era dalla parte dei buoni e non esisteva modo di corromperlo. Questo suo modo di essere lo ha portato alla fine che ha fatto ma ve lo racconto più avanti.

Quando è morto avevo 10 anni. Mia madre non lavorava ed ha dovuto rimboccarsi le maniche e cercare un lavoro ma non trovò che un posto da cameriera in un bar. I soldi che aveva sul conto, che mio padre le aveva lasciato, ben presto terminarono e dovette vendere la casa dove vivevamo perché richiedeva troppe spese e questo ci permise di andare avanti ancora un po' fino ai miei 12 anni.

Mi ricordo ancora quel giorno quando mamma mi spiegò che avrei dovuto rinunciare alla danza perché lei non poteva più pagare la retta mensile e il mio cuore andò in pezzi. Mi vergogno molto della reazione che ebbi. Urlai e piansi, nella mia stanza sembrava essere passato un uragano e dissi a mia madre che la odiavo.

Per giorni non le rivolsi la parola fino a che una sera, mentre andavo a prendere un bicchiere d'acqua da tenere sul comodino per la notte, la sentii piangere nel bagno e mi sentii la persona più vile del mondo. Non mi ero resa conto, fino a quel momento, dei sacrifici che faceva mia madre per farci vivere al meglio possibile e di come si sentisse lei nel non poter fare di più, di certo il mio comportamento l'aveva ferita.

Bussai alla porta del bagno ma lei non voleva aprire per non farmi vedere che stesse piangendo così le chiesi scusa e lei aprì la porta. Ci abbracciammo e le dissi che mi dispiaceva molto.

Il giorno dopo con la mia bici decisi che mi sarei trovata un lavoretto estivo ma non fu facile data la mia età.  Iniziai da piccole cose; spazzavo il giardino dei vicini, portavo i cani a fare i loro bisogni, andavo a fare la spesa alla signora Smith che era anziana e altre cose così. Finché un giorno non mi sentii chiamare, stavo sfrecciando con la bici perché dovevo ritirare un pacco dalla posta per il signor Albert, frenai di  scatto e mi girai. Era la signora Clarissa dell'edicola del mio quartiere e tentava di raggiungermi a fatica, non era molto giovane e il suo peso non aiutava, così mi avvicinai.

-" Ciao Sam, piccola!"- disse con il fiatone.

-" Salve signora Clarissa, le posso essere d'aiuto?"- chiesi.

-" In realtà si, sono venuta a conoscenza da alcuni miei clienti che stai cercando un lavoretto e se vuoi ne ho uno da offrirti"- mi disse e io rimasi per qualche secondo senza parole.

-" Sta dicendo sul serio? Di cosa si tratta?"- chiedo curiosa.

-" Il ragazzo che consegnava i giornali si è trasferito e non so più come fare. Dovresti venire qui alle 6.30 del mattino per ritirare il pacco con i giornali e andare a consegnare. Il ragazzo di prima ci impiegava un ora e avresti il tempo necessario per tornare a casa per prepararti per la scuola. A che ora entri a proposito?"- chiese.

-" Entriamo alle 9 e avrei tutto il tempo per farlo. Sono veloce con la bici e mi servirebbe davvero questo lavoro"- dissi entusiasta.

-" Benissimo allora inizi lunedì, miraccomando la puntualità, la paga è di 80 sterline a settimana"- mi disse.

-" Grazie mille signora Clarissa lei ha risolto tutti i miei problemi. Grazie grazie grazie"- le dissi saltellando.

-" I problemi li hai risolti tu a me ragazza mia"- rispose con un sorriso gentile. La salutai e con un sorriso gigante recuperai la bici e sfrecciai verso la posta.

Sam Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora