petali

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「musica allegata」

🌸゜ 🍡゜ 🌸゜

Leggeri.

Soavi.

I petali cadevano con grazia dalle fronde ombrose dei maestosi arbusti.

L'aria profumata di uno sbiadito 29 marzo rendeva l'atmosfera ancora più amichevole e lungo il viale i riflessi incomprensibili fatti di luce penetravano tra i grandi rami di ciliegio.

Loro erano lì, sotto cotanta bellezza a osservare come il vento smuoveva le immense fronde alberose.

Seduti,
uno di fianco all'altro,
non c'era bisogno di parole...

🌸゜ 🍡゜ 🌸゜

Dalle finestre sfessurate della classe arrivava quel fresco che oramai si era imposto sulla stagione estiva precedente.
Gli sbuffi di vento che portavano scompiglio tra i banchi di scuola erano piacevoli, tanto che ricominciare ad indossare il sopra della divisa scolastica era ritornato di moda.
Il tempo tra lezione in lezione scorreva piacevolmente lento.

Nessun disturbo, nessuna parola di troppo, pensieri vacanti e un leggero rumore di penne che raschiavano sulle linee bianche dei quaderni.
L'odore dell'inchiostro si era diffuso e fuso con quello del cancellino che era stato appena sbattuto, per evitare l'imminente accumularsi di polvere di gesso.

L'orologio alla parete segnava solo le 9:13 di mattina, seconda ora di lezione.
Mentre la sua matita scorreva per il foglio, si scostò una delle sue lunghe ciocche chiare dietro l'orecchio con fare distratto.
Non era concentrato, no, stava pensando a cose ben diverse dai teoremi di cui il professore stava scrivendo alla lavagna.
No, lui doveva riflettere.

Il suo sguardo marrone-nocciola si spostava in parola e parola, una dopo l'altra, scritte a vanvera, spaiate ma con il cuore.
Vedete, quando ti piace davvero tanto qualcosa si incomincia ad impegnarci corpo ed anima per far si di avere qualche possibilità.
Per lui era la stessa cosa ma il soggetto in questione non era una cosa.
Un ragazzo.
Sì, un ragazzo.
Lui, uno studente modello, voti alti, sempre rispettoso, sorriso smagliante, amava un'altro ragazzo.
Non uno qualunque.
Non uno incontrato per strada.
Ma una persona a lui cara ed importante sotto tutti i punti di vista, forse l'unica che veramente aveva avuto vicino a sé.

Una soffiata di vento gelido lo investì da dietro, così facendo i suoi fogli si scompigliarono e per un paio di secondi le parole scritte freneticamente si persero di vista.
Il nostro ragazzo sbuffò, forse già stufo di quel passatempo che di tanto in tanto occupava la superficie del suo banco al posto dei pesanti libri di terza.
Scocciato della monotonia che accompagnava da tempo le sue giornate, poggiò la sua guancia pallida sul palmo della mano destra.
Così, spostato lo sguardo leggermente più in là, la vista degli alti alberi del cortile esterno si fece notare dietro gli spessi vetri della stanza.
Il ragazzo sbuffò di nuovo: le nuvole erano proprio belle da guardare, sopratutto quando ti stai annoiando a morte.

Dopo dieci minuti buoni passati a scrutare il cielo, schiaritosi nel frattempo, qualcosa di insolito catturò la sua attenzione.
Era arrivato lì, di punto in bianco, quello che doveva essere un pezzo di carta accartocciato con foga.
Il ragazzo, senza scomodare il braccio con cui si stava tenendo il viso, prese il bigliettino con calma.
Aprendolo appena, poteva già distinguere una grafia scritta in nero, molto spessa e macchiata qua e là.
Non era la prima volta che qualcosa del genere gli arrivava direttamente sul tavolo: spesso e volentieri erano minimo tre.
Fogli, foglietti, fogliacci, parole scritte senza riflettere, per offendere, per deridere, per deconcentrare, per scoraggiare.
Chi?

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