• Capitolo LXXXIV •

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Zorah uscì dalla sua stanza, recandosi in cucina.
"Joshua, potresti venire un momento?" gli chiese, cercando di mantenere un'espressione serena.
Gli bisbigliò qualcosa all'orecchio, dopodiché il ragazzo annuì ed entrò nella camera.

Erano circa le otto di sera, quando la donna fece rientro in casa. Si era trovata di fronte uno scenario assurdo e disarmante. Blake giaceva a terra, proprio all'ingresso, completamente privo di conoscenza. Ma, seppur scioccante, non fu tanto il ritorno del balancer ad allarmarla, quanto la reazione di Skyler. La trovò nella sua piccola stanza, seduta ai piedi del letto, ferma e immobile. Fissava in assoluto silenzio il pavimento e sembrava proprio che non si fosse mossa di un millimetro fino al suo rientro. Non aveva cercato soccorsi, né chiesto aiuto alle carovane che ogni tanto attraversavano il vialetto. Avrebbe addirittura preferito vederla piangere e disperarsi, buttare giù un muro dalla rabbia o sentirla inveire contro il ragazzo. E, invece, niente. Era come congelata.
Così, ritrovatasi da sola in mezzo a quel delirio, aveva deciso di correre subito al villaggio e di chiedere aiuto a Joshua. Lui e Zorah erano sempre stati una squadra. Passionali e, a tratti, scalmanati. Lo aveva conosciuto dopo i primi mesi trascorsi a Parabellum e non ci volle molto tempo affinché la scintilla tra i due si accendesse. Il loro era sempre stato un rapporto turbolento, istintivo e, spesso, immaturo. Ma a quei due sembrava andare piuttosto bene così: tra una lite e una riappacificazione, erano ancora insieme e, adesso, Zorah aveva davvero bisogno del suo aiuto.
Tuttavia, decise di non avvisare Caleb. Era il migliore amico di Joshua ed era stata proprio Zorah a volerlo presentare a Skyler, la prima volta. Ma, adesso che le cose erano cambiate, preferiva prima capire come avrebbe potuto gestire al meglio quella visita indesiderata perché, di certo, il futuro sposo della giovane non avrebbe gradito sapere del ritorno di Blake.

La donna bussò due volte alla porta di Skyler, aprendola poi delicatamente. Entrò allora in camera senza far rumore, come sospesa sulle travi di legno, e si mise a sedere accanto alla giovane.
"Ehi, tesoro..." le disse, provando a dimostrare più empatia possibile, "Blake si è svegliato."
L'indice della ragazza iniziò a ticchettare compulsivamente sulla trapunta, mentre lo sguardo rimaneva fisso sul pavimento.
"L'ho aiutato a lavarsi con acqua calda..." riprese lei, sperando di scorgere una qualche reazione, "E... e poi gli ho fatto mettere dei vestiti puliti. Fortunatamente ho trovato qualcosa di Joshua, quindi..."
Si rese conto che il suo tentativo sembrava non sortire alcun effetto, ma continuò a parlarle.
"Adesso c'è lui in camera con... con Blake. Penso sia meglio che io dorma qui con te, stanotte." deglutì, "Credo che... credo che fosse in uno stato avanzato di ipotermia. È ancora molto debole, ma sta già... meglio."
Sfregò le mani contro le ginocchia e lasciò che qualche momento di assoluto silenzio si accavallasse alle parole.
"Tu... tu invece come stai?"
"Fallo andare via." esordì, d'improvviso, Skyler.
Zorah spalancò leggermente le labbra, sorpresa, "Ma... morirebbe, Skyler."
"Siamo riuscite a sopravvivere a tre inverni senza di lui. Se è capace, può farcela da solo senza bisogno del nostro aiuto."
"O-ok... " balbettò, incredula, "Sai che c'è? Nemmeno io sono felice di trovarmelo qui. Affatto, Skyler. Anzi, a dir la verità, anche la sola idea di pensarlo sdraiato sul mio letto mi fa infuriare. Ma non posso buttarlo fuori, non stanotte. Non voglio altri morti sulla coscienza, che siano balordi, mercanti... o balancers."
Skyler strinse il pugno, strizzando la trapunta tra le dita e serrò la mandibola, come a voler trattenere dentro la bocca parole ancor più dure e crudeli.
La donna, allora, decise di lasciarla in pace e di tornare sul corridoio. Avanzò lentamente verso la camera di Blake ma, arrivata all'altezza del cornicione, il ragazzo le si impose davanti, zoppicando.
"Lei dov'è?" chiese, senza troppi preamboli.
"Cristo, Joshua! Ti avevo detto di non farlo muovere dal letto."
"Non voglio avere nulla a che fare con questo tipo." rispose il ragazzo, poco dietro "Per quello che ne so, potrebbe ucciderci tutti nel sonno." proseguì, allontanandosi in cucina con aria contrariata.
Zorah deglutì e spinse Blake nuovamente verso l'interno della camera. Non lo temeva affatto. Forse avrebbe dovuto, è vero, ma lo conosceva da troppi anni e non riusciva a vedere nei suoi occhi una potenziale minaccia. Del resto, avrebbe potuto ucciderla già anni prima, quando aveva tutte le possibilità per farlo, una bella uniforme stellata addosso e nel petto una profonda fede verso la Causa. Eppure non l'aveva fatto. E, adesso, in piedi davanti a lei con un aspetto malconcio dentro a una semplice maglia bianca di cotone, non riusciva a considerarlo un pericolo. Solo un uomo vulnerabile.

OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora