ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅɪᴇᴄɪ

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Taehyung entrò nella propria camera: si ricordava poco della notte prima, ma le immagini del bacio con Yoongi erano vivide nella sua mente. Non se l'aspettava, e si era staccato da quel bacio obbligatorio (aveva odiato Hoseok per quell'obbligo), perché non erano le labbra giuste. Non combaciavano perfettamente con le sue, a differenza di quelle di Jimin. Il solo pensiero del loro bacio gli faceva battere il cuore a mille, ma allo stesso voleva prendersi a schiaffi. Era stata l'idea peggiore che avesse avuto in tutta la sua vita, eppure non era mai stato meglio. Il corpo di Jimin che aderiva completamente al suo, le sue labbra che lo baciavano con passione e il suo culo a dir poco perfetto circondato dalle sue mani. Gli era sembrato di stare in paradiso e non avrebbe mai voluto tornare dentro dagli altri, ma la stanchezza e il suo cervello avevano avuto la meglio, altrimenti sarebbe stato lì tutta la notte, nel suo angolo di paradiso.

Sapeva bene, però, che non avrebbe dovuto baciarlo, in nessun modo. Stargli lontano era l'unico modo che aveva per renderlo felice e sapeva che, prima o poi, Jimin avrebbe capito e lo avrebbe ringraziato. Doveva quindi parlarci il più presto possibile, ma fu preceduto.

Taehyung sentì bussare alla porta. Hoseok era sul divano cercando di far andar via il mal di testa della sbornia con l'aiuto di Seokjin, quindi non poteva essere lui, e nemmeno Jungkook, dato che altrimenti sarebbe entrato direttamente, poco gli importava di trovarlo in mutande o mezzo nudo, solo con un asciugamano legato in vita. La loro amicizia era così: senza malizia, semplicemente amicizia. Namjoon era nel suo studio, mentre Yoongi stava lavorando al suo nuovo mixtape.

Quindi, curioso, andò ad aprire la porta e, quando si ritrovò il volto stanco e afflitto di Jimin davanti, il suo cuore perse un battito. Si maledisse di non essere andato subito a farsi la doccia, piuttosto che rimanere a guardare il paesaggio fuori dalla finestra ripensando a ciò che era successo quella notte. I suoi occhi finirono sulle sue dannate labbra carnose: ora che le aveva provate e assaporate, avrebbe voluto averle per sempre. Jimin era come una droga per Taehyung: più la assaggiava e più la voleva.

«Posso entrare?» gli domandò il biondo, con una voce così flebile e stanca che il cuore di Taehyung si strinse.

«Certo».

Appena Jimin chiuse la porta alle sue spalle, i due dissero in coro: «Dobbiamo parlare». Non sorrisero, come erano soliti fare dopo degli eventi del genere, e Jimin non urlò: «Ecco perché siamo soulmates!», riempiendo poi la stanza con la sua risata cristallina: si guardarono e basta, in silenzio.

Taehyung prese coraggio. «Parto io» Jimin rimase in piedi, mordendosi il labbro inferiore, e annuì. «Quello che è successo ieri è stato un tremendo sbaglio» Il mondo cadde addosso al biondo perché, sebbene fosse andato lì per dirgli la stessa cosa, sperava che l'altro tenesse a lui, almeno un pochino, e invece si era sbagliato ancora una volta. «Eravamo entrambi ubriachi e ci siamo lasciati trasportare dal momento e dai ricordi. Io direi di fare finta di niente».

Jimin annuì piano e cominciò a torturarsi le mani. «Era quello che volevo dirti anche io» Stavolta quello con il mondo sulle spalle era Taehyung: Jimin non lo amava. «Detto questo, me ne vado, dato che la mia presenza non è più gradita già da un po' di tempo» disse, ma non se ne andò subito: tentennò leggermente, sperando che Taehyung lo fermasse e lo rassicurasse, ma non successe. Quindi si voltò, aprì la porta e uscì nel corridoio a testa bassa. Sì tappò la bocca con le mani e iniziò a piangere con la schiena appoggiata alla superficie di legno fredda e liscia.

Anche le lacrime di Taehyung cominciarono a sgorgare copiosamente dai suoi occhi e lui, debolmente, si trascinò verso la porta. Vi appoggiò una mano, poi la fronte e represse i singhiozzi, senza smettere di piangere.

A dividerli adesso c'erano quella porta e i loro stessi sentimenti.

[...]

Yoongi era da solo in camera. Non vedeva Jimin da quando erano rientrati nell'appartamento, quindi da circa due ore. Era appena uscito dalla doccia e aveva solo un asciugamano a coprirgli la parte inferiore del corpo. I capelli bagnati era attaccati alla sua fronte e le gocce d'acqua scivolavano sul suo viso per poi finire a terra. Aprì l'armadio e iniziò a cercare una felpa pesante e dei pantaloni della tuta, quando si imbatté in una felpa che non apparteneva a lui. Il solo vederla gli fece battere il cuore a mille: la prese fra le mani e avvicinò il volto alla stoffa sentendo il suo profumo.

HO BISOGNO DI TE, vmin kookgaWhere stories live. Discover now