Capitolo 32

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Ci sediamo con riluttanza sulle sedie intorno al tavolo. Il contatto con il metallo freddo mi provoca un brivido lungo la schiena, di conseguenza stringo più forte la mano di Peeta che sembra sicuro di sé in quella camera o meglio bunker sotto terra. Purtroppo noto che sia i corridoi che questa stanza non hanno finestre, ciò mi fa capire che siamo davvero in profondità. Alcune domande inondano la mia mente, come hanno fatto gli abitanti del distretto 13 a sopravvivere e soprattutto a creare tutto questo? Che hanno intenzione di fare questa gente? Cosa ne faranno di noi? Ci uccideranno?

Quando alzo gli occhi incontro lo schermo luminoso di fronte a me, con l'immagine di un Seneca Craane terrorizzato. Guardo gli altri della squadra seduti tutti intorno a me, sembrano davvero interessati all'intervista in corso, lo capisco delle loro sopracciglia aggrottate e dal fatto che non hanno notato che Alma Coin sta ridendo con gusto, proprio come gli altri seduti vicino a lei. Tutto ciò provoca in me un'improvvisa curiosità quindi decido di dedicarmi all'intervista. La cosa che più mi attira è lo strano atteggiamento di Seneca che si sposta a disagio sulla sua sedia rossa di velluto.

-Allora mio caro dimmi un po', tutta Panem vuole sapere il motivo di questa tua richiesta di essere intervistato-dice l'inconfondibile Ceasar Flickerman, in completo nero e capelli di un blu brillante.

L'interpellato fissa profondamente la telecamera poi con uno sguardo compiaciuto dice -Sono qui oggi in diretta per informarvi di una mia decisione-

-Non stiamo più nella pelle ormai gli Hunger Games sono alle porte, ed essendo quest'anno l'edizione della memoria ci aspettiamo grandi idee da te, capostratega-

Seneca quasi sussulta nell'udire quella parola che sembra iniettargli nelle vene una grandissima quantità di terrore.

-Ceaser è molto difficile da dire-balbetta.

-Oh dai non tenerci sulle spine-esclama l'intervistatore sovraeccitato.

Seneca tossisce e finalmente sembra aver trovato il coraggio di dire quello che voleva.-La verità è, che io non sono più il capo stratega-

Nella sala colma di capitolini si alzano mormorii e versi di delusione.

Alma Coin seduta alla mia sinistra applaude seguita da altre persone nella sala che non appartengono alla mia squadra.

Qualcuno spegne il televisore e gli applausi continuano almeno fino a quando Peeta si alza provocando uno stridulo rumore dato dalla sedia che striscia sul pavimento nero lucido. Gli sguardi di tutti si posano su di lui che ha lasciato la mia mano.

-S-scusatemi, ma io non capisco tutta questa felicità nelle dimissioni di Seneca, verrà rimpiazzato da qualche altro suo simile che, speriamo di no, sarà anche più crudele del precedente-

Alma Coin si alza e raggiunge Peeta che stringe gli occhi per metterla meglio a fuoco sotto la luce fioca provocata dalla lampadina sul soffitto.

Alma Coin si appoggia con nonchalance sul bordo del tavolo poi dice -Verrà rimpiazzato, questo sì, ma da uno particolarmente cattivo-

Mi alzo, seguita dal resto della mia squadra.

-Cosa intendete?- chiede Jhon.

-Ne parleremo domani, sono sicura che siete stanchi, Boggs vi accompagnerà nelle vostre camere- taglia corto la Coin.

-Vogliamo delle risposte- dico.

IL RIBELLE (sequel to "IL RAGAZZO DEL PANE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora