CAPITOLO QUARANTAQUATTRO: Mancanze e bagno a mezzanotte

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POV'S MARTINA
Mi sveglio sentendo caldo.
Molto caldo.
Apro gli occhi, per poi ritrovarmi davanti Kaleb.
Beh, più che davanti direi di sopra.
"Mi stai soffocando" mormoro con voce strozzata e lui si muove, per poi posare la testa sul mio collo.
Brividi.
"Kaleb!" Lo richiamo ancora, e borbotta qualcosa di incomprensibile.
Cerco di levarmelo di dosso, ma inutilmente.
"Voglio dormire" mormora sul mio collo, e sussulto rabbrividendo.
Bene, ti faccio svegliare io.
"Beh avevo altre intenzioni" sussurro con fare seducente passando le mie mani sulla sua schiena lentamente.
Lo sento sorridere sul mio collo e inizia a lasciare una scia di baci.
Capovolgo la situazione mettendomi a cavalcioni su di lui.
"Bene, adesso ti sei scollato" mi affretto a scendere dal letto e mi giro, notando il suo sguardo scioccato.

Finita la colazione siamo stati con i quod in giro per il deserto, ma adesso siamo a Casablanca.
Alloggeremo per altri 5 giorni in un Hotel e visiteremo un po' tutto.
"Bene, cosa vuoi fare?" chiede Kaleb trascinando la valigia.
"Una doccia" sospiro e ci avviciniamo alla reception.
"Salve, ho prenotato una camera a nome Scott" la signora dietro al bancone sfoglia un libriccino e poi spalanca la bocca contenta di aver trovato ciò che serviva.
"Ecco la chiave,  terzo piano numero 220" Kaleb si affretta a prenderla e ringraziando la signora entriamo nell'ascensore.
Si guarda allo specchio sistemandosi il ciuffo, e sorrido a questa scena.
"Stai per caso ridendo di me?" chiede ridendo anche lui ed io scuoto la testa facendo l'occhiolino.
Le porte dell'ascensore si aprono e percorriamo il corridoio alla ricerca della stanza.
"210-211-213.." sussurro leggendo il numero di ogni porta.
"220" afferma il tizio affianco a me.
Poggia la carta su una piccola fessura, all'inizio spunta una lampadina rossa, ma la presenza di quella verde fa comprendere che la porta è aperta.
La spingo con la mano e immediatamente percepisco l'aria fresca dell'aria condizionata insieme ad un odore di pulito.
Accendo la luce ed entro, ritrovandomi davanti un letto matrimoniale, una poltrona enorme rossa, televisione e armadio.
Sento Kaleb fare un fischio di apprezzamento e mi giro a guardarlo.
Scruta tutta la camera e poi si dirige verso il bagno.
"Martina vieni!" mi avvicino lasciando la valigia per terra e noto una vasca enorme.
Spalanco la bocca e poi guardo tutto il resto, ovvero: lavandino, specchio e un box doccia.
"Fantastica" sussurro e vedo Kaleb annuire.
Avevamo letto molte recensioni e ne parlavano bene di questo Hotel, proprio per questo Kaleb lo ha scelto.
Ha pagato tutto lui e ancora non capisco da dove prenda quei soldi.
"Vado a fare una doccia" afferma slacciandosi la cintura.
Cerco di mantenere lo sguardo sul suo viso e non sui suoi pantaloni.
Ci riuscirai.
Ci riuscirai.
Si leva la maglietta e mi è impossibile non guardarlo, ma mi coglie in pieno.
"C-comunque dovevo farla p-prima io" balbetto portandomi una mano davanti agli occhi.
"Quando mi toccavi gli addominali non sembrava che ti facesse così schifo. Adesso invece ti porti la mano sugli occhi" oh Dio.
Voglio essere sotterrata, magari cresco sotto forma di pianta.
Ma cosa stai dicendo?
Secondo te il mio cervello connette con questo DIO davanti?
Quando mi risveglio dai miei pensieri Kaleb non c'è e sento il fruscio dell'acqua.
Vuol dire che mi toccherà aspettare.

"Stasera voglio mangiare qualche particolarità del Marocco" affermo camminando, nel mentre il mio vestito svolazza per colpa del vento e mi affretto a tirarlo giù.
"Ti vorrei uccidere. Potevamo benissimo mangiare in hotel! Adesso devo sopportare pure il cibo marrocchino." Sbuffa Kaleb, ed io faccio segno di stare zitto.
"Tu mi hai voluta accompagnare." Alzo le spalle e lui mi scimmiotta.
"Ehi!" la mia voce è stridula, oh dio sembro una gallina.
Mi difendo dandogli un pugno scherzoso sul braccio e lui dopo ciò lo avvolge sulle mie spalle.
"Stavo scherzando" ridacchia e continuiamo a camminare.
Io.
Lui.
Il suo braccio attorno a me.

"Quindi? In che ristorante mi porta signor Scott?" chiedo facendolo ridere.
"Penso che questo faccia apposta per te" indica un locale proprio davanti a noi.
"Entriamo allora" annuisce e ad accoglierci è un ragazzo.
Capelli ricci castani, labbra carnose, un naso piccolo e intravedo un accenno di barba sulle guance.
Mi sorride ed io imbarazzata ricambio.
Sin da piccola mia mamma mi ha abituata al saluto, a ricambiare un sorriso..mi diceva "È EDUCAZIONE!".
"Dove possiamo accomodarci?" La fa veloce Kaleb e il ragazzo ci indica un tavolo.
"Vi porto il menù" lo ringrazio e nel mentre ci sediamo.

-325
Un campanello suona insistentemente alla porta, sbuffo e apro gli occhi.
Kaleb dorme sulla poltrona, e provo un po' di pena per lui..deve aver dormito male.
Mi alzo e apro la porta, ritrovandomi davanti una ragazza con un carrello.
"La colazione in camera. Quando finirete lasciate tutto lì, poi porto via io" mi lascia il carrello e va via.
Richiudo la porta e non resistendo vedo cosa si nasconde sotto il coperchio.
Cornetti, caffè e zucchero.
"Kaleb" lo chiamo per farlo svegliare, ma non da segni di vita.
"Continua a dormire, mangerò tutto io!" Cantileno e lo vedo aprire immediatamente gli occhi.
Stronzo. In tutti i sensi. Ti ha fatto bene dormire sulla poltrona.

Ieri, dopo aver finito la cena mi ha fatto uno sgambetto, facendomi cadere davanti al cameriere.
Mi sono arrabbiata molto perché so che lo ha fatto apposta solamente perché ha notato che il cameriere ci provava con me, quindi è intervenuto..ma poteva farlo su di lui, non su di me.
Dopo ciò gli ho ordinato di dormire sulla poltrona e lui lo ha fatto seriamente.
Certo Martina, lo hai minacciato dicendogli che gli avresti tagliato le palle.

-297
Sono passate quattro settimane dal viaggio ed io e Kaleb abbiamo deciso di stare un po' col gruppo e di prenderci una pausa per quanto riguarda la lista.
L'altro punto è il bagno a mezzanotte e lo faremo tutti fra esattamente un'ora, per "tutti" intendo il gruppo.
Gli altri non sanno della mia malattia, di ciò che ha il mio cuore e dei miei giorni contati.
Ho deciso che aspetterò per dirglielo, perché non voglio essere trattata come la "ragazza malata".
Voglio che mi guardino per ciò che sono ora e non per cosa sarò fra qualche mese.
Sono sicura che se lo sapessero tutto cambierebbe, a partire dal loro atteggiamento nei miei confronti.
Non nego che vorrei del supporto dai miei genitori, vorrei che mi dicessero "andrà tutto bene", ma non li sento mai.
"Ti vedo soprappensiero" vedo Luca spuntare dalla cucina.
Sorrido per tranquillizzarlo e dico che va tutto bene.
"Oh dai Martina. Si vede che quel sorriso è tirato" si avvicina a me e mi scruta.
Scuoto la testa, ripetendo che va bene e lui si arrende sospirando.
Si allontana facendo muovere la sabbia, la quale finisce sul mio telo ed io cerco di levarla.
"Fra un'ora si avvererà l'altro punto" una voce roca mi distrae, ed è proprio quella di Kaleb.
Annuisco e si siede affianco a me.
"Ma seriamente non hai mai fatto il bagno a mezzanotte? È una cosa un po' stupida" chiede ed io alzo le spalle.
Non ho voglia di parlare, di far nulla.
Mi mancano i miei genitori, li voglio al mio fianco..pian piano mi convinco sempre di più che sto sbagliando a non dir nulla loro.
Il mio corpo è diviso in due parti, la prima dice di parlarne e di affrontare questo periodo insieme.
L'altra invece vuole essere forte ed affrontare tutto ciò senza il loro aiuto.

"Pronta?" Kaleb mi ha presa in braccio come se fossi una sposa e adesso siamo in riva.
"5-4-3-2-1.." contano tutti e poi sento l'acqua avvolgermi.
Mi stringo forte a Kaleb, come per dirgli "non lasciarmi" e lui mi stringe ancora più forte.
Ha capito che stasera qualcosa non va.
"Altro punto completato" sussurra dopo essere salito a galla.
Annuisco e gli sorrido debolmente.
"Ci sono io" e mi lascio cullare da lui, dalle sue braccia.

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