Parte 13 Blissful sex

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«Benvenuto nella mia reggia», Samir disse ironico, aprendo la porta.

La prima volta che Cristian era stato lì non aveva notato quanto fosse claustrofobico il cucinino né quanta poca luce provenisse dalla finestrella, tanto esigua che Samir in una bella mattinata di sole era stato costretto ad accendere il piccolo lampadario. Il tavolo era di legno e questo lo ricordava vagamente, ma era scorticato.

«Ti offro qualcosa?», Samir domandò, con la faccia di chi sperava che gli venisse detto di no.

Cristian immaginava che non avesse molto da offrire, in ogni caso. Scosse la testa.

«Andiamo nella tua stanza?»

Samir gli parve incerto, come se fargli vedere alla luce del giorno le due camere sotto il livello della strada lo riempisse di vergogna.

«Vuoi proprio vedere tutti i particolari? Vieni», Samir entrò nella sua stanza. «Dalla finestrella ora che è giorno puoi vedere bene le gambe di chi passa qui sopra». Tirò via la tenda. Cristian si avvicinò e la richiuse.

«Mi basta vedere te».

Samir si morse le labbra. Cristian riusciva sempre a fargli sentire qualcosa dentro, a smuovere parti di lui che nemmeno sapeva di avere. Se solo fossero stati loro due, da soli, senza il resto del mondo che cercava di mettersi in mezzo...

Cristian si spostò verso il tavolino, sollevò dei fogli che Samir aveva dimenticato.

«No», Samir fermò la sua mano, ma ormai Cristian aveva già voltato le carte, già visto i ridicoli bozzetti con cui lui si dilettava nel tempo libero. Idee di case e di palazzi.

«Li hai fatti tu? Sono belli, Sami. Dovresti davvero informarti per la borsa di studio».

«Tu sei di parte».

«Non è vero». Cristian gli si avvicinò ancora, aspettava che Samir facesse la prima mossa, che lo prendesse tra le braccia, che si rimangiasse ciò che gli aveva detto l'altro giorno. Samir non riuscì a resistere. Lo attirò a sé per i fianchi.

«Mi dispiace», disse.

Cristian sorrise, non immaginava quale fosse la vera ragione per cui Samir gli chiedeva scusa.

«Samir, non devi vergognarti di dove vivi, delle tue origini. A me non importa nulla. Marc e mia madre sono pieni di pregiudizi, ma non mi hanno mai fatto sentire come mi fai sentire tu».

«Anche per me è lo stesso, tu sei l'unico che mi fa sentire come se valessi qualcosa».

«Amore...», Cristian gli prese il volto tra le mani, «io ti aiuterò qualsiasi cosa vorrai fare, troveremo un modo per tirarti fuori di qui che non sia pericoloso».

Samir posò la fronte sulla sua, si sentì un vero stronzo. Non c'era modo di tirarlo fuori da quella merda, ormai vi era così dentro che persino Cristian rischiava di essere trascinato. Tutto quello che Samir poteva fare adesso per lui era tentare di proteggerlo e questo significava tenerselo vicino. Annullò la distanza tra loro, e guidato dall'istinto e dall'odore di Cristian, cominciò a baciarlo quasi con disperazione. Cristian glielo lasciò fare, diventando molle come argilla tra le sue braccia, rincorrendo allo stesso tempo i suoi baci appassionati, i tocchi delle sue dita, il bacino che si spingeva in avanti.

Si spogliarono lentamente. A Samir pareva quasi un sacrilegio far sdraiare Cristian su una brandina tanto scomoda ed esitò, stretto tra le sue braccia, ancora in piedi.

«Cosa c'è?», Cristian domandò sulla pelle del suo collo.

«Sei sicuro di volermi?»

Cristian gli prese una mano e fu lui stesso a guidarlo sul letto.

«Sei una parte di me, Samir».

Il modo in cui si era aperto completamente verso di lui fu per Samir il migliore afrodisiaco. Voleva dimostrargli con il corpo ciò che non riusciva a dire con le parole. Lo baciò lungo il collo, senza ancora affondare i denti, poi lungo il suo petto. Cristian gemeva sotto di lui, mentre Samir con le labbra e le dita tormentava i suoi capezzoli, rendendoli turgidi a forza di baci. Allungò la mano verso il suo membro, lo avvolse nelle sue dita. Il modo in cui Cristian rispondeva a ogni stimolo era terribilmente eccitante. Era come se Cristian fosse la sua tela e Samir potesse dipingerla come meglio credeva. Avrebbe potuto farlo girare sulla pancia e prenderlo con foga tra i suoi gemiti e il cigolio del materasso, avrebbe potuto sdraiarsi sopra di lui e farlo lentamente, come la prima volta che si erano uniti. Le sue dita scivolarono dentro il giovane, quasi senza preavviso, causando un mugolio.

«Non fermarti», Cristian ansimò, mentre le mani cercavano il membro di Samir.

«Aspetta», Samir disse dopo un po', quando sentì che quei movimenti rischiavano di portare entrambi all'estasi troppo presto. Diede a Cristian un bacio sulle labbra, e poi lo aiutò a girarsi su un fianco. Lo strinse, e scivolò dentro di lui. Anche se Cristian non era in calore, la connessione che sentiva era per lui ugualmente forte, indissolubile... quando Cristian avrebbe scoperto la verità, quando si sarebbe accorto che Samir era un disastro tutto sarebbe cambiato, ma per il momento non voleva pensarci, per il momento poteva essere felice anche se sarebbe durato poco.

«Tutto bene?», Cristian gli domandò, la voce affannata, il volto arrossato e lo sguardo sincero, che Samir amava.

«Ti amo, Cri», Samir gli confessò, perché era inutile mentire a se stessi e a Cristian. Poi cominciò a muoversi dentro di lui mentre lo teneva stretto tra le braccia.

Cristian voltò il capo, il necessario per farsi baciare sulle labbra, poi si abbandonò alle ondate di piacere che Samir gli donava con movimenti gentili, ma decisi. Cristian sentiva il petto di Samir, solido, contro la sua schiena, il suo membro che gli incendiava le viscere. Scacciò l'istinto di toccarsi, voleva che Samir lo facesse venire senza che ce ne fosse bisogno, e dal modo in cui continuava a colpire, quasi con precisione chirurgica, il punto dentro di lui che lo faceva impazzire, sarebbe accaduto presto.

«Anche io ti amo, Samir», disse, soffocando un gemito più rumoroso degli altri nel cuscino, poi sentì i denti di Samir sfiorare il suo collo, lo inclinò, nell'attesa di essere soddisfatto e quando Samir affondò i denti nella sua pelle, marchiandolo ancora, gli sembrò che la vista gli si fosse appannata, gli sembrò di essere circondato solo dall'odore del suo alfa che aveva cancellato quello un po' stantio della stanza, dove aprire la finestra peggiorava più che migliorare la situazione. Ma con Samir si sarebbe potuto trovare anche in una stalla e non se ne sarebbe accorto. Lo sentì tremare dietro di sé, soffocare un mugolio nella sua spalla, non resisteva più, allungò una mano verso il suo membro, ma Samir l'afferrò. Senza dire una parola, lo fece voltare sulla schiena e scese tra le sue gambe. A Cristian bastò sentire per un momento le calde labbra di Samir per esplodere, ma Samir non si allontanò, lasciò che Cristian tremasse nella sua bocca, scosso dal fremito dell'orgasmo. Chiuse gli occhi, pensando che non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo come Samir faceva. Non immaginava più il mondo senza di lui, e seppe in quel momento che tutto ciò che si diceva degli omega e degli alfa destinati a stare insieme era vero: Cristian si fidava ciecamente di Samir e gli avrebbe affidato la sua vita.

Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora