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<<Ehi, aspetta!>>
Giacomo continua a protestare ma io non mollo la presa, anzi continuo a tirarlo con più forza, nella speranza che comunque mi segua di sua spontanea volontà.
<<Aspetta ti ho detto!>> ma per mia fortuna le sue parole non coincidono con le azioni.
<<Siamo quasi arrivati.>> lo avverto, ma ormai a una ventina di metri dal luogo designato il mio braccio viene tirato con una certa forza, tanta da farmi fermare e voltare.
<<Non andare!>> quasi urla il moro stringendomi la mano.
<<Devo farl->>
<<NON ANDARE!>> ripete stringendomi un po' di più, fino a farmi male.
Glie lo faccio intuire con una smorfia, ma lui non sembra intenzionato a smettere.
<<Ti prego, non andare, io non posso davvero perderti.>> confessa questa volta quasi in un sussurro, l'espressione afflitta.
Mi si stringe il cuore a vederlo ridotto in queste condizioni per una mia decisione, ma non posso trattare.
Ormai ho deciso quale sarà il mio ruolo in questa battaglia e sicuramente sarà attivo.
Non vorrei dispiacerlo a tal punto, ma preferisco mettere a rischio la mia vita per salvare i miei amici piuttosto che ferirlo moralmente.
<<So già cosa mi dirai: non sei costretto a venire, ho già preso la mia decisione, non voglio tirarmi indietro... Capisco ognuna di queste tue ragioni ma per favore, non andare, resta qui con me.>> mi anticipa, facendomi crescere un groppo in gola.
Vorrei dirgli tante altre cose oltre a quelle che mi ha già elencato, fare il culo alla Monroe è una di queste.
Vorrei anche descrivergli la felicità che provo nell'aver trovato delle persone che mi vogliono bene per davvero, l'immenso affetto con cui ricambio, i ringraziamenti che ripeto come mantra ogni giorno per mostrare alla vita la mia gratitudine per questa meravigliosa opportunità, l'opportunità di sentirmi amata.
Vorrei spiegargli il sentimento che provo per lui, non a parole perché non credo ne sarei capace, ma con baci e carezze, tutte quelle che non ci siamo dati finora per colpa del rispettivo orgoglio.
E vorrei informarlo del mio desiderio di restare al suo fianco e di tutti i sacrifici che devo fare per continuare sulla mia decisione, poiché se rimanessi la mia felicità non ne risentirebbe molto, ne sono sicura.
Vorrei, davvero.

Una mia mano si sposta sulla sua guancia e il pollice si muove verso l'alto, come per rimuovere una lacrima inesistente, anche se gli occhi lucidi denotano che la stia trattenendo.
Mille cose vorrei dirgli e ogni minuto che passa altre mille ancora, invece l'unica frase che pronuncio è una semplice domanda.
<<Vieni con me?>> chiedo sottovoce, sorridendo con dolcezza.
La sua mano percorre il mio braccio, lentamente, come per far ricordo di ogni centimetro di pelle sfiorato.
Prosegue fino alla mia stessa mano, ancora postato sul suo volto e delicatamente la sposta sulla sua bocca, rilasciando un tenero bacio sul palmo.
La stringe, ricambiando finalmente il sorriso, anche se un po' forzato.
Durante tutto questo tempo non ha mai smesso di guardarmi negli occhi, così so che ciò che mi risponde non è altro che la pura verità.
<<Non serve neanche chiederlo.>>


Più ci avviciniamo, più i rumori della lotta diventano nitidi, spari e grida a far da sovrani.
L'entrata è chiusa, davanti ad essa due uomini privi di sensi, pieni di graffi e lividi e solo ora un'ondata d'ansia mi colpisce in pieno volto.
Ho la sensazione di essere immersa nella realtà come mai mi era capitato prima d'ora da quando mi trovo a Beacon Hills, come aver preso dieci tazze di caffè di fila appena sveglia, o come essere uscita in pieno inverno in calzoncini.
Senza dare ascolto alle mie preoccupazioni e ai cento e più dubbi che mi invadono la testa apro la porta, entrando ufficialmente a far parte della battaglia.
Un'immensa scarica di adrenalina mi percorre l'intera spina dorsale mentre i miei occhi saettano da una parte all'altra, assistendo ad un macabro scenario.
Diversi corpi come quelli all'entrata si trovano stesi al suolo ammaccati e ricoperti di graffi, ma nessuno di loro sembra essere deceduto.
Scruto con attenzione l'intera struttura e dopo qualche secondo di minuziosa ricerca, posso sospirare sollevata nel riscontrare che nessuno del mio branco si trova a terra.
Un peso dal petto mi abbandona, ma pian piano un altro comprare mentre osservo il resto dello spettacolo.
Posso osservare tutti i miei amici intenti in una piccola lotta personale con due o più cacciatori a testa.
Stiles spalleggia Derek utilizzando la sua mazza da baseball di ferro con assai poca delicatezza.
Colpisce chiunque gli si avvicini senza pensarci due volte, probabilmente con tutta la forza che possiede, difatti posso notare il suo volto arrossato dallo sforzo e le vene in evidenza pulsare.
Jackson e Ethan si trovano più lontani, schiena contro schiena e quest'ultimo continua a voltarsi preoccupato il fidanzato, anche se onestamente, credo sia l'altro a cavarsela meglio.
Pur essendo in svantaggio numerico il mio branco pare avere la meglio.
L'unico che sembra in difficoltà è Scott.
Ormai è stato messo all'angolo, circondato da cinque uomini e nonostante tutto cerca di proteggere il signor Clifford al suo fianco, che dall'espressione si mostra abbastanza provato.
Ad un tratto una particolare scena cattura tutta la mia attenzione; uno di quei cacciatori estrae una rivoltella e riesce a colpire l'alpha al braccio, prima che questo lo atterri.
In un attimo ogni dubbio sparisce e nella mia mente si crea un vuoto che impedisce ai pensieri di crearsi.
Solo uno riesce a penetrare ed è esattamente quello che mi spinge a muovermi: ha bisogno di aiuto.

Le mie gambe si muovono quasi da sole, tentando di raggiungere l'altro lato del capannone in cui è situato Scott, ovvero dal lato opposto in cui mi trovo.
Devo attraversare l'intera marmaglia per raggiungerlo, così inizio a farmi largo attentamente e velocemente tra la folla.
Riesco a schivare con estrema destrezza un proiettile vagante e a saltare agilmente un corpo manchevole.
Mi sento più viva che mai, ma al contempo alquanto intimorita, ma questa volta non sarà la paura a fermarmi.
Spingo quello che mi sembra un ragazzo sui vent'anni con più forza del dovuto che mi intralcia non intenzionalmente la strada, e questo cade senza troppi complimenti.
Mi osservo per un nano secondo le mani, stringendole a pugno, nella speranza che la mia sensazione sia azzeccata.
Arrivata a destinazione non perdo tempo e con tutto l'impegno che possiedo, sferro un pugno in pieno volto a uno di quei quattro cacciatori rimasti.
Questo barcolla, sputando sangue e forse anche un dente, al che posso reputare fondata la mia ipotesi; il lupo dentro di me si sta risvegliando.
Non so se sia per un eccesso di adrenalina o un meccanismo attuato dal mio corpo come auto difesa, so solo che in questo esatto momento è la cosa più utile che mi potesse capitare.

<<Tu cosa ci fai qui!?>> esclama l'alpha tirando un calcio a un uomo grosso due volte più di lui.
Prendo esempio facendo lo stesso, colpendo il mio avversario nelle parti basse, facendolo cadere in ginocchio.
Mi accordo di rifilargli un paio di pugni in faccia prima di rispondere al moro.
<<Pensavo aveste bisogno di noi.>>
Giacomo si materializza al mio fianco mettendo finalmente ko il cacciatore a cui stavo concedendo le mie attenzioni.
<<Ci ha mandati Lydia, lei è tornata da Deaton per cercare aiuto.>> specifica per poi concentrarsi su un uomo di decisamente alta statura.
Ma da dove li prende questi giganti la Monroe?
Come richiamata dal mio pensiero, la donna diavolo comprare alle spalle di Scott, ma puntando la pistola dove non mi sarei mai aspettata.
Suo padre alza le mani in segno di resa, cosa che credo farebbero in molti avendo una canna premuta sulla testa.
Tutto in torno si blocca e tace, la tensione sale alle stelle.
<<Ciao papà.>>






Buon salve bella gente, è da tanto che non ci si vede neh?
Ormai siamo quasi alla fine di questo libro, perciò cercherò di pubblicare gli ultimi capitoli ad una distanza ravvicinata.
Spero che questo vi sia piaciuto.
Bacioni,
Elisa

In Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora