» waltz in E minor

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Quella sera da una parte della città Gerard ha saltato ancora la cena e sta camminando per le strade buie da solo.
Si muove in punta di piedi.
La borsa con la tuta, le scarpette e lo stereo che sbatte ritmicamente sul suo fianco mentre fissa le stelle.
Ha al collo una chiave.

Quella sera da una parte della città Frank si è tagliato di nuovo i polsi prima di mischiare l'ecstasy all'alcol e sta barcollando nelle tenebre animate da spettri di viventi e morti.
Scivola sull'asfalto bagnato di pioggia.
La bottiglia di birra fredda e calda nelle sue mani mentre fissa le stelle.
Ha una sigaretta tra le labbra.

Mentre Gerard entra nella vecchia palestra della scuola dall'ingresso sul retro, Frank si siede su un marciapiede dove non passa nessuno. 
Mentre Gerard accende le luci del palcoscenico premendo le dita sull'interruttore, Frank si sfrega le mani e appoggia la testa a un lampione.
Mentre Gerard lascia i suoi vestiti su una sedia degli spalti per indossare la tuta aderente nera, Frank osserva il mondo oscillare pericolosamente per poi precipitare in un oceano di illusioni. 
Mentre Gerard accende la musica, Frank butta la sigaretta per terra, e mentre Gerard inizia a ballare Frank lancia la bottiglia contro il muro davanti a sé. 
Le note iniziano e la bottiglia si infrange in mille pezzi. 
Mentre Gerard inizia a ballare con il cuore che martella nel petto, Frank ha le guance rigate di lacrime. 
Nessuno dei due ha voglia di tornare a casa presto quella notte, entrambi si inghiottono, si distruggono nel tentativo di nascondersi da se stessi. 
Nessuno dei due ha voglia di dormire.
Nessuno dei due ha voglia di sentire il peso soffocante della vita che ti schiaccia e ti soffoca nelle lenzuola.

Mentre Gerard piroetta con la testa abbassata e le braccia tese verso il cielo cercando di non sentire la fame, Frank si accende un'altra sigaretta e pensa a sua madre, a suo padre, dipendente dalla memoria, dalla nostalgia, dalla nicotina, dalla droga, dall'alcol. 
Mentre Gerard salta e atterra su una sola gamba, Frank si alza in piedi, va in mezzo alla strada e grida con tutto il fiato che ha in gola qualcosa che non sa nemmeno cosa significhi. 
Mentre Gerard si consuma piroetta dopo piroetta senza curarsi delle gambe che tremano, ormai senza forza, Frank graffia i suoi polsi per riaprire le ferite con gli occhi che gli bruciano. 

Ognuno sulla punta della lingua dell'altro, si sfiorano inconsapevolmente tra le reti del pensiero, l'immagine dei loro sguardi e il suono del loro silenzio impressi nelle palpebre e nel cuore. 
Entrambi crollano e si prendono la testa tra le mani, entrambi piangono, entrambi tremano soli, con le braccia strette attorno alle gambe, Gerard sotto le luci di un palcoscenico pieno di polvere, Frank di fianco a una pozza del suo stesso vomito sul marciapiede. 
Mentre Gerard tira la tuta fino a stracciarla, Frank stringe i denti e si copre il viso quando i fari di una macchina che passa lo accecano per qualche secondo.

Nessuno dei due vuole tornare a casa, rimangono perfettamente immobili nel loro isolamento forzato.
Entrambi pensano a rimanere lì fino a che il sole non li consuma.
Fino a che non sono scheletri di luce.
Mentre Gerard balla e piange, Frank cerca di perdere il proprio sguardo nel vuoto e di sciogliersi in un oblio psichedelico.

E rimangono così per ore, continuano così per ore, si ricompongono e si devastano senza sosta, fino a che il cielo non diventa violaceo.
Si ricompongono e si devastano, infrangendosi nei ricordi l'uno dell'altro di tanto in tanto, nella confusione e nel rumore dei pensieri che sovraffollano la testa, riemergono come punti di luce in mezzo alla tenebra, riemerge la vodka sul pavimento, il momento in cui Gerard è caduto, il momento in cui Frank lo ha imboccato, riemerge il loro peso a mensa, le pagine di un libro che frusciano, riemerge quando Frank ieri si è fatto di cocaina e quando Gerard ha gridato che non voleva mangiare, riemerge ogni cosa di loro e li illumina, li scalda debolmente mentre si confrontano con la loro miseria. Con l'alcol, l'anoressia, la droga, le paranoie, i problemi, la voglia di andarsene, i tagli sui polsi, il passato, le persone che ormai appartengono a esso. 
E' come annegare, emergere, riannegare, riemergere, lottare e arrendersi, apnea e respirare. 
La velocità con cui tutto questo avviene li soffoca, li pietrifica, li fa alzare in volo per poi farli schiantare al suolo. 
Fino a che il cielo non diventa violaceo.

Gerard spegne la musica, Frank accende la terza sigaretta.
Gerard si alza e si toglie la tuta, si mette i vestiti che indossava prima e spegne le luci, poi si siede su una sedia anche se il buio gli fa paura.
Frank pensa ai soldi che ha rubato a sua madre per prendere la droga e alle dosi gratis che gli passa Ray.

Fa freddo adesso.

Che ore sono?
Entrambi se lo chiedono mentre si lasciano inghiottire dall'oscurità, l'unico modo per lasciare che le lacrime si secchino.

Mentre Gerard urla di un grido muto contro i demoni che lo stanno mangiando vivo, contro i demoni che lo spolpano, gli succhiano la carne che non ha più e poi le ossa, urla di un grido muto contro la sua testa che lo rinchiude in una bolla di cristallo separata da tutto il resto del mondo con le paranoie, la violenza, l'odio, l'autodistruzione, Frank vorrebbe solo morire perché sa che sta rovinando tutto, Frank vorrebbe solo morire perché vuole essere puro ma ormai è macchiato, sbranato da ciò di cui sente di avere bisogno, vuole essere puro ma non sa come si fa, vuole un padre e una madre ma non sa come recuperarli, non sa come affrontare i muri della sua casa, vuole essere migliore ma non ne ha le forze, ma crolla, ma non riesce.

Mentre Gerard pensa a Frank che gli ha detto che balla bene e che lo ha tenuto mentre gli girava la testa e sorride, Frank pensa a Gerard che arrossiva quando le loro mani si toccavano sul vetro della mensa e per un attimo si sente come se davanti a lui ci fosse il mare aperto in una distesa piatta e tranquilla, lui che il mare non lo vede da anni.

Mentre Gerard esce dalla palestra e chiude a chiave, Frank si aggrappa al lampione e inizia a camminare.
Mentre Gerard butta la tuta ormai stracciata in un cestino e solleva il cappuccio della felpa, Frank getta a terra la terza sigaretta e si stropiccia la faccia. 
Mentre Gerard si asciuga le lacrime, Frank si aggrappa al muretto che fiancheggia il marciapiede per non cadere. 
Mentre Gerard entra in casa e trova il buio e il silenzio, Frank arriva davanti alla porta e sente i gemiti di sua madre e di un altro uomo. 
Mentre Gerard si infila sotto le coperte, Frank si siede sui gradini della scala più vicini al pianerottolo e appoggia la testa al muro.

Quella sera, da una parte della città, ci sono due vite appese a un filo. 















𝖆𝖑𝖑 𝖙𝖍𝖊 𝖆𝖓𝖌𝖊𝖑𝖘  ❥   𝖋𝖗𝖊𝖗𝖆𝖗𝖉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora