Capitolo 1

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"Non ti sembra strano capo? Finalmente, dopo tanto tempo di nuovo solo io e te!" sorrise l'agente molto speciale Anthony DiNozzo seduto al posto del passeggero.
Gibbs rispose con un mugugno.
"Quando è stata l'ultima volta che abbiamo fatto un viaggio da soli noi due? A me sembra una vita! Ormai la famiglia si è allargata: c'è McGee, Bishop... senza contare tutti li agente che di tanto in tanto si sono fatti vivi nella nostra agenzia e chi restava sempre senza il suo posto d'onore? Io il migliore degli agenti dell'ncis!" s'impettì sereno, "non trovi che sia al quanto seccante?" gli chiese.
"Se qui c'è qualcosa di seccante, quello sei tu DiNozzo!" sbraitò Gibbs, "non riesci proprio a fare un minimo di silenzio? Vuoi proprio che ti lasci qui e proseguo da solo?".
"No, capo" rispose secco, "starò bravo, promesso".
Gibbs gli lanciò un'occhiataccia senza aggiungere altro. Che considerasse Tony uno dei suoi migliori agenti era vero. A lui avrebbe affidato pure la sua vita senza alcuna esitazione, ma la sua forza come agente era pari alla sua lingua ed a volte era davvero impossibile per una persona taciturna come Gibbs, accettare tutto quel chiacchiericcio.
La macchina sfrecciò in una strada di campagna, l'asfalto era umido per la pioggia dei giorni scorsi, ma quando alla guida c'era l'agente più anziano, il capo del team Leroy Jethro Gibbs era come essere in una botta di ferro, sempre se non si trattava di qualche emergenza!
"Capo posso dire una cosa?" chiese improvvisamente Tony.
"Se proprio devi... ".
"Sono contento che tu abbia scelto me per questa missione, mi rende davvero felice, vedrai che non ti deluderò" sorrise con un sorriso dolcissimo. Gibbs non rispose, ma abbozzò un sorriso come risposta.
Tony non aggiunse altro, non che si aspettasse davvero una risposta da quella sottospecie di orso che aveva come capo, ma lo conosceva abbastanza bene per sapere che dietro a quella specie di smorfia, si nascondeva uno degli apprezzamenti migliori che l'uomo era in grado di fare.
Un piccolo bagliore attirò la sua attenzione fuori dalla vettura: "E quello cos'è?" chiese accigliato quando si sentì un forte boato che fece perdere il controllo dell'auto.
"Tieniti forte Tony!", urlò Gibbs un istante prima di uscire fuori di strada per poi dare un paio di giri con l'auto atterrando su un campo situato sotto la strada principale.
Il fumo copriva la visuale, Jethro riuscì appena a tenere gli occhi aperti per qualche minuto vedendo il suo compagno svenuto accanto a lui col volto ricoperto di sangue, poi dei passi fuori dal veicolo, forse qualcuno aveva visto l'incidente e stava cercando di soccorrergli. Cercò di allungare la mano verso DiNozzo, ma la vista gli si offuscò e perse i sensi.

***

L'odore di rancido e ferro gli impregnava le narici fino a provocagli nausea. La testa era pesante e faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Piccoli fasci di luce penetravano da delle finestre a cui erano state affisse delle assi di legno, ma gli ci volle comunque un po' all'agente Gibbs per mettere ben a fuoco l'ambiente che lo circondava.

"Ben svegliato agente" sentì una voce alle sue spalle, cercò di voltarsi e, solo in quell'istante, si rese conto di essere legato saldamente a una sedia coi braccioli. Gibbs si schiarì la voce: "Chi sei?" chiese.

L'uomo rise divertito girando intorno al suo ostaggio fino a palesarsi davanti a lui: "Hai già dimenticato la mia voce, marine?" sorrise gustandosi l'espressione di stupore e orrore dipinta sul volto del suo prigioniero.

"Tu...?" mormorò e la sua mente fu rapita da un ricordo lontano. Si rivide con la divisa da cecchino, dinnanzi a lui un uomo di corporatura massiccia, barba incolta e occhi così chiari da sembrare quasi gialli. Lo osservava con disprezzo mentre lo teneva sotto tiro, ma l'uomo dinnanzi a lui non sembrava temere le pallottole e neanche la morte, lui era stato battezzato "l'ombra della morte", perché chiunque lo incontrava sul campo di battaglia, era destinato a morire.

"Dalla tua espressione direi che qualcosa ti è venuto in mente" ipotizzò.

"L'ombra della morte... cosa vuoi da me?" rispose freddo l'agente dell'ncis restando sulla difensiva.

"Non sono qui per regolare i conti del passato, se è questo che temi" ribatté l'uomo dalla pelle scura come il cuoio.

"Io non ti temo" disse tranquillo.

L'altro scoppiò a ridere di gusto: "Non sei cambiato per niente! Ottimo, così sarà più divertente".

Gibbs lo scrutò senza rispondere, non voleva metterlo in condizioni di intaccare la sua corazza. Aveva un forte mal di testa e sentiva in pezzo di fronte molto freddo, con molta probabilità aveva del sangue fermo in quella zona.

"Ci hai mandati tu fuori strada?" chiese e in quel momento si ricordò che non era solo in auto e un flash del volto di Tony completamente insanguinato prese forma nella sua testa. Guardò il suo carceriere in attesa di una risposta, nella speranza che gli dicesse qualcosa di più di un semplice si o no.

"Fucile di precisione, un kate dritto nel pneumatico e la velocità abbinato all'asfalto bagnato ha fatto il resto" sorrise.

Gibbs moriva dal desiderio di chiedere del suo uomo, ma mostrare troppo interesse per lui avrebbe potuto far diventare DiNozzo un suo punto debole.

"Non mi chiedi del tuo amico?" lo stuzzicò l'altro scrutando attentamente la sua espressione.
Gibbs non rispose.
"Pensavo foste amici e che ti importasse di lui" finse dispiacere l'uomo, "ah giusto per precisare, quel nome, non lo uso più, ora puoi chiamarmi Malice" sorrise.
"Dovrei farti i complimenti?" sbottò Jethro nervoso. L'altro rise: "Oh, certo che no! Era solo per fare quattro chiacchiere".
"Non ho alcuna intenzione di chiacchierare con te, quindi dimmi cosa vuoi e facciamola finita!".
"Voglio essere chiaro con te, Gibbs" prese a parlare l'uomo, "ora sono un mercenario che esegue ordini su commissione, non uccido più in nome della guerra, ma solo per il denaro".
"Nobile da parte tua..." lo prese in giro Jethro.
L'altro sorrise assestandogli un pugno in pieno volto così forte da fargli girare la testa: "Non costringermi a farti del male!" ringhiò.
L'agente dell'ncis sputò il sangue che gli aveva riempito la bocca e aggiunse: "Ora almeno ti riconosco!".
"Idiota!" l'afferrò per i capelli, "non è così che voglio giocare con te!".
"Ah no? E sentiamo, cosa avresti in mente?".
Malice guardò un punto in ombra della stanza e a Gibbs mancò il fiato: "Tony" mormorò impallidito. L'altro si avvicinò al più giovane degli agenti che era ancora privo di coscienza: "Eh già, visto che sorpresa?" rise prendendo DiNozzo per i capelli e mostrando il volto tumefatto del giovane.
"Tu... maledetto bastardo!" urlò Gibbs fuori controllo.
"Non dovresti insultare qualcuno che ha tra le mani il destino di un'altra persona, sai?" sorrise alzandosi e guardando il corpo di Tony dall'alto, "forse non ti è chiara la situazione agente Gibbs, anche se per me sarai sempre il marine Gibbs," rise, "io posso uccidere questo ragazzo in qualsiasi momento. Mia è la decisione se la sua sarà una morte lenta e dolorosa o rapida".
"Ti diverti? Sei patetico!" ribatté Jethro con sguardo carico di odio.
"Eh no, non ci siamo" mormorò posando un piede sul petto di Tony che gemette sommessamente.
"Fermo!" tuonò Gibbs.
"Perché dovrei? È divertente sai?" rise aumentando la pressione del corpo sul piede schiacciando la cassa toracica dell'agente che diventava sempre più pallido.
"Che cosa vuoi da noi?" chiese il più anziano dei due agenti.
"Mi servono dei nomi!" rispose fermandosi e permettendo a DiNozzo di respirare.
"Che nomi?".
"So che siete stati al Pentagono e che siete stati messi al corrente di una missione segreta in Afganistan. Il mio cliente vuole il nome degli agenti infiltrati in questa missione: Tu mi dici chi sono e io vi lascio andare entrambi con tante scuse" sorrise.
L'agente Gibbs non rispose, ma si prese del tempo per riflettere. Continuava a guardare Malice che nel mentre continuava a giocare col piede sul corpo di DiNozzo senza creare pressioni, con il semplice intento di concentrare lo sguardo di Jethro su di lui. La vita di Tony era nelle sue mani, ma se avesse parlato, non solo non era certo che avrebbe mantenuto la parola, ma avrebbe condannato a morte certa anche quei giovani agenti sotto copertura.
"Non so di cosa parli" rispose infine.
"Come vuoi" mormorò Malice prendendo di peso Tony e appoggiandolo di spalle contro il muro, gli alzò le braccia sopra la testa sovrapponendo i palmi delle mani ed infine gli pianto un coltello da caccia proprio nel loro mezzo fissando il giovane al muro.

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Ciao a tutti, eccomi qui con una nuova storia. Veramente è una storia che scrissi tantissimo tempo fa e che avevo dimenticato nel pc. Il contenuto narrativo è un po' diverso e ci sono scene più esplicite del solito, ma spero vi piacerà lo stesso. 
fatemi sapere.
Anna.


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