Ci sono legami che nessuna guerra potrà mai spezzare
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Ager picenus inferiore, 268 a.C.
Nipias è una ribelle: è convinta che nessuno le potrà impedire di lottare per la libertà del suo popolo, minacciato dalla sete di potere di Roma.
Ma suo padre...
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Nipias si stiracchiò sotto i raggi tiepidi dell'alba e socchiudendo gli occhi vide che il cielo stava velocemente virando verso la luce rosata del mattino. Ridacchiò imbarazzata nel sentire le proteste del suo corpo indolenzito e d'istinto rotolò di lato per rifugiarsi tra le braccia di Marco, che l'aveva svegliata più volte nelle ultime ore, amandola con un'intensità che ora, alla luce del giorno, la faceva arrossire. C'erano stati momenti in cui le era parso di vedere un lampo di dolore negli occhi dell'uomo: prima di addormentarsi l'ultima volta, Nipias lo aveva sentito inspirare a fondo il profumo dei suoi capelli. Si tirò a sedere sul giaciglio improvvisato, sorpresa perché il Romano non si vedeva da nessuna parte. "Calma" si disse, guardandosi intorno con un sorriso nervoso. "Di certo è qui!"
Ma per terra c'era solo una tunica e la ragazza rabbrividì, perché l'umidità delle ultime ore notturne l'aveva bagnata; cercando un panno asciutto con cui coprirsi, le sue mani incontrarono un freddo oggetto metallico. Adagiata sulla sua veste, la moneta di bronzo che Marco era solito portare al collo emanava un tenue brillio: Nipias la prese tra due dita, sollevandola a livello dei suoi occhi e osservandola incredula. Notò distrattamente ogni piccolo dettaglio del dischetto di bronzo – la faccia di un Romano sconosciuto, le scritte in latino, il piccolo graffio lungo la parte inferiore del bordo – ma i suoi pensieri erano molto lontani da lì. Mentre giacevano l'uno a fianco all'altro, ad un tratto Marco le aveva chiesto cosa ne fosse stato di Ennio e lei gli aveva raccontato a fatica di come avesse nascosto il suo corpo non lontano dall'accampamento dei ribelli, lungo le rive del Truentum...
L'intuizione finale le penetrò nel petto come una lama ghiacciata, portando con sé un vortice di vergogna e rabbia: "Mi ha ingannato!" pensò, arricciando le labbra e stringendo la moneta nel pugno fino a incidersi la pelle con i bordi seghettati. "Mi ha usato per ottenere ciò che gli serviva, per sapere dove si trova il nostro esercito!" Scattò in piedi, il corpo pervaso da un fuoco disumano che la faceva tremare; si vestì senza lasciar andare la moneta di bronzo, osservandola con le iridi cupi e scintillanti d'indignazione. "Per tutti gli dèi, Romano, questa te la farò pagare!"
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«Sei sicuro di ciò che dici?»
Sofo appariva visibilmente scettico e accanto a lui Russo, appena ripresosi dalle ferite subite sotto le mura di Camerino, scosse la testa con aria incredula. Marco non poteva biasimarli: nel mese e mezzo in cui avevano messo a ferro e fuoco il territorio di Ascoli non si erano mai imbattuti in grandi gruppi di ribelli. La naturale conclusione era che si trattasse di briganti male armati e senza organizzazione che si nascondevano tra le montagne. Nipias, però, gli aveva raccontato una storia diversa.