*

Ha lasciato che fossi io a ordinare per entrambi. Mi ha sorpreso, dicendo di non aver mai assaggiato i ricci di mare. Io, invece, ho sorpreso lei ordinandoli insieme a un primo di linguine, che meritava i complimenti allo chef.

Parliamo, mangiamo e giochiamo, cogliendo ogni occasione possibile per brindare con un Pinot bianco, spumante e piacevolmente freddo.
Brindiamo al divertimento senza folli e sciocche esagerazioni. Brindiamo al futuro oscuro e ignoto. Brindiamo alle inaspettate scoperte della vita. Brindiamo al destino. Brindiamo a noi e al nostro incontro. Brindiamo al preludio di quella che, sicuramente, sarà una serata indimenticabile.

*

Prima dell'arrivo dei secondi, Marlena inizia un discorso che non mi piace molto. Anzi, non mi piace affatto.

«Perché vi siete lasciati?»
Sospiro, cercando di edulcorare una profonda nota di disappunto per l'argomento intrapreso.

«Ne vuoi parlare davvero?»
«Sì.»
«Perché?»
«Perché voglio sapere chi ho di fronte.»

È decisa. Ferma sul punto. E lo sento, sono sicuro che questo è il momento in cui farà una scelta. E anche io devo farla, una scelta. Di parole, da usare con cura, cercando di evitare la caduta in facili errori. Mi verso un altro po' di vino e, fatto un breve sorso, inizio a parlare.

«Era l'unica cosa saggia da fare. Non era rimasto nulla da salvare. Era un rapporto morto, affogato, in un mare di noia.»

Faccio una pausa. La sua attenzione è totale su ogni mia parola, ogni mio movimento. Mi sta studiando, come si fa con un animale selvatico o un esperimento scientifico. Sta raccogliendo dati, per elaborare la sua ipotesi e formularne una tesi.

«È stata lei ad andare via. Ormai io ero annoiato persino dall'idea di fare il primo passo.»

Chiudo. Aspetto.
Lei pensa e, alla fine, smonta tutto.
«Quello che mi hai detto non è un perché. Piuttosto è un "come". Io, invece, voglio sapere il perché vi siete ridotti così.»

Mi porge il bicchiere vuoto, il suo. Lo riempio degli ultimi sorsi di vino rimasti, riprendendo il discorso.
«Ti stupirà sapere che non lo so. Più o meno un paio di anni fa le cose sono cominciate a cambiare. Lei... ha cominciato a cambiare. Non rideva, non parlava, non viveva. Ha cominciato a essere perennemente annoiata e scontrosa. Vuota, come questa bottiglia. E non so dirti perché, ma è stato così. E poi, qualche giorno fa, è andata via. L'ho rivista solo una volta, per iniziare le pratiche di separazione. Questo è quanto, ora sai tutto.»
«Come hai fatto ad accettarlo senza opporti?»
«Andava bene anche a me.»
«No, intendevo: come hai fatto a non accorgertene nel mentre, del suo cambiamento.»
«Me ne sono accorto, invece. Ma ogni tentativo di capirla, di aiutarla, finiva in un buco nell'acqua. Lei "non aveva niente". E non aveva niente sempre. Fino a quando non ho pure smesso di provarci, di provare a capirla e... magari riuscire anche ad aiutarla.»

Annuisce, davanti una impepata di cozze che, per me, profuma d'infanzia e di pranzo della domenica.

È il turno mio. Tocca a me chiedere, ma io, al contrario suo, non sono così schizzinoso sulle domande.
«E tu?»

Sfila via un frutto dal guscio, reggendone la conchiglia con due dita di eleganza ed esperienza.

Non conoscerà i ricci, ma i mitili tipici del posto sì. Chissà dove li ha mangiati la prima volta...

«Io cosa?»
«Boh, qualsiasi cosa. Dimmi ti te, che non so quasi nulla.»

Succhia la punta delle dita con un gesto accennato. Poco fine, ma che non m'importa: è bella anche per questa sua spontaneità. La imito, se siamo in due a farlo il galateo ci farà sicuramente il favore di voltarsi dall'altra parte.

Take On Me [Completa - In Perpetua Revisione]Where stories live. Discover now