Capitolo Due

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Cercare di non parlare di mio padre quando sono con mamma è la cosa piú difficile di tutte. Preferirei inghiottire un'intera ala di pollo piuttosto che dover far finta di nulla. E considerando che sono vegetariana si puó ben capire che non è la cosa piú semplice del mondo.

Ho accompagnato mamma a casa intorno alle 20.00, non ha voluto cenare al ClumBucket, ha preferito tornare a casa per continuare a fissare il vuoto, al solito. Il fatto che oggi si sia lasciata convincere a venire è un bel passo in avanti. Mi spiazza vederla soffrire così. Sono passati diversi anni ma per lei è come se non fosse passato neanche un minuto da quel tragico momento. Lei era li. Lui le è morto in braccio. Si amavano. Ed io li aspettavo.

Ad essere sinceri neanch'io ho tanta voglia di uscire questa sera. In realtà, se non con mia madre, io non ho mai voglia di uscire.

Mi rende triste. Mi chiudo. Non parlo. Come posso uscire se poi mi siedo al bar e bevo quella fottuta birra senza dire la benchè minima parola? Qualche anno fa parlavo con Stacy, discutevamo del piú e del meno. Adesso neanche lei riesce a tirarmi giú qualche parola. Perció resto a casa, guardo un bel film strappalacrime in tv e poi magari do un occhiata a Facebook, così, per scrupolo.

Ho guardato la seconda parte di Breaking Down e sto ancora piangendo, l'inaspettata morte di Carlisle Cullen mi lascia ogni volta di stucco, anche se poi so che è tutta una farsa e che non è realmente morto.Ma va beh.

Il computer fa un pó i capricci questa sera. Si accende dopo una buona manciata di minuti. Apro il mio profilo. Non ci sono notifiche. Come sempre. Scorro velocemente la home. Foto. Viaggi. Serate. Tutti si stanno divertendo. Arriva una richiesta d'amicizia, un certo Patrick Dirley. Carino. Mi scrive.

«Ehy»

«Ci conosciamo?»

«Non è mai troppo tardi»

«Ho da fare. Scusami.»

Non mi va proprio di conoscere gente. E se poi dovesse capitarmi come a mia madre? Le dico sempre di essere forte ma quella debole sono io, ho paura ad avere relazioni. Ho paura della solitudine. Non voglio restare sola, ho bisogno di affetto, quello che per anni mi hanno donato i miei genitori. Gli unici. Non ho amiche, solo Stacy.. e lei non si butta di certo dal terzo piano per farmi una carezza o abbracciarmi.

Riapro facebook. Un messaggio.

Stacy.

«Pupetta»

«Bella»

«Ma ti hanno segregata? Esci dai!»

«Stacy lo sai, non è il caso.»

«Sid, hai ventidue anni. Non puoi fare una vita da nababbo ancora per molto.»

«Sono uscita con mia madre oggi pomeriggio, i nababbi non lo fanno.»

«BANDO ALLE CIANCE. Domani sera al pub e birra. Ti aspetto. Niente scuse. Ciao baby :-) T.v.b.».

No, Stacy... Grrr... sempre la solita.

« A domani. »

E pensare che ti amavoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora