0|Prologue

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27 maggio 2018
📍Monaco

🎧 RIP- Olivia O'Brien ft. G-Eazy

Ansia da prestazione, credo di averla avuta sin da ragazzina. Correre in pista è stato il mio sogno da sempre, da piccola era quasi come uno sfogo ogni fine settimana con mio papà e mio fratello.
Il sole di maggio batte forte sull'asfalto del circuito di casa mia, il Principato di Monaco. Sono nata in Francia ma sono cresciuta qui, in questo piccolo pezzo di terra che per me è sempre stato "casa".

Mi chiamo Emilie Bianchi, non è un caso che il mio cognome sia identico a quello del pilota di Formula Uno coinvolto in un incidente durante il Gran Premio del Giappone. Esatto, Jules Bianchi era mio fratello, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo dentro di me che in quel periodo ero solo una ragazzina.

Dopo la sua morte la mia vita e la mia passione per le auto, proprio come lui, non avevano più un senso. Nel 2015 mi sono ritirata dalle corse e non ne volevo più sentir parlare, non volevo sentire parlare di motori o di gare. I trofei che avevo vinto nelle categorie minori erano come un ricordo continuo della morte di Jules, cosi li nascosi nello studio di papà. Non ci entravo mai e le poche volte che lo facevo mi pervadeva una sensazione di nostalgia.

Trascorsi due anni così, chiusa dentro di me e cercando di superare il lutto affiancata dal mio psicologo, ottenendo risultati poco soddisfacenti, soprattutto per mia madre la quale voleva che affrontassi tutto quello che avevo vissuto per poter tornare a correre e vincere di nuovo.

Solo una persona era riuscita a penetrare il mio guscio e a convincermi a correre di nuovo.
Charles Leclerc, il miglior amico di mio fratello che mi era stato sempre vicino dopo la sua morte. È solo grazie a lui se sono qui su questo circuito, a casa mia, pronta a vincere di nuovo.

Una gelida mattina di dicembre si era presentato a casa mia con il mio casco rosso e bianco, i colori della nostra bandiera, con il numero 17 sopra, quello di mio fratello.
«Ehi, come stai?» mi domandò sussurrando sedendosi accanto a me. Avevo delle occhiaie profonde ed era il caffè che mi teneva in piedi, posai lo sguardo sul casco e spalanca gli occhi. Gliel'avevo detto che non volevo più vederlo, non volevo più vedere niente riguardante la Formula Uno.

«Portalo via» disse con voce instabile, stavo per scoppiare a piangere dopo una notte insonne fatta di incubi su Jules, come al solito, e tre tazze di caffè, nonostante fossero solo le 10:30 del mattino.
«Emilie...» iniziò ma lo bloccai subito dicendo: «Non tornerò correre. Ho chiuso con le auto, i motori, i podi e le vittorie»

Mi scrutò mentre portavo le gambe al petto e lasciai che le lacrime mi rigassero le guance, mi guardava con lo sguardo di qualcuno che aveva mille domande da pormi e che non poteva trattenersi.
«Vorrei tornare a correre, Charles, ma non posso. Ogni volta che vedo una monoposto o guardo un gran premio, mi ricordo quel maledetto giorno in cui quell'incidente mi ha portato via Jules e non posso scendere in pista con la fobia di fare la sua stessa fine» sussurrai piangendo.

Charles mi guardava senza dire una parola, ma lo vedevo con gli occhi lucidi. Lui e Jules sono stati amici fin da bambini e la sua morte è stato un duro colpo anche per lui. A differenza mia, Charles aveva continuato a correre, più determinato che mai a vincere.
Mi alzai dal divano per prendere la quarta tazza di caffè quella mattina e tentai di non tremare mentre versavo il caffè nella mia tazza preferita.

Charles era nervoso, si passava il casco da una mano all'altra. Quell'argomento era molto delicato sia per me che per lui, e bisognava andarci piano come su un campo minato. Si alzò dal divano e si avvicinò a me, mi diede il casco in mano e in quel momento ebbi la sensazione di rivivere tutto. Il volante tra le mani, il pit-stop svolto in pochi secondi, il profumo delle gomme nuove con tutti i tipi di miscele. L'ambiente della Formula Uno.

«Pensaci, per favore» espresse quasi pregandomi, annuii e lo abbracciai, mi strinse forte e iniziamo a singhiozzare entrambi. Il suo profumo mi inebriava le narici e tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, come se intorno noi due ci fosse stata una bolla capace di respingere ogni cosa.
Charles uscì di casa e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo viva, mi sentivo in grado di fare qualunque cosa ed è così che decisi di riprendere quello che non avevo concluso.

«Buona fortuna, Emilie» dice Antonio, scuotendomi dai miei pensieri. «Credo proprio che mi servirà» affermo mettendomi il casco. Sono in pole position e non posso chiedere di meglio, salgo in macchina e attendo che i semafori diventino rossi. Ne vedo uno, due, tre, quattro e infine cinque, poi niente. Schiaccio l'acceleratore e guido il Gran Premio senza nessuna paura, Charles è nel box del Prema team a guardare me e Antonio. Come di suo solito.

Dopo ben 15 giri di duello accanito con George Russel vinco il Gran Premio di casa mia ed è il mio primo podio dopo la morte di Jules. Non appena scendo dalla vettura corro ad abbracciare Charles, non sarei mai tornata quella di una volte se non fosse stato lui a convincermi.
«Sono tornata, Charles. Niente e nessuno mi fermerà ora!» strillo di modo che mi senta, tra le grida dei meccanici. Durante la premiazione piango più di quanto immagino, sia per la vittoria, sia per il fatto che Jules non è qui.

@emiliebianchi

Yas! I'm the winner! Thanks you @premapowerteam ♥️

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COLLISION|| Charles LeClerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora