Capitolo 25

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Una felpa nera nasconde le sue spalle larghe e muscolose. Ha il cappuccio tirato su, mentre sta fumando una sigaretta.
Vado verso di lui e mi fermo alle sue spalle. Sta leggendo qualche messaggio sul cellulare, non si è nemmeno accorto della mia presenza.

Mi raccomando, Alison, fai l'amica! Tenta di andarci d'accordo e vedrai che il diario sarà di nuovo tuo!

"Buonaseraaa!" Gli urlo all'orecchio, dovendomi tirare in punta di piedi vista la sua altezza spropositata.
Lui si gira velocemente e la sua espressione, da seria, diventa più allegra.
"Ei, ciao." Sorride. "Non pensavo saresti venuta veramente!"
"Beh, ti ricordo della pizza..."
"Vediamo se te la meriti." Fa una smorfia.
"Come?! Sei stato tu a dirmi che me l'avresti offerta!" Sbotto.
"Certo, ma solo se farai il tifo per me." Continua a sorridere beffardamente.
"La volta scorsa non sembrava avessi bisogno del mio tifo." Tiro su un sopracciglio. Sento come se mi stesse prendendo in giro.
"Beh, stavolta potrei averne bisogno, chi lo sa!"
"Mh... certo." Rido, ironicamente.
Lui soffoca una piccola risata e il silenzio compare.

Non so perché, ma mi sento a disagio se non litighiamo come sempre e stiamo zitti.

"Ehm... cosa stiamo aspettando?" Chiedo, per rompere il ghiaccio.
"Nate."

Il mio cuore perde un battito.
E me lo dice così tranquillamente?!
Poteva avvertirmi che ci sarebbe venuto a prendere lui!

"Ah... oh... e... fra quanto arriva...?" Tento di non far vedere l'agitazione.
"Credo... ah, no. Eccolo."
Mi giro nello stesso istante in cui un pick-up grigio si ferma di fianco a noi.
Dalla macchina scende lui, Nate. Bellissimo come l'ultima (e prima) volta che l'ho visto.

"Ciao, raga!" Viene verso di noi.
"Nate." Jace gli stringe la mano per poi abbracciarlo.
Si tirano non so quante manate sulla schiena. Ma perché i maschi devono sempre riempirsi di botte pure quando si salutano?
"Ciao, Alison!" Mi sorride, per poi darmi un piccolo bacio sulla guancia.
"Ciao...!" Arrossisco, nella speranza che nessuno l'abbia notato.
"State aspettando da molto?"
"No, siamo appena arrivati. Iniziamo ad andare?" Chiede Jace.
"Sì, salite."

Ci dirigiamo verso la macchina: Nate alla guida, Jace al suo fianco e io dietro.
Appena mette in moto iniziano a raccontarsi del più e del meno.
Devo ammettere che non ho mai visto Jace così felice con un suo amico.
Solitamente non si comporta allo stesso modo. Sì, ci ride e ci scherza, ma... è diverso. Tutta la scuola gli porta rispetto e gli va dietro per via della sua popolarità. Tutti lo trattano come un capo. Nate no.
Nate gli dice le cose in faccia per come stanno.
Non ha paura del suo giudizio. Anzi, sembra quasi comportarsi da fratello.
Mi fa strano ma, in questa ultima settimana ho imparato a conoscere molti più lati di Jace che non conoscevo. Non so se considerare la cosa positiva o meno.

"No, Jace. È un figlio di puttana. Tu cosa ne pensi, Allie?"
La domanda di Nate mi risveglia dai miei pensieri.
"È? Riguardo cosa?" Chiedo.
"Ti stai addormentando?" Ride Jace, girandosi verso di me.
"No, scemo! Ero solo distratta!" Gli do una piccola pacca sulla testa, per farlo rigirare.
"Ma ogni tanto sai stare tranquillo senza romperle i coglioni?" Ride Nate.
"Non dire cazzate, che tu a volte sei peggio di me."
"Ma quando?!" Inizia a picchiarlo per scherzo, mentre continua a tenere la mano sinistra sul volante.
"Oh, stronzo! Che cazzo vuoi fare?!" Ride Jace, ricambiando le sue manate.
"Non fare il figo solo perché vinci sempre gli incontri. Ricordati chi ti ha insegnato." Dice, mentre frena ad un semaforo.
"Ehm... scusate, posso capire cosa mi avete chiesto?"  Chiedo, non avendoci capito nulla.
"Oh, scusa Allie. Volevamo avere un parere da parte tua." Mentre parla mi guarda dallo specchietto.
"Dimmi." Il semaforo torna verde.
"Se una tua amica ti avesse tradito e, per colpa sua, fossi finita in guai seri... e per guai seri intendo con la polizia... cosa faresti se un giorno la rivedessi?"
Rimango pietrificata dalla domanda.
Non ho idea di cosa rispondere. Non mi è mai capitato nulla di simile.
"Ma fra'! Non puoi fare una domanda del genere a una come lei! Non ha idea di cosa voglia dire mettersi nei cazzi con gli sbirri! Ha suo fratello come guardia del corpo 24 ore su 24!"
"Ei! Mio fratello non mi fa da guardia del corpo! Se no ora non sarei nemmeno qua!" Sbotto.
"Beh, menomale! Da come ti tratta sembra che non gli siano bastati nove mesi in pancia assieme!" Ride.
"Finiscila, Jace. Forse sei tu che dovresti evitare di dire bugie a tua sorel-"
"Stai zitto." Jace si è fatto serio.
Nate, stranamente, obbedisce.

Non ho minimamente capito nulla.

"Ehm... comunque non saprei come reagirei... penso che la eviterei..." Rispondo, finalmente, alla domanda di prima.
"Visto? Cosa ti dicevo?" Nate dá una manata sulla gamba di Jace. "Brava, Allie. Allora la pensiamo uguali." Mi sorride dallo specchietto e io ricambio.
"É troppo facile parlare da fuori!" Sbotta Jace.
"Da fuori cosa, coglione? C'ero anch'io! E mi ricordo tutto benissimo!"
"Va beh, parcheggia qua."

Ho capito meno di prima.

Nate ferma la macchina in un parcheggio di un edificio e noi scendiamo.
È già pieno zeppo di gente e... non sembrano molto gentili.

"Da adesso in poi, stammi vicino. Non ti allontanare neanche di mezzo metro." Mi dice Jace, a bassa voce. Il suo sguardo duro è rivolto verso quella folla e mi fa realizzare che il mio pensiero, forse, non è così sbagliato...

Il Peggior Nemico di Mio FratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora