Capitolo 10

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~ 🌈Dato che il romanzo è ambientato in Spagna, ho deciso che qua e là inseriró qualche parola autoctona, giusto per dare un poco più di gusto al tutto (perciò non sono tutti errori di battitura giuro). Spero piaccia come idea🌈~

L'indomani mi feci trovare all'alba nella stanza principale della taverna, dove avevamo cenato il giorno prima. Mi portarono la colazione e chiesi se il marcante era giá uscito, la donna mi disse di no. Mangia con calma.

Non feci in tempo a finire il pasto che lo vidi arrivare. Aveva il viso più riposato del giorno prima e sembrava di buon umore. Quando mi vide, mi si sedette di fronte e ordinó anche lui la colazione. "Buongiorno mio signore" dissi. Decisi di mantenere un tono dimesso rispetto al giorno prima e il più servile possibile. Lui mi guardò. "Buon giorno. Ieri non abbiamo fatto le adeguate presentazioni. Sono Ruben de Leon, mercante e padre di famiglia. E voi siete?" "Rebeca, mi chiamo Rebeca".
Lui mi guardò interrogativo. "Avete anche un cognome Rebeca?"
"Almódovar, Rebeca Maria Almódovar".
Lui annuí.
"Da dove venite Rebeca?"
"Un paesino, a nord di qui"
"Non parlate volentieri di quel che vi riguarda. Come posso viaggiare con una completa sconosciuta? Potreste essere un pericolo".
Non percepivo ironia nel suo tono di voce, perciò lo guardai in volto provando a decifrare il suo sguardo: era completamente serio.
"Mio signore, sono una ragazza di 13 anni. Potete perquisirmi, non ho armi. Voi siete un uomo, adulto, probabilmente il doppio di me in stazza. Se voleste, sareste voi a potermi fare del male. Eppure io sto per affrontare un viaggio con voi. Ora vi chiedo chi di noi due, con più probabilità ed una maggior riuscita, può far male all'altro?".
Lui sorrise.
"Siete sveglia per essere una ragazzina" disse divertito. "Tredici anni avete detto, avete suppergiù l'età di mia figlia".
Abbassai lo sguardo e continuai a mangiare, ma a quanto pare Ruben voleva informazioni su di me a tutti i costi.
"Avete detto di essere orfana. Perché volete recarvi in città?".
Perché volevo recarmi in città? Perché dovevo andarmene dal mio paesino di origine, perché avevano bruciato mia madre come strega, perché dei demoni molto probabilmente mi stavano cercando e forse anche l'inquisizione, perché avevo bisogno di andarmene lontano, di scappare in un luogo dove sarei potuta essere nessuno.
"Per cercare fortuna" dissi semplicemente.
Lui rise fragorosamente. "Fortuna? In che modo una ragazzina pensa di trovare fortuna in città?".
Feci spallucce. "So leggere, scrivere e far di conto. Leggo il latino e me la cavo col greco antico. Parlo fluentemente il francese e il volgare. Conosco la storia e la geografia. Non mi spaventano i lavori pesanti e sono piuttosto sveglia per la mia età. Qualcosa troverò".
Lui mi guardò sbalordito. "Voi sapete davvero fare tutte queste cose?". Annuí. Lui ammutolì. Con un paio di bocconi finí ciò che aveva nel piatto e si alzò. "Vado a legare i cavalli alla carrozza. Ci vediamo tra dieci minuti nelle stalle".
Appoggiai le posate nel piatto e mi alzai.
"Vengo a darvi una mano" dissi convinta.
Legammo i cavalli alla carrozza e partimmo.
Durante il viaggio il mercante continuò ad interrogarmi, era determinato a volermi conoscere meglio.
"Chi vi ha insegnato quello che sapete?"
Mia madre e un poco anche Fermina.
"Mio padre, assunse una istitutrice quando ero piccola" mentii.
"Non avete altri parenti oltre a vostro zio dai quali andare?" Nessuno che io sappia.
"Degli zii da parte di mamma, da qualche parte, in Francia credo, ma non li ho mai visti e non credo mi accoglierebbero".
Mi stupii con quanta facilità riuscissi a mentire a quell'uomo, ma era necessario in quel momento, ormai tutto doveva ruotare attorno alla bugia che avevo raccontato all'inizio ed alla motivazione della mia fuga dal mio paesini di nascita. Ruben sembrava un uomo buono e un poco mi spiaceva mentigli, ma la mia sopravvivenza e riuscita nel piano di arrivare in città mi stavano decisamente più a cuore.

Arrivammo dopo quasi dodici ore di viaggio e di incessanti domande del mercante, alle quali rispondevo nel modo più vago possibile, mentendo se erano sul passato e dicendo il vero se riguardavano me e le mie capacità. Alla fine del viaggio eravamo entrambi stravolti.

L'uomo fermò la carrozza in una via abbastanza larga, davanti a un portone di legno scuro. "Siamo arrivati" disse, scendendo dall'abitacolo. Non capii, ma scesi comunque, seguendolo.

Mi guardai attorno. La via era dritta, ampia e lastricata da ciottoli. Entrambi i lati della strada erano percorsi da case a due o tre piani, tutte abbastanza basse, simili a quelle del mio paesino per costruzione, ma decisamente più eleganti e ricche.
Scendendo mi trovai davanti ad una casa a due piani. Le pareti erano rosso corallo e la facciata era adornata da diverse bifore arabeggianti in pietra ed al primo piano, al centro della facciata, si trovava un piccolo balcone, che richiamava sempre lo stile delle finestre. Il rosso della facciata entrava in contrasto col verde delle piante e il bianco dei fiori che si trovavano ad ogni finestra, ed una pianta rampicante correva lungo la ringhiera del balcone, cadendo posi sulla facciata, fino all'architrave del portone.

Il mercante si avvicinò alla porta e diede due forti colpi, usando la maniglia di metallo che si trovava su di essa. Io aspettai, pochi passi dietro di lui. Una donna vestita con abiti semplici e con in testa un cuffia bianca venne ad aprire il portone.
"Padrone siete arrivato finalmente! Vi stavamo aspettando per la cena. Come é andato il vostro viaggio?"
"Ah Dolores mia!" disse Ruben entrando.
Il portone dava su un piccolo cortile in pietra, che era percorso per tutto il perimetro da un porticato sul quale si reggeva l'abitazione.
"Siamo a cavallo! Se tutto va come deve andare in due anni la mia rendita potrebbe duplicare!"
"Oh Dios mio!" disse la donna, facendosi il segno della croce. Doveva essere una domestica, probabilmente la governante della casa. Era più vecchia di Ruben, di una decina di anni forse. Anche se era al servizio del mercante si vedeva che i due avevano un rapporto intimo e lei lo guardava con occhi amorevoli, quasi come se fosse suo figlio, tanto che ad un tratto dubitai che potesse essere una semplice una domestica.
L'uomo si mise a ridere.
"Ah Dolores mia! Vedrai se non ho ragione! Dov'è finita la mia famiglia? Non vengono a salutarmi?".
Ruben si mise in mezzo al cortile e iniziò a urlare a gran voce.
"Niños! Esposa!". Poco dopo tre bambini entrarono correndo nel cortile e una donna si affacciò da una delle finestre che davano sul cortile interno. I bambini corsero in braccio al padre, che li prese tutti tra le braccia. Di li a poco arrivò anche la moglie.
Dopo aver salutato la famiglia e pregato Dolores di far abbeverare i cavalli, Ruben mi fece gesto di entrare. Io varcai la soglia dell'abitazione. Tutti mi guardarono incuriositi.
"Familia, questa è Rebeca. Starà con noi per questa notte e per tutto il tempo che riterrà necessario".

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Niños: bambini
Esposa: moglie
Familia: famiglia

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