Nirvana

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Anche quest'anno siamo arrivati alla vigilia di Natale, così come nel film "Nirvana" di Salvatores che batte ormai i 22 anni dalla sua uscita.

Al tempo fu un grandioso successo di pubblico, ma fu accolto dalla critica in maniera decisamente fredda. Io l'avevo visto, molto intenso, visionario e anche a suo modo profetico a parte qualche riferimento "tecnico" infelice qua e là che ci può stare per chi si avventura in un genere come questo senza essere Kubrick. 

E l'ho rivisto e lo rivedrei ancora per l'ennesima volta, per il suo ispiratissimo e filosofico Diego Abatantuono così come per la troupe storica del regista napoletano (ma milanese d'adozione) formata dai fedelissimi Claudio Bisio, Bebo Storti e Paolo Rossi con Silvio Orlando tutti capitanati da un Sergio Rubini in versione cyber-pugliese e da Christopher Lambert , se pur non sempre impeccabile, comunque sempre Lambert. 

Stefania Rocca, perfetta nel ruolo e poi Amanda Sandrelli e Luisa Corna (indovinate dove) insieme all'eterea Emmanuelle Seigner (l'inarrivabile Lisa attorno alla quale tutto il film in fondo ruota) sono la controparte femminile del film. 

Un cast quindi decisamente di tutto rispetto. Il tutto condito da un ensemble di musiche azzeccate a cominciare dal pezzo dei Traffic (John Barleycorn must die che bisogna riascoltare) ,

che solo un intuizione geniale poteva mettere a stacco di una delle più significative scene del film. 

Il tempo gli sta dando senso e ragione, più di quanto non ne avesse quando è uscito e lo stereotipo che condanna la filmografia italiana a non essere in grado di cimentarsi con tematiche non classiche come la fantascienza, penso seriamente che oggi ce la possiamo davvero mettere definitivamente alle spalle.

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