La felicità si vede.

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Era una giornata normale, una di quelle che sprigionavano quotidianità da tutti i pori, e ad Ermal andava benissimo così.

Lui era una di quelli a cui non piaceva il rischio, non si buttava mai nella mischia, non opponeva petto alle cose, ma la ragione affrontava la vita con misura.

Non era mai stato uno di quelli a cui piace rischiare, lui odiava il rischio, perché preferiva ripararsi nella sicurezza della monotona routine.

Sicurezza che alcuni avrebbero definito fredda e insipida, ma che per Ermal era calda e statica, accogliente.

Accogliente a tal punto, che forse ci si era troppo accomodato, senza rendersene conto, aveva abbracciato completamente quella monotonia, mettendo da parte tutte quelle sensazioni che un uomo della sua età dovrebbe ancora provare.

La sorpresa di un imprevisto, la gioia di esplorare cose nuove, iniziare la giornata malissimo e concluderla con una piacevole sorpresa che ti rallegra l'umore.

Certo, le giornate di Ermal non iniziavano male, anzi, ma non finivano neanche bene, era tutto sempre tremendamente normale.

Il ragazzo, però, mentre versava i suoi cereali nella solita ciotola gialla, sembrava non curarsene minimamente, troppo immerso nel suo mondo perfetto per curarsi di tutti quei pensieri sbagliati.

Aveva una misura per ogni cosa e gli andava bene così, almeno questo credeva.

Dopo una decina di minuti si posizionò davanti allo specchio, ammirando il suo outfit, unica cosa nuova grazie alla sessione di shopping fatta con Sabina qualche giorno prima.

Camicia a sfondo giallo, con delle decorazioni floreali sul rosso, un paio di pantaloni neri attillati e dei mocassini neri con decorazioni strane, formate con dei brillantini.

Se, infatti, la sua vita era molto monotona e conforme a quella di molta altra gente, Ermal invece amava farsi notare per il suo look molto appariscente, era l'unica variante che si concedeva in una vita all'insegna della costanza.

Sorride soddisfatto nel vedere il suo riflesso, non indugiando troppo sul suo viso, dove si dipingeva sempre la stessa espressione ogni mattina, e poi prese tutto il necessario per poter uscire di casa e dirigersi verso il suo posto di lavoro: la scuola elementare.

Ermal aveva molte passioni, adorava la musica, suonava diversi strumenti e cantava sempre, in ogni momento del giorno che aveva libero, ma non aveva mai avuto il coraggio di provare quella strada, troppo rischiosa.

Ne scelse una più facile, che però lo rendeva felice perché aveva a che fare con la sua seconda passione: i bambini.

All'inizio era stato difficile abituarsi, perché Ermal non viveva molto bene i cambiamenti, però non ci volle molto per innamorarsi perdutamente della sua classe, formata da tanti piccoli angioletti.

I bambini lo amavano, lui amava loro, cosa poteva andare storto?

Le ultime parole famose, prima di varcare la soglia dell'aula e sentire tutte le sue certezze crollargli addosso.

Chi era quella bambina?

Perché era nella sua classe?

E soprattutto perché nessuno lo aveva informato dell'arrivo di un nuovo alunno?

Di sicuro se lo avesse saputo si sarebbe preparato psicologicamente, almeno un minimo, ma così...

Prese un respiro profondo, cercando di gestire al meglio la situazione, anche se non aveva la più pallida idea di come fare.

Sogni dipinti || Raccolta OS Metamoro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora