Veleno

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A un paio di chilometri dalla mia casa, nei boschi, c’è un sentiero. Si tratta di un percorso che si estende per circa sei miglia ed è poco battuto; alcune zone sono quasi impraticabili a causa di una rigogliosità eccessiva dei vegetali. Mi piace correre su questo sentiero proprio per questo motivo, perché posso essere davvero solo, il restingimento occasionale della pista o i rami che devono essere evitati sono più un deterrente che uno svantaggio.

Recentemente ho visto i primi individui oltre a me sul sentiero. Dopo circa tre miglia di corsa, vidi una coppia di anziani che camminavano insieme. Mi sorrisero con calore e mi salutarono. Ero sorpreso di vedere altre persone là; pensavo di essere l’unico a conoscere quel posto, ma mi fermai comunque e chiacchierai con loro. Pensai fossero i proprietari del terreno che stavano facendo una passeggiata sporadica, e non sarebbe stato molto cortese ignorarli, perché ero un intruso.

Poi, ci separammo - io continuai a correre in una direzione, loro continuarono la loro lenta marcia dalla parte opposta, mano nella mano, una coppia affiatata nonostante la loro età avanzata. Alla fine, arrivai alla fine del percorso e mi voltai per tornare indietro. Dopo un po’, pensai di aver visto qualcuno distante steso a terra - accelerai quando capii che uno di loro poteva essere caduto ed essersi ferito. Mentre mi avvicinavo, sempre di più, realizzai che invece entrambi erano a terra, a faccia in giù. Per fortuna avevo con me il mio cellulare e chiamai l’ambulanza, ma quando giunsero i soccorsi, entrambi erano già morti.

Ero sconvolto. Li avevo visti sorridermi quasi un’ora prima e ora erano morti.

Sfortunatamente per me, i test indicarono che erano stati avvelenati. Fui arrestato perché ero l’unica persona nei pressi dei corpi nel raggio di chilometri. Ero il principale sospettato.

Dopo aver isolato il veleno in laboratorio, giunsero alla conclusione che si trattava del veleno di una bacca estremamente tossica chiamata Actaea Pachypoda.

Questa specie di pianta venne poi ritrovata durante l’indagine sul percorso. Le impronte dei due anziani erano sulla pianta.

Venni rilasciato. Il caso era chiuso - erano morti a causa d’ingestione accidentale di queste bacche velenose.

Guardai il telegiornale locale, quella sera. La cronaca nera era l’argomento principale. C’era un bellissimo servizio sul loro amore e su come la sfortuna aveva tragicamente concluso le loro vite. Si scoprì che ai due era stato diagnosticato un cancro nei due mesi precedenti. Questo fu seguito da un servizio educativo che spiegava i pericoli che si incorrevano ingerendo piante sconosciute, come l’Actaea Pachypoda.

Guardai il notiziario anche la sera successiva. Dissero che l’Actaea Pachypoda non è endemica della nostra regione. La polizia aveva trovato infatti un sacchetto pieno di semi nella casa della vecchia coppia.

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