Una vibrazione cupa scosse la terra, eppure, se ci fosse stato un vero terremoto, ero sicura che sarei stata in grado di avvertirlo molto prima. No, l'epicentro della vibrazione era sempre lui, Vlad.

Scatenò i suoi poteri uno dopo l'altro, lentamente, come se volesse farmeli gustare uno ad uno. Ero sicura che avrebbe potuto essere più rapido di così, ma questa non era che una dimostrazione di ciò che sapeva fare davvero.

E poi, dalla nebbia nera che ormai lo circondava e ricopriva una larga porzione del pavimento sotterraneo, si sollevarono delle teste. Conoscevo già quella tecnica, l'evocazione dei famigli, perché l'avevo vista usare da Lilith... ma mai così potente.

Le bestie che uscirono dalla nebbia oscura erano dapprima fumose, immateriali, poi, lentamente, i loro corpi si solidificarono, le volute turbinanti di fumo divennero compatte e assunsero le forme di fauci spaventosamente larghe, fauci di lupi enormi.

Fu come specchiarsi, per un istante, quando vidi una forma slanciata venire fuori dal braccio destro delle tenebre: un corpo muscoloso e vibrante, ricoperto di una pelliccia ispida, che ondeggiava ad ogni movimento, ed un petto che si dilatava nel respiro possente, polmoni come mantici... un corpo tale e quale a quello di Fenrir.

Non vi chiedo di capire come mai sapessi che quel corpo vagamente immateriale somigliava al mio, mi limiterò a dirvi che c'era ancora qualche ricordo ancestrale, nella mia mente, che non appena riconobbe quella forma mi fece venire un nodo allo stomaco.

Vlad sollevò all'improvviso le braccia e le tenebre abbandonarono del tutto la sua pelle, lasciandolo di nuovo pallido e liscio, per continuare a vorticare intorno a lui ed eruttare le figure di decine e decine di bestie dall'aspetto mostruoso. Anche questo non è facile da descrivere, ma ci sto provando... era come trovarsi in un vero campo di spettri, qualcosa di più di un semplice fenomeno sovrannaturale. Le bestie latravano, e ringhiavano, si aggrovigliavano, si contorcevano, facevano schioccare i loro denti micidiali.

Gli zombie, ovviamente, non capirono quello che stava succedendo di fronte a loro, e finirono dritti sopra il groviglio di bestie, le quali li divorarono senza troppi complimenti, spargendo ovunque, praticamente in circolo, le loro membra straziate e uno scuro liquido che doveva essere il risultato di settimane di putrefazione.

Blacky indietreggiò di un passo, con gli occhi sgranati, colto da un improvviso tremito. Devo essere sincera, se fossi stata nei suoi panni, probabilmente perfino io avrei avuto paura. Ma a guardare da dietro questo spettacolo, non c'era nient'altro da fare se non divertirsi. Almeno se si è sadici, ed io lo sono abbastanza da voler la disfatta di un traditore...

Si, perché in quale altro modo potreste spiegare il fatto che una persona che avevo considerato mia alleata fino a poco tempo prima, adesso, fosse alla testa di un esercito di non morti venuti per divorarci? Di sicuro non aveva portato quegli abomini a fare una passeggiata, esattamente come era sicuro che non fosse stato lui ad evocarlo. Non ne aveva il potere, molto semplicemente.

No, dietro tutto questo poteva riconoscersi una sola mente, la più potente fra le menti nemiche, quella del mostro orrendo che diceva di chiamarsi Lilith.

Il vibrare sotto i miei piedi era ad una frequenza strana, forse troppo rapido, dando un'impressione di ronzio gutturale, qualcosa di estremamente profondo, tanto profondo da penetrare attraverso gli strati della materia e toccare l'anima con tozze dita nere e artigliate.

Blacky continuò ad indietreggiare dopo quel primo passo, la pelle sempre più lucida di sudore, zuppo, e i capelli neri come catrame, schizzati in aria, che iniziavano ad incollarsi disordinatamente in quei pochi ciuffi che si curvavano sulle tempie o sulla fronte.

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