- Capitolo 10 -

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Pov Logan

La faccio sdraiare sul letto e scappo lontano da lei, altrimenti rischierei di strangolarla.

Ma cosa le è saltato in mente di bere fino a ridursi in quel modo. Eppure non mi sembrava la tipa da super sbronza.

Il tempo di allontanarmi un attimo e l'ho persa di vista, ritrovandola mezz'ora dopo sbronza come un cammello.

Se non fosse stato per quella ventosa di Jessika, non sarei stato lontano da lei per tutto quel tempo. Mi è saltata addosso, baciandomi e toccandomi ovunque e ho avuto un gran da fare per togliermela di dosso, per poi doverla aiutare mentre rimetteva tutto ciò che aveva mangiato da Natale a questa parte.

Dopo averla riaccompagnata dalla sua amica Teresa, che non era messa molto meglio di lei, ho raggiunto gli altri trovando l'asciugamano in cui era seduta Sara, vuoto. Ne Mark e ne Megan si erano accorti di nulla, troppo occupati a tubare tra loro. L'ho cercata ovunque, tra gli alberi, in acqua, tra la gente che ballava accaldata e addirittura nel parcheggio. Più la cercavo e più la immaginavo in pericolo, bisognosa del mio aiuto. Il ricordo dell'esperienza con il pelato qualche ora prima, non mi ha aiutato certo a tranquillizzarmi.

Ho continuato a cercarla fino a quando non l'ho vista vicina al bancone tra le braccia di quel suo amico. Sono corso da loro e quando ho visto in che condizioni si trovava, avrei voluto prendere a pugni quel cazzo di damerino, che la segue come un cagnolino.

Adesso sono in cucina e aspetto di calmarmi prima di portargli una tazza di caffè, con la speranza che la aiuti a smaltire la sbronza.

Ahh ma appena sarà abbastanza lucida gliene dirò talmente tante che mi chiederà di smetterla, urlando pietà. Sono furioso cazzo e ho avuto così tanta paura. Al solo pensiero di quello che le sarebbe potuto succedere, le mani mi tremano incontrollate.

Dopo dieci, venti, trenta respiri profondi, mi decido a fargli un caffè caldo e glielo porto in camera.

Un ultimo grosso respiro e spingo la porta per entrare nella sua stanza trovandola seduta a gambe incrociate e con i capelli sciolti scompigliati.

E' così bella anche così stravolta e sfatta.

<<Ma allora non sei andato via>> sussurra sorpresa.

<<No, Non sono andato da nessuna parte, come avrei potuto farlo, con te in queste condizioni>>

Le porgo la tazza di caffe bollente <<Soffia, è caldo>>

Dopo un pochino, la vedo portarsi la tazza alla bocca <<bleah, è amarissimo>> grida disgustata.

<<Certo che è amaro, come amaro sarà il tuo post sbronza domani mattina. Avanti bevi e fai la brava >> la incito e nonostante la rabbia nei suoi confronti, la guardo con tenerezza mentre imbronciata cerca di bere dell'altro caffè.

<<Mi sento come una farfalla>> ridacchia dopo aver posato la tazza sul comodino.

<<Una farfalla?>> chiedo scioccato.

<<Si leggiadra come una farfalla>> ridacchia sempre più brilla.

<<D'accordo farfalla, adesso sdraiati e cerca di dormire>> le dico avvicinandomi per aiutarla a distendersi.

<<No>> dice incrociando le braccia sotto il seno come una bambina dispettosa.

<<Sara, fai la brava ok?>> ma lei si allontana gattonando dall'altra parte del letto.

Il migliore amico di mio fratelloWhere stories live. Discover now