Chapter 2 - All that Storybrooke needs is faith, trust and... chaos.

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"Cosa devo fare?" piagnucolai; le dita bianche a causa della stretta che esercitai sul ciondolo. "Sorridi. Ci salverai tutti, Hood". Sgranai le palpebre, trasalendo rumorosamente. Era stata la sua voce, a rimbombarmi tra i pensieri. Viva, corposa ─ reale. Mi ritrovai in piedi, profondamente attonita da quanto appena accaduto. "Lo stato di trance è finito?" mi voltai fulminea alla mia destra, incontrando il ghigno beffardo di quel verme di Tremotino; affiancato, in silenzio, dal giovane Henry Mills.

"Hai dormito per ore, ragazzina. Eppure, credevo volessi salvare il tuo amato" sputò con veleno, accennando un risolino "A proposito, dovrai consegnarmi quel grazioso ciondolo al quale le tue dita sono ancora avvinghiate" lo sguardo ricadde sull'oggetto che strinsi istintivamente contro il petto "Scordatelo" risposi a denti stretti, arricciando il naso in fastidio quando l'uomo osò ridere "Che tu lo voglia o no, ha poca importanza, dovrai separartene" disse, prima di approprinquiarsi alla cella di Felix ubicata alla mia sinistra. Il moccioso restò a guardarmi; per un attimo, potei giurare di averlo visto sorridere vittorioso. "Cosa? Ti sei cagato nei pantaloni, piccolino?" "Henry" lo richiamò suo nonno, ma non servì a muoverlo di un solo centimetro "Henry, allontanati da quella squilibrata" insiste', ma il bambino non parve ascoltarlo; non subito, almeno. Egli, prima di portarsi al fianco dell'uomo, mi volse un cenno d'intesa. Confusa, aggrottai la fronte in segno di perplessità. Di quale disturbo soffri?

"Se dipendesse da me, potreste anche nutrirvi con la polvere dei sotterranei accumulatasi durante gli anni" visibilmente divertito dalla situazione, decise di stuzzicarmi con l'ennesima provocazione che, pertanto, ignorai deliberatamente. Lo vidi avvicinarsi; in una mano stringeva quelli che dovevano essere abiti puliti, mentre nell'altra reggeva un piatto che faceva da sostegno ad una pietanza dalla forma strana e a me sconosciuta. "Cos'è quella roba?" chiesi, incuriosita "Questo, mia cara, è un doppio cheeseburger" rispose, accovacciandosi per poter far scivolare il cosiddetto cheeseburger nella fessura striminzita situata al termine delle sbarre. Guardai il piatto con scetticismo, non prestando cura allo sguardo di Tremotino fisso su di me; evidentemente, attendeva che lo mangiassi.

Con un gesto rapido e secco pressai lo stivale sul panino, andando poi a strofinarvi la suola sulla superficie; esso divenne una disgustosa poltiglia a causa di qualche riprovevole sostanza pressocché liquida posta al suo interno. "Credo che i miei stivali siano ben puliti adesso, te ne sono immensamente grata!" distesi le labbra in un finto sorriso assestando un elegante calcio al piatto che incontrò la parete opposta, contro la quale si frantumò. Tremotino, tuttavia, rimase impassibile; non ne fui particolarmente sorpresa, ovviamente. Apparentemente, niente avrebbe potuto scalfirlo.
Si avvicinò ulteriormente alla grata della cella, finendo quasi per posare le guance contro le sbarre in metallo. Sorrise ancora, disgustosamente. "In quale modo, altrettanto creativo, usufruirai di questi abiti puliti? Li userai come fossero pannolini per bebè? Perché, in caso tu non l'avessi notato, non ci sono toilettes qui sotto" un risolino amaro mi urtò i timpani, facendo ringhiare Felix che, considerando il suono assordante di vetri rotti, doveva appena essersi sbarazzato della propria cena. "Mi chiedo se tu sia cresciuta con i lupi" proferì in un sussurro, dopo aver spostato per un attimo fugace lo sguardo in direzione del ragazzo. Fui io ad avvicinarmi alla grata, quella volta. Egli non indietreggiò, consapevole che non avrei potuto neanche sfiorarlo; la frase che seguì, tuttavia, gli procurò delle ferite che nessuno avrebbe avuto la possibilità di vedere ─ lui, però, ne avrebbe avvertito il dolore per il resto della sua misera esistenza.
"Sono cresciuta con qualcuno che, a quanto pare, non ha esitato neanche per un istante a liberarsi di te ─ e che ha invece scelto di vivere la propria eternità al mio fianco" gli rivolsi un cenno d'intesa, godendomi il piacere dell'ultima risata. Tremotino si umettò piano le labbra, mantenendo lo sguardo ancorato al mio. Fu in quell'attimo che potei notare la somiglianza con il padre, un dettaglio lampante; entrambi, anche nei momenti in cui nulla andasse come previsto, erano soliti portare sulle labbra un sorriso dipinto con fierezza e, a capo rigorosamente sollevato, amavano metterlo in mostra ─ ed il sorriso di Tremotino, posto ad una distanza quasi nulla dal mio viso, ebbe il potere di distrarmi da ciò che accadde in un effimero batter di ciglia.

Il suo braccio si insinuò tra le sbarre, le sue dita si strinsero con forza intorno al ciondolo e più violentemente possibile ─ mi privò dell'ultima cosa rimastami di Peter Pan. Mi fiondai immediatamente sulla grata, facendo scivolare le braccia verso l'esterno per poterlo riacciuffare ─ ma quest'ultimo si trovava già fuori portata. "Togliti quei terribili vestiti; è giunta l'ora di dimenticare l'Isola che non c'è" disse a denti stretti, allontanandosi nel mentre "Tremotino" quasi ne gridai il nome, guadagnandomi nuovamente la sua attenzione "Ricordi cosa mi dicesti sull'Isola?" l'uomo si voltò con cautela, cingendo le spalle di Henry Mills con un braccio "Ebbene, avevi ragione: sono deleteria ─ perché ho un motivo per il quale potrei radere al suolo questa miserabile città, sgretolare a mani nude la felicità di ogni suo abitante" estremamente attento, egli non osò muovere un solo passo "Non aggrapparti all'isola, agli sperduti oppure a Pan come fossero la mia debolezza. Ricorda che sono proprio loro, la mia più grande forza ─ motivo per il quale dovrai scegliere tra una moglie priva di sentimenti, al fine di proteggerla, ed una i quali occhi bruceranno con le ceneri del suo stesso cuore".

Il gelo piombò instantaneo su di noi, così come il silenzio.
Il Signore Oscuro era pietrificato, impossibilitato nelle movenze. Felix, Mike ed Henry respiravano piano per produrre meno rumore possibile. Io, altrettanto silenziosa, tornai a sedermi sulla pietra. Privata dell'unico oggetto che mi ricordasse il mio Vasiliá, capii che il tempo di piagnucolare fosse giunto al termine. Peter, non avrebbe trascorso un solo giorno rinchiuso nello Scrigno di Pandora.

"Avvia il meccanismo, ti raggiungerò in un istante"; la voce del bambino fu l'unica a colmare il vuoto, seguita da quella dell'Oscuro che, naturalmente, rifiutò la proposta del nipote. "Non è saggio approfittare della sua situazione. Quelle grate non la terranno ferma a lungo" "Voglio sapere perché. Merito una risposta" un sospiro profondo, quello di chi stava per cedere "Rimarrò con te" "Voglio restare solo con lei" "Questo non è coraggio, è istinto suicida". Il silenzio regnò nuovamente sovrano nei sotterranei, spezzato poco dopo dal tono rassegnato di Tremotino "Trenta secondi, dopodiché riterrò opportuno intervenire".

Uno... due... tre...

I passi del ragazzo mi invasero l'udito ma, impassibile, rimasi al mio posto.

Quattro... cinque... sei...

Mi chiesi per quale motivo avesse insistito pur di potermi parlare.

Sette... otto... nove... dieci...

Il ragazzino, in piedi, si trovava dall'altra parte della cella. Non gli rivolsi alcun cenno, nessuno scambio di sguardi, ma decisi che avrei almeno provato ad ascoltarlo.

"Rapida come l'aria che agisce senza concedere ai propri nemici la possibilità di essere fermata, imprevedibile come le onde del mare che travolgono orde di vascelli, invalicabile come il fuoco che arde chi osa intralciare il proprio cammino; la terra è quella che farai tremare, servendoti dell'ultimo elemento rimastoti".

Mi voltai, soltanto per vedere la sua ombra allontanarsi alla luce distorta delle fiamme appiccate all'estremità delle torce. Scattai in piedi, correndo verso la grata. Uno sguardo ─ un solo sguardo, prima di lasciare i sotterranei. Il nero pece dei suoi occhi richiamò le tenebre vive nel mio cuore, le quali permisero ai miei di assumere la stessa intensità dell'oscurità ch'ebbe letteralmente sbranato l'innocenza di un bambino.

"Felix" tagliente, richiamai l'attenzione dello sperduto che, nel rispondermi, parve essere senza fiato "Derya"─

"Tutto ciò di cui Storybrooke ha bisogno è: fede, fiducia e... caos".

Prossimo aggiornamento 06.09

I've lost everything, except you. || Part 2 ||Where stories live. Discover now