Capitolo 13.

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Vancouver, 11 Aprile 2016

La scatola rosa di cupcakes traballa sul sedile di fianco a me. Chiudo gli occhi e sospiro, sperando che la glassa zuccherata che Harry ama tanto non si sia spalmata contro le pareti di carta. È mercoledì sera, un normale mercoledì sera. Normale non è probabilmente la parola giusta poiché da quando lui è tornato nella mia vita niente è più solo normale. Vivo come fossi sulle montagne russe, come se a cena ci fosse sempre il gelato, come se tutto ciò di cui avessi bisogno fosse un buon libro e l'amore di un ragazzo inglese che porta il nome di un reale. Da anni era ormai diventato tutto nero, a tratti grigio, forse puntinato di blu notte, poi di nuovo nero e ancora nero. Una nuvola di malumore e autocommiserazione aleggiava sopra di me costantemente, fino a che lui non è tornato per la seconda volta a spazzare via la tempesta e a portare la luce. Lui é questo, una spruzzata di verde speranza nel mio buio perenne.
Parcheggio davanti alla biblioteca ed estraggo dalla tasca le mie chiavi. È la nostra tradizione. Una tradizione che ormai rispettiamo da più di tre mesi. Ogni mercoledì sera ci incontriamo qui, non a casa dell'uno o dell'altro, ma qui, alla nostra biblioteca. Ci chiudiamo dentro e fino all'alba rimaniamo circondati dal profumo dei libri e dei nostri corpi. È un piacere che in molti definirebbero perverso, come se i libri che ci circondano potessero portare con sé nei secoli un po' della nostra storia, un po' del nostro amore. Quasi a volerci imprimere nella carta come inchiostro e permettere a qualcuno in un futuro, durante la lettura di uno di questi libri, di percepire quanto ci siamo amati, toccati feriti, baciati, protetti, vissuti.
Sto per infilare la chiave nella serratura quando mi accorgo che la porta è già aperta. Sospiro. Questa maledettissima abitudine di Harry di non chiudere mai le porte mi irrita e mi eccita allo stesso tempo. Per colpa sua il direttore della biblioteca ci sorprese qui una delle prime volte e per poco non mi vide fargli un pompino. Stavo per dire addio al lavoro che amo e alla mia unica mia fonte di reddito quando lui ci permise di restare, a patto che fossimo i primi ad iniziare a lavorare il giovedì mattina. È parecchio difficile separarsi dal petto caldo di Harry all'alba dopo una notte d'amore irruento, ma ci abbiamo fatto l'abitudine. Fare l'amore contro una libreria scricchiolante, leggendo le parole di Lancillotto a Ginevra batte completamente la mancanza di sonno.
Le luci della biblioteca sono spente, si intravede solo il bagliore delle candele provenienti dalla sala dei manuali antichi. Avanzo sorridendo e stringendo fra le mani la scatola di cupcakes come fosse un dono prezioso. È il suo modo per dirmi che è pronto, che mi sta aspettando. Varco la soglia della porta e vengo investito da calore, nudità e sensualità in un solo colpo. Le labbra di Harry sono subito sulle mie, i nostri corpi combaciano alla perfezione.
"Caffè e glassa allo zucchero?" Sussurra e mi ci vogliono alcuni secondi per capire che sta parlando dei cupcakes, rapito dal suono della sua voce roca per il desiderio e dal suo profumo che ormai mi crea più dipendenza della nicotina.
Sorrido e lui mi mordicchia le labbra.
"Come sempre, i tuoi preferiti." Le sue mani viaggiano lungo il mio corpo fino alla scatola. La apre e ne estrae un cupcake. Senza smettere di guardarmi negli occhi lo addenta e poi torna a tuffarsi sulle mie labbra. L'aroma intenso del caffè si mescola al gusto delle sue labbra, della sua lingua, del suo corpo. Chiudo gli occhi e lascio cadere la scatola che finisce ai nostri piedi. Harry mi accompagna fino al divano, ignorando i cupcakes che ora sono sparsi sul pavimento anche se sono certo che prima dell'alba si arrabbierá con me per averli fatti cadere e mi obbligherà ad andare a comprargliene altri. Ed io farò finta di essere infastidito, protesteró ma alla fine andrò comunque a prenderli perché niente mi rende più felice di rendere lui felice con qualche caloria e zuccheri di troppo.
Ci lasciamo cadere sul divanetto, lui tra le mie braccia mentre lentamente lo spoglio. Accarezzo e bacio la sua pelle come fosse sempre la prima volta, la scopro, la ammiro, la venero. Accarezzo e bacio la sua pelle come se fosse l'ultima volta e ripasso le sfumature di colore che conosco ormai a memoria. Lo guardo negli occhi e mi chiedo come Dio possa non essere geloso di una creatura così meravigliosa sulla Terra, come possa non volerla con lui in un posto più adatto, in un posto migliore. Ma poi me ne pento e ringrazio Dio di aver deciso di lasciarlo venire qui a rendere me completo e a regalarmi il mio prezioso e forse immeritato paradiso terrestre.
"Lou?"
Ansimo vicino alle sue labbra, combattendo il desiderio di entrare in lui quando non è ancora pronto.
"Ricordi quella frase che ti dissi quel giorno sulla barca e mai ti spiegai?"
Annuisco, incapace di parlare. Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem, hunc nostrum inter nos perpetuumque fore. La ricordo ancora, l'ho sempre ricordata. Avrei potuto cercare su Google in ogni momento la traduzione e il significato, ma non l'ho mai fatto. L'unica cosa che so di questa frase è che appartiene a una delle poesie di Catullo. L'ho scoperto per caso, durante uno dei miei studi, ma appena ho letto la frase ho smesso di leggere la poesia e sono passato ad un'altra. Non sarebbe stato giusto, non nei suoi confronti. Avrei aspettato il momento in cui lui si sarebbe sentito sicuro di spiegarmi il significato, con le sue parole, con la sua interpretazione. Con Harry niente é scontato, niente é detto a caso, niente é fuori posto o fuori tempo.
"È una poesia di Catullo, in realtà é quasi una preghiera che Catullo dice a Lesbia. Prega che il loro amore possa essere eterno, prega che per loro ci possa essere un'eternità."
"Tu credi nell'eternitá, Harry?"
"Non lo so, credo solo che se esiste un'eternità la voglio passare con te".
Sorrido e i nostri corpi fremono insieme. Entro in lui ed ogni parte di me diventa sua. Ci forgiamo insieme lentamente. Le sue labbra premono contro il mio collo, le sue mani stringono i miei fianchi prepotentemente. E anche se potrà sembrare la cosa più insensata possibile, in quell'istante prego che se davvero esiste un Paradiso, un'eternità o in qualunque modo venga chiamato, sia con lui. Perché niente mi farebbe vivere per un secondo più del necessario, se lui non fosse più al mondo. Prego che esistano momenti eterni in cui ci amiamo senza ritegno, momenti in cui facciamo l'amore violentemente per curare tutte le ferite che ci siamo provocati precedentemente. Momenti in cui anche Dio rimarrà stupito dal fatto che una forza più grande di lui possa legare insieme due esseri umani.
Collassiamo insieme nel piacere e ci lasciamo cadere esausti. Metto una mano tra i suoi morbidi ricci e lascio che appoggi la testa sul mio petto.
"Ti amo Harry" Sussurro con ancora gli occhi chiusi, senza riflettere e senza controllare una voce che mi arriva direttamente dal cuore. Il silenzio nella stanza prosegue per qualche secondo. Deglutisco e sorrido. Appoggio le labbra sulla sua fronte, beandomi dell'immagine del suo viso esausto ma eccitato e dei suoi occhi increduli.
"Ripetilo"
"Ti amo Harry"
"Ancora"
"Ti amo piccino" Scoppio a ridere mentre lui continua a guardarmi come se vedesse in me qualcosa che solo lui riesce a scorgere. I suoi occhi sono chiari come non li ho mai visti, brillano di una luce non appartenente a questo mondo.
Appoggia nuovamente la testa sul mio petto e come ogni notte da quando eravamo ragazzini, muovo le mani lungo la sua schiena fino a che non si addormenta. E solo quando il suo respiro diventa finalmente regolare e rilassato, posso dormire anche io. Libero dall'insonnia per una notte, libero da ogni paura se lui è con me.
"Ti amo Lou". È l'ultima cosa che sento, l'unica cosa che ha davvero importanza. Sorrido e lascio che il battito del suo cuore mi accompagni lentamente.

Narratore Esterno
Il fuoco è da sempre l'elemento naturale che più affascina le menti dell'uomo. Fin dall'antichità numerose religioni ne veneravano la purezza e dedicavano ad esso rituali magici di adorazione. Sebbene al giorno d'oggi ormai abbiamo tutti dimenticato l'aspetto religioso di questo elemento, guardiamo ancora ad esso con stupore e timore allo stesso tempo. È forse per il suo colore? Forse per il fatto che sprigiona calore confortevole? O forse ancora per il fatto che è imprevedibile e nonostante pensiamo di controllarlo, l'uomo non riuscirà mai ad averne il completo possesso?
Basta un fiammifero per bruciare boschi interi, millenni di storia sotto forma di vegetazione. Basta un accendino e una leggera pressione della mano per cancellare delle vite umane. Basta la rabbia di qualcuno che non accetta la felicità e la realizzazione altrui perché due ragazzi innamorati perdano la vita nel sonno, circondati dai loro amati libri.
Le sirene dei vigili del fuoco svegliavano Vancouver. Non era un suono che gli abitanti di quella città erano abituati a sentire, ma quella notte proseguì per ore intere. Il fuoco divampava e cinque autopompe non potevano gestirlo.
Lo sanno tutti: il fuoco non va d'accordo con carta e legno e le biblioteche sono stipate di vecchi libri e scaffali facilmente infiammabili. Nessuno pensava che in quella piccola biblioteca canadese, a quell'ora della notte, ci potesse essere qualcuno, fino a che un ragazzo dai corti capelli castani arrivò urlando che i suoi amici erano lá dentro. Non lo fecero passare. Nonostante le urla, le proteste e le lacrime, nessuno dei vigili del fuoco pensava ci potesse essere qualcosa da fare per quei due sfortunati ragazzi. La biblioteca stava crollando su se stessa, le sale più interne erano già piene di fumo e fuoco. Provarono in diversi esperti a farsi largo tra le fiamme ma tornarono tutti indietro con il viso ricoperto di fuliggine e la voce rotta che ripeteva le stesse parole in continuazione: "Sta crollando tutto. Il fuoco sbarra la strada"
Il ragazzo moro urlava, urlava fino a superare il rumore del legno che crolla e nemmeno il ragazzo biondo che accorse ancora in pigiama riuscì a calmarlo. Ripeteva i nomi dei suoi amici come se loro potessero tornare da lui e scappare a un destino o a un Dio troppo crudele, che aveva senza pietà strappato due ragazzi alle loro vite e al loro amore.
Il fuoco fu domato alle tre di pomeriggio del giorno dopo. Servirono quasi dieci autopompe e altrettante squadre di vigili del fuoco. Non si scoprì mai la causa di quell'incendio, o meglio, nessuno si interessò mai a scoprirla. Fu semplicemente scritto 'guasto all'impianto elettrico' anche se chiunque poteva affermare per certo che fosse solo un modo per non indagare oltre. Solo la cattiveria dell'uomo, la cieca rabbia di chi davanti agli occhi non ha altro che denaro e orrore, avrebbe potuto fare quello. Ma chi poteva incolparli? Gente senza nome e di cui nessuno conosce il volto. Serpi che sembrano aiutarti quando più sei in difficoltà, ma quando decidi che sei stanco di quel tipo di vita, loro iniziano ad essere stanchi della tua vita.
Harry e Louis non si erano mai separati quella notte. La testa di uno sul petto dell'altro, le gambe intrecciate, i corpi armoniosi abbandonati sul divanetto. Le labbra di entrambi separate in un leggero sorriso e i visi sereni e senza più nessuna preoccupazione. La visione di tanto amore fino all'ultimo respiro avrebbe fatto rabbrividire Romeo e Giulietta, Dante e Beatrice e perfino i loro adorati Catullo e Lesbia.
Erano diventati le poesie che tanto amavano leggere, senza nemmeno saperlo. Erano diventati l'amore antico e inarrestabile a cui gli scrittori si ispirano per scrivere le loro opere. Erano quel respiro che dura per secoli e vaga inesorabile per i luoghi del loro amore: L'antica Roma, Brighton, Londra, Vancouver, Parigi.
E in certi momenti potrei giurare che quel lieve respiro abbia un suono, una voce che puoi udire solo se sei in ascolto. A tratti è la voce di Louis che ricorda ad Harry che lo ama per tutte le volte in cui avrebbe potuto dirglielo ma non lo ha fatto, a tratti é quella di Harry che chiama amorevolmente Lou tra le sue braccia, ma la maggior parte delle volte invece sono le loro voci insieme mentre leggono uno dei libri che amano. È struggente ma meraviglioso. Due voci che diventano una sola, due respiri che coincidono, due cuori che battono gli stessi istanti. Per l'eternità.

ANGOLO AUTRICE

Non è finita qui.
Il capitolo finale e l'epilogo arriveranno presto.

grazie per il continuo supporto.

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