Capitolo 12.

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Vancouver, 23 Novembre 2015

La sala congressi in cui ci troviamo è ampia e gremita di gente. Un uomo sulla sessantina sta intrattenendo il pubblico con un microfono, mentre cammina avanti e indietro per il palco.
"Siamo in ritardo" Sussurro ad Harry. Prendiamo posto in fondo alla sala, in due delle poche sedie che ancora sono libere.
"È colpa tua" Risponde di rimando. Alzo gli occhi al cielo ma sorrido leggermente.
Nonostante il nostro ritardo riusciamo comunque a capire il discorso e in pochi minuti veniamo rapiti dai pensieri di quell'uomo. La sua dialettica é persuasiva e i suoi modi sono convincenti. A tratti sposto lo sguardo su Harry ma lui non sembra accorgersene, o forse non me lo dà semplicemente a vedere. Continua a guardare davanti a sé con quello sguardo che ha solo quanto è profondamente colpito da un libro o da una persona.
"Quindi Catullo ebbe la sfortunata sorte di innamorarsi di una donna che per quanto ne sappiamo noi, non ricambiò mai . Scrisse poesie, canti, inni alla sua Lesbia ma nonostante ciò i suoi sentimenti vennero feriti e dilaniati più volte. Lesbia era una donna sposata quando intraprese la sua relazione con Catullo ma nonostante ciò, durante la primissima fase del loro amore, entrambi si abbandonarono a quel gioco di piacere ed estasi. Si pensa che i primi versi di Vivere e Amare vennero composti proprio in quel periodo, in cui Catullo riviveva la sua spensieratezza. Ma ovviamente come tutte le cose la relazione mutó e i tradimenti di Lesbia aumentarono. L'amore di Catullo si mescolava all'odio per essersi fidato di lei, la delusione prendeva il posto della speranza..."
La voce dell'uomo si smorza e guarda nella mia direzione. Anche lo sguardo di Harry è puntato su di me, allibito e divertito allo stesso tempo. Alzo in aria una mano, aspettando che mi venga dato il permesso di parlare e sperando che nel frattempo il coraggio non mi abbandoni.
"Non sono completamente d'accordo con lei, signore" Mi schiarisco la voce e proseguo "Siamo sempre portati a colpevolizzare la figura di Lesbia e a vederla come colei che ha spezzato il cuore a Catullo e che per anni lo ha tradito con altri uomini, ma se solo la ponessimo nel contesto storico a cui appartiene, la vedremmo con occhi diversi. Lesbia era, come ha detto lei, una donna sposata ma prima di questo era una donna dalla reputazione scadente. Era considerata una donna facile e sappiamo quanto sia difficile per un donna ai giorni nostri liberarsi di questa etichetta, figuriamoci per una donna che viveva nella Roma antica. Lesbia è stata solo il frutto della sua società e non possiamo colpevolizzarla per quel suo amore malsano per Catullo. Alle volte le cose semplicemente non funzionano e non importa quanto duramente tu ci provi, il mondo, le tue abitudini, il destino, Dio forse, si mette contro di te. Sono convinto che Lesbia amasse Catullo e forse in un'altra epoca, in un altro contesto, le cose tra loro avrebbero potuto funzionare, ma non li, non in quel momento."
Il silenzio nella sala è gelido, gli occhi di tutti puntati su di me.
"Grazie signore per aver condiviso la sua opinione" Faccio spallucce e abbasso lo sguardo. Harry ha smesso di guardare verso il palco e ora punta quello sguardo pieno di ammirazione su di me.
"Che c'è?" Sussurro. I suoi occhi su di me fanno arrossire le mie guance più di quanto avrebbe fatto qualunque altro paio di occhi in quella stanza.
"Mi hai fatto crescere l'erezione con quel discorso" La sua voce è calma e la sua espressione seria. Sto per scoppiare a ridere, ma mi fermo e torno a irrigidirmi. Smetto di guardarlo e le mie ginocchia iniziano a tremare.
"Scusa..." Sussurra ma io scuoto la testa.

Un'ora dopo usciamo dalla sala di nascosto, mentre l'intervento dell'uomo con tanta barba e pochi capelli non è ancora terminato.
"Forse è stata un brutta idea venire, era piuttosto noioso" Harry ridacchia e si stringe nel cappotto blu.
"Non era noioso, solo troppo lungo" Lo guardo più volte, amando il modo in cui il colletto del cappotto gli sfiora il viso, come se mi beffeggiasse grazie al ricordo che una volta, proprio in quel punto, c'erano le mie labbra.
"Il tuo intervento è stata la parte più interessante" Harry si avvicina a me e le nostre spalle si sfiorano.
"Non credo, ho fatto una figuraccia davanti a tutti"
"Cosa?" Harry si ferma in mezzo al marciapiedi e sono costretto a farlo anche io "È stata invece la cosa più intelligente e acuta che io abbia sentito in quella stanza. Rivalutare la figura di Lesbia tenendo conto del contesto storico, avresti dovuto esserci tu su quel palco a parlare, Lou". Alzo le spalle e riprendiamo a camminare. Mi guardo i piedi mentre le mie guance arrossiscono per la seconda volta nell'arco di poche ore. Pensa davvero che io sia intelligente? Pensa davvero che il mio pensiero valga qualcosa? Lo guardo con la coda dell'occhio e mi convinco che qualsiasi complimento uscirà mai dalla sua bocca per me sarà contemporaneamente verità e dubbio poiché come può una creatura tanto meravigliosa avere ancora parole buone da dare al mondo e non averle finite nell'ammirazione di se stessa?

"Mi dai il permesso di portarti in un posto speciale?"
"Quanto speciale?"
"Sarai tu a dirlo" Gli dó una leggera gomitata e lui scoppia a ridere.
"Dai Harry, lo voglio sapere"
"Ricordi il nostro primo appuntamento a Brighton?" Mi appoggio al finestrino della sua auto e nonostante cerchi in tutti i modi di non lasciami andare, il mio cervello torna immediatamente a quel cinema drive-in sulla spiaggia in cui guardammo uno dei primi film di Star Wars. Era il pomeriggio dopo la prima volta che avevamo fatto sesso nel deposito di barche dietro casa mia e dal momento che eravamo ancora ragazzini con un briciolo di romanticismo, decidemmo che dovevamo riparare a quella caduta di stile con un vero e proprio appuntamento. Sfortunatamente nemmeno quella volta ci comportammo bene e fummo costretti a lasciare il drive-in prima che il film finisse perché i nostri gemiti disturbavano le altre persone.
"Harry..." Sospiro e passo le mani sui miei jeans.
"Lou... Ti prego. Non ti obbligo a fare niente, se non vuoi ti riporto a casa"
Scuoto la testa velocemente. "Non è questo... È che non so cosa fare" Mi prendo il viso tra le mani e quando lo rialzo, parecchi minuti dopo, siamo parcheggiati nel cinema drive-in. Harry guarda fisso davanti a sé, le mani strette intorno al volante.
"Non mentivo quella sera al bar"
"Eri ubriaco"
Finalmente inizia a guardarmi e quasi mi spavento quando noto i suoi occhi rossi e lucidi.
"Lo ero, Louis, lo ero, ma non lo avrei mai detto se non lo pensassi davvero. Ti amo Lou e ti giuro che ora non ho bevuto nemmeno una birra" Sorrido lentamente e lo fa pure lui, nonostante una lacrima stia rigando la sua guancia. Allungo una mano e la asciugo. Le mie dita sfiorano la sua guancia, per poi spostarsi sulle labbra. Lentamente riconosco la loro morbidezza e l'effetto che mi provocano quando vengono a contatto con la mia pelle. Un brivido mi attraversa la schiena e mi lascio trasportare da esso, finendo a cavalcioni sulla gambe di Harry. Una mano sempre sulle sue labbra, l'altra a possedere i capelli lunghi vicino al collo.
Ci guardiamo per un istante prima che le nostre bocche si incontrino e i nostri respiri tornino a sincronizzarsi. Come un lento orologio che riprende a funzionare, come un pittore che ritrova la sua ispirazione, come due metà che finalmente possiedono ciò che le completa.
"Lou mi sono fatto una canna" Scoppio a ridere sulle sue labbra e i miei baci proseguono sulla sua mascella. "Come mai il bravo e dolce Harry ha compiuto un'azione così spregevole?" Ironizzo e nonostante stia armeggiando con la sua pelle, sono sicuro stia alzando gli occhi al cielo.
"Quando ce ne siamo andati da Parigi, mi sono fermato ad Amsterdam prima di tornare qui e l'ho fatto, non so nemmeno perché, volevo provare e basta" Sorrido e ammiro il mio succhiotto.
"Allora la prossima volta ricordati di portarne una anche a me" Ricevo una manata sulla coscia ma la cosa non fa altro che eccitarmi di più, costringendomi ad aprire il bottone dei jeans.
"Lou?" Torno sulle sue labbra.
"Dimmi Harry"
"Sono stato ad Amsterdam senza di te e nonostante la pessima situazione in cui ci trovassimo, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare eri tu".
Gioco con i suoi ricci e lascio che quelle dolci parole mi scivoli addosso, convincendo finalmente anche quell"ultima parte di me che dubitava che tutto ciò fosse giusto.
"Harry?"
"Dimmi Lou"
"Ricordi quando oggi ho detto che alle volte semplicemente le cose non funzionano e non importa quando duramente ci provi, poiché niente potrà cambiarle?" Harry annuisce lentamente.
"Con te non mi passerà mai la voglia di provarci e potrebbero anche passare altri quattro, otto, sedici anni in cui non ci vediamo ma conserverò sempre la speranza in ciò che so che noi siamo in grado di creare"
Lui sorride e io mi sento completo.
"Lou?"
"Si?"
"Ci stiamo perdendo il film un'altra volta" Scoppiamo entrambi a ridere e nascondo il viso nel suo petto. Infila la mano nei miei capelli e mi bacia la cute. Rimango ad ascoltare il battito del suo cuore come se fosse l'unico suono intorno a me, o forse l'unico che conta.

Le notti di Brighton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora