I dare you - Party [Parte 1]

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Lo scoppiettante rumore di un motorino riempì la calma e spolverò via la vecchiaia dal mio quartiere. Mi affacciai dalla piccola finestra della mia camera: chi altri sarebbe potuto essere? Nel parcheggio riconobbi Dibba, che guardava nella mia direzione.

Dato che sapevo già che non avrebbe demorso fino alla mia resa, ero pronto alla festa in spiaggia, pur se controvoglia. Sentii il mio nome venir urlato abbastanza forte da far affacciare metà dei curiosi vecchietti del palazzo, e uno, il più temerario, iniziò ad imprecare contro il mio amico, o contro la gioventù. Come dargli torto. Dibba non si fermò dal rispondergli sullo stesso tono, finché non intervenni io. "Arrivo, arrivo! E spegni il motorino, fa casino"
Due minuti dopo eravamo in strada, il vento prima mi accarezzava e poi mi colpiva la pelle, in base a quanto il romano volesse divertirsi ad accelerare.

“Facciamo una scommessa!” Esclamò mentre ci eravamo fermati a un semaforo. Era già molto buio, e i fari delle macchine che passavano davanti a noi mi accecavano. “Chi vince deve dare na’ piotta all’altro”

“Lo sai che non mi piacciono le scommesse”

“Si, non hai mai provato manco una slot machine su internet, capirai. Ma c’è sempre una prima volta no?”

Sospirai. Era difficile tirarsi indietro da qualsiasi cosa ti proponesse. “Sì ma cento euro no. Facciamo dieci al massimo. Qual è la scommessa?”

“Stasera riesco a baciare qualcuno prima di te” Il semaforo divenne verde, e senza far passare neanche un secondo Dibba riprese a correre.

“Come vuoi”

Arrivammo alla spiaggia, dove si era già radunata molta gente. Troppa. Rimpiansi la tv che mi aspettava a casa.

“Oh, ma a’ maglietta rossa?” Dibba scese dal motorino celeste, e tirò giù il cavalletto.

“Che?”

“Secondo te io mi metto una maglietta rosso-comunista senza motivo? Era il tema della serata”

“Non me l’hai detto quindi-“

“Ti ho mandato un messaggio”

“Lo sai che ho solo 30 minuti di internet a settimana, dai”

Scosse la testa con fare paternale, per poi prendermi il braccio e trascinarmi in mezzo alla gente.

“Non è bellissimo stare qui? Tra tutte queste persone?”

Non volevo rovinargli la serata, quindi finsi di concordare. C’era un unico rimedio alla tortura che mi aspettava per le prossime ore. “Vado a prendere dell’alcool” Ma Dibba era già impegnato a parlare con delle ragazze, qualcosa riguardo i 5 km che si era fatto con il motorino, una storia che raccontava sempre per sciogliere il ghiaccio. Mi ricordai allora della scommessa, e sentii ancora di più il bisogno di bere qualcosa -qualsiasi cosa-.

Ritrovai Dibba nella calca solo un’ora dopo, e anche troppi cocktail e whiskey dopo, e dieci persone che conoscevo, dopo. Al rivedermi sorrise, e io feci altrettanto, perché mi apparve come un ritaglio di pace in quella confusione, che era più forte che mai nella mia testa, e nelle mie gambe che mi sorreggevano a malapena. Per qualche motivo si era tolto la maglietta, e ogni tanto dei brividi di freddo gli percorrevano la schiena. Sentii le mie gote arrossire, ma doveva essere per l'alcool. “Hai già vinto la scommessa?” Gli urlai nell’orecchio, tentando di sovrastare l’alto rumore della musica.

Fece segno di no, e io sospirai per il sollievo. “Temevi per i tuoi dieci euro, eh? E tu? Stai ancora perdendo?”

“Ho baciato solo l’alcool”

“Sì, ho notato”
Risi, e lui mi seguì. Poi ci fu un momento di silenzio, in cui mi fissò negli occhi, e sembrava star pensando qualcosa di importante. Non lo disse, comunque. L’ultimo bicchiere che avevo bevuto iniziò a farmi effetto, e lasciai il mio corpo andare, permisi che la musica facesse di me quello che voleva... fino a quando il mio sguardo incrociò improvvisamente quello di un ragazzo, poco distante da me.


All I Want || Dibbamaio/SalvimaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora