Vancouver, 10 Novembre 2015
Entro nel bar di corsa e non mi è difficile individuare Harry. È praticamente sdraiato sul bancone, qualche bicchiere vuoto davanti a lui. Liam gli porge una bottiglietta d'acqua che lui afferra senza troppa sicurezza. Nel raggio di qualche metro intorno a loro non c'è nessuno e la cosa mi rende felice e allo stesso tempo mi preoccupa, consapevole di ciò che può aver detto e fatto Harry per portare tutti i clienti ad allontanarsi.
Liam mi nota e dopo essersi assicurato che Harry stia bevendo l'acqua, si avvicina a me.
"Sono appena riuscito a tranquillizzarlo. È ubriaco fradicio e ha giá vomitato due volte" Il suo sguardo indagatore viaggia prepotente sul mio viso.
"Perché mi hai chiamato?" Il mio tono di voce è alto ed aggressivo nonostante il bar stia ormai chiudendo e la musica si stia abbassando. Alzo lo sguardo oltre la spalla di Liam cercando di non farmi notare. Harry è ancora sdraiato sul bancone e sono sicuro non abbia notato la mia presenza. I suoi capelli sono sudaticci e la canotta che indossa lascia intravedere parecchi tatuaggi oltre che i resti della rissa di qualche settimana fa.
"È tutta la sera che chiama il tuo nome e dice...cose"
"Che genere di cose?" Mi avvicino di qualche passo e Liam mi guarda come se fossi impazzito. Il mio cuore batte violentemente nel petto e sento che potrebbe scoppiare se l'ubriachezza di Harry gli avesse permesso di svelarci al mondo.
"Dice che è un coglione, che ti ha ferito e che si merita ciò che gli stai facendo. Ha anche detto qualcosa riguardo a Brighton ma probabilmente era solo l'alcool che gli ha fatto pronunciare il nome di una città a caso" Annuisco e lo sorpasso. Mi avvicino a lui e non mi accorgo di non avere idea di cosa dire fino a che non sono a pochi centimetri dalla sua schiena. Riesco a sentire la puzza di alcool misto al suo profumo fino a qui.
"H-Harry" Balbetto e lui sembra riscuotersi. Rizza la schiena e si guarda intorno confuso fino a che non incontra il mio sguardo. Le sue mani si aggrappano saldamente al bancone sudicio per non cadere dallo sgabello. I suoi occhi verdi sono attraversati dalla paura, a tratti macchiati di vergogna e pentimento. Nessuno dei due dice una parola, lui probabimemte troppo ubriaco per collegare due frasi di senso compiuto e io troppo sconvolto nel vedere il mio Catullo ridotto in quello stato.
Liam si avvicina e lo prende da sotto le braccia. "Ti porto a casa, domani mattina avrai solo un gran mal di testa". Harry fa per alzarsi ma in pochi secondi si divincola dalla sua stretta. Liam è sicuramente più forte di me ma non abbastanza da trattenere Harry, seppur ubriaco. Traballa e si appoggia al bancone.
"Louis... No fanculo, non ce la faccio a chiamarti così. Ti chiamerò Lou e puoi anche picchiarmi per questo ma non posso fare altrimenti" Mi guarda negli occhi, i suoi iniziano a lacrimare e forse non è tanto ubriaco quanto tutti noi pensavamo.
"Quindi...Lou, sono uno stronzo, lo ammetto e merito tutto ciò che mi stai facendo, ma so che se ora non finisco di dire ciò che voglio dirti, probabilmente me ne pentiró per il resto della vita. Ti ho mentito quando ti ho detto che avevo finito tutti i soldi per portare mio padre in Canada, ti ho mentito quando ho detto che non avrei mai più toccato anche uno solo di quei centesimi e ti ho mentito quando ho detto di essere uscito dal giro la prima volta. E me ne pento immensamente Lou, ogni giorno mi pento di aver tradito ripetutamente la tua fiducia e di aver deluso te, che su di me non hai mai dubitato. E se devo essere totalmente sincero, perché è così che voglio che sia da oggi in poi, ti ho mentito anche una quarta volta. Ti ho mentito quando ho detto che mi sarei licenziato io al posto tuo ma Lou, non posso farlo. Non posso allontanarmi da te di nuovo, l'ho già fatto una volta e non permetteró a niente e a nessuno di tenermi separato da te per altri quattro anni. E se l'unico modo per esserti vicino è lavorare in quella biblioteca, non mi importa se non mi parli e ti schifa la mia presenza. Voglio esserti vicino in qualunque momento avrai bisogno di me perché... perché ti amo Lou e puoi odiarmi ma non puoi impedirmi di amarti" Singhiozza e io mi sento come se qualcuno stesse saltando sui pezzi del mio cuore già frantumato.
"Non sono più il bambinetto per il quale ti sei preso una cotta a Brighton e nemmeno tu sei piú lo stesso ma devi promettermi che se qualsiasi cosa di ciò che quei due ragazzini hanno vissuto, si sono detti, hanno tatuato sulla loro pelle, era vero, non lascerai queste parole volare al vento" Stritola la bottiglietta d'acqua tra le mani e i suoi occhi mostrano una lucidità che nessuno dopo tanti drink potrebbe avere. Intorno a noi regna il silenzio e i pochi clienti ancora seduti all'interno del locale si alzano ed escono. Harry fissa il mio viso, in attesa di una risposta che probabilmente non arriverá mai. Nella mia testa regna il caos. Pensieri si sovrappongono ad emozioni, la sorpresa incontra il sospetto, la paura sposa l'imbarazzo. Muovo le labbra a vuoto e poi sposto lo sguardo a terra e velocemente esco dal locale. L'aria fredda mi investe mentre mi prendo i capelli fra le mani. 'Ti amo Lou', 'Ti amo Lou', 'Puoi odiarmi ma non puoi impedirmi di amarti', 'Perché ti amo Lou'. La sua voce occupa le mie orecchie e non riesco a fare altro che continuare a vederlo davanti a me. Mi appoggio al cruscotto della mia auto e quasi senza accorgermene, tiro un leggero calcio alla carrozzeria. Due mani grandi si appoggiano sulle mie spalle, facendomi sobbalzare.
"Ti accompagno a casa, Louis" Liam mi guarda seriamente e dal suo sguardo non trapelano emozioni. Mi guardo intorno cercando Harry ma lui scuote la testa. "Non ti preoccupare. Jessica e il suo ragazzo lo riportano a casa". Annuisco. "Dobbiamo prendere la tua macchina perché io sono venuto con un amico che se n'è andato ore fa. In ogni caso guido io, tu non sei nelle condizioni per farlo" Annuisco solamente una seconda volta, lo sguardo perso nel vuoto e le corde vocali incapaci di produrre suoni.
Liam si dirige verso il posto del guidatore senza mai spostare lo sguardo da me e pochi minuti dopo siamo sulla strada verso casa."Lo sai che avrai sempre il mio supporto, vero?"
"Di che cosa stai parlando?"
"Di tutto, di Harry soprattutto" Guardo il mio migliore amico al volante che mi sorride dolcemente. Ricambio con una piccola smorfia che dovrebbe avere le sembianze di un sorriso pieno di gratitudine ma che in realtà sembra solo un piegare sforzato di labbra.
"Lo avevi sospettato?" Sussurro.
"Che cosa? Di te ed Harry?"
"In generale..."
Liam sorride e mi guarda con la coda dell'occhio. "Non c'è mai stato niente da sospettare, sei il mio migliore amico e non mi importa con chi vai a letto" Riesco quasi a ridere mentre lui svolta lungo la mia via. "É forse la cosa più carina che mi abbiano mai detto, contando che mio padre mi ha chiamato dopo nove mesi in cui non si era più fatto vivo solo per insultarmi e mia nonna è quasi svenuta." Liam scoppia a ridere e accosta. Gli sorrido e sto per uscire dall'auto quando la sua mano sul mio braccio mi ferma.
"Louis... Voglio solo dirti che credo che Harry fosse sincero questa sera"
Sospiro e torno a sedermi. Non lo guardo negli occhi e tengo lo sguardo fisso sulla strada davanti a me, mentre ripercorro i fatti accaduti nel bar.
"Non puoi saperlo"
"Hai ragione, ma non credo avrebbe detto che ti ama davanti a degli sconosciuti, ubriaco e in lacrime, se non lo pensasse davvero."
Il cuore fa un tuffo nel petto mentre la voce di Liam riempie l'intero abitacolo. Ripensare alle parole di Harry é strano ma sentirle ripetere a voce alta fa male, molto male. Ripenso ai suoi occhi mentre le diceva e al fatto che mentirei a tutti, me stesso compreso, se non dicessi che gli ho creduto senza ripensamenti. Perché nell'istante esatto in cui ha detto di non volersi licenziare, il mio cuore ha esultato di gioia e quando ha detto di amarmi, forse ho desiderato di poterlo affermare anche io. Mi prendo la testa fra le mani e sospiro.
"Sono stato un coglione a uscire dal bar in quel modo, non è vero?"
"Si, lo sei stato" Lo guardo male. Liam mi dá una spinta e prosegue "Lasciami finire. Sei stato un coglione, è vero, ma sei stato colto di sorpresa ed è stata solo la tua reazione istintiva a una situazione che non riuscivi a controllare. Harry capirà"
Mi guardo le mani e annuisco, riconoscendo che il mio migliore amico si stia rivelando più saggio di quanto avessi mai pensato.
"Grazie, Liam"
"Domattina ti riporto la macchina" Annuisco ed apro la portiera, troppo scosso perfino per fargli le raccomandazioni su come debba trattare la mia auto.
Liam sfreccia via, lasciando dietro di sé solo il rumore del motore. Mi trascino lungo il vialetto e mi siedo sui gradini d'ingresso. Il mio orologio segna le 5:00 a.m.
Alzo la testa e fisso il cielo che lentamente prende una sfumatura rossastra mentre i ricordi recenti di quella sera si mischiano ai ricordi di un alba di un mese fa, quando niente di tutto quello schifo era ancora accaduto. Chiudo le palpebre e lacrime mi bagnano le guance.Vancouver, 23 Novembre 2015
Mi dirigo velocemente verso il parcheggio in cui Liam mi sta aspettando. Lo vedo e sorrido, andandogli incontro. É di schiena e quando arrivo a pochi centimetri da lui gli butto le braccia al collo per sorprenderlo. Quello ad essere sorpreso però sono ancora una volta io. Liam si sposta, lasciandomi vedere Harry davanti a noi. Tiene lo sguardo basso e si tortura le mani.
"Che ci fa, qui?" Inveisco verso Liam e lui mi prende il braccio per allontanarmi di qualche metro e parlare da soli.
"Gli ho chiesto io di venire"
"E per quale assurdo motivo?" Stringo i pugni e continuo "Non verrà alla partita con noi, vero?!"
Liam alza gli occhi al cielo e sono sicuro che in quel momento vorrebbe tirarmi una sculacciatta come si fa con i bambini capriciossi. "Non c'è nessuna partita, svegliati Louis. Ho organizzato tutto questo perché sapevo che era l'unico modo per farvi passare del tempo da soli e chiarire. Ci ho messo anni a convincere Harry a venire, non rovinare tutto".
Sbuffo e sposto lo sguardo su Harry. Sembra indifeso, impaurito e sul punto di scappare da un momento all'altro. La sua solita sicurezza si è volatilizzata e fissa me e Liam con lo sguardo di un carcerato davanti ai suoi carnefici. Mi avvicino a lui.
"Che cosa hai in programma per oggi?"
Mi guarda spalancando gli occhi e quando nota che sto sorridendo, si rilassa anche lui. "Avevo pensato che potremmo andare a sentire quello studioso che è arrivato oggi a Vancouver che parla di Catullo e poi..." Annuisco intensamente e lui si ferma dal parlare e scoppia a sorridere. Scoppia a sorridere, si, perché non è un sorriso normale. Il suo è un sorriso urgente, desideroso, emozionato e a lungo imprigionato, che in quel momento scoppia in tutta la sua lucentezza. E in quell'istante decido di scegliere il suo sorriso.

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Le notti di Brighton
Fanfiction"Brighton era stata così bella da farmi illudere che la sua magia sarebbe potuta durare più a lungo del tempo, più a lungo di noi." Louis è un ragazzo inglese che da quattro anni si è trasferito nella città di Vancouver, in British Columbia. Ai suoi...