Capitolo 4.

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Vancouver, 26 Settembre 2015

La sveglia suona inutilmente per qualche secondo. Nonostante io sia sveglio ormai da ore, l'idea di alzarmi dal letto non mi allieta per niente. Una parte di me sa benissimo che l'unico motivo per cui, per la prima volta in vita mia, io non abbia voglia di andare al lavoro é il fatto che sarò costretto a rivedere Harry, dopo che ieri sono scappato piangendo per evitare di baciarlo. Chi può essere così stupido? Harry sembrava d'accordo e probabilmente non mi avrebbe fermato. Dopo anni passati a recuperare i sempre più flebili ricordi delle sue labbra sulle mie, a sopprimere il desidero di prendere un volo per l'Inghilterra e cercarlo, quando finalmente mi capita l'occasione di riavvicinarmi a lui, la butto ai rovi. Mi tiro i capelli con le mani, quasi a infliggermi una punizione. Il mio telefono è pieno di messaggi e chiamate da parte di Niall e Liam. Forse scomparire nel bel mezzo della serata senza avvisare nessuno non è stata una grande idea, ma la cosa mi fa sorprendentemente sorridere.
Mentre percorro le scorrevoli e poco trafficate strade canadesi, l'immagine delle sue labbra torna limpida nella mia mente. Quelle labbra sono una delle poche parti di Harry che non ha subito modifiche e a quanto pare è rimasto invariato anche l'effetto che mi provocano. Per tutta la notte il suo profumo è rimasto nelle mie narici, il suo sapore sulla punta della mia lingua.
Sono costretto a fermare la mia immaginazione e concentrarmi sulla strada per evitare un grave incidente con un taxi, ma per fortuna dopo pochi chilometri parcheggio davanti alla biblioteca. Faccio un respiro profondo ed esco fuori dall'auto. Mi dirigo velocemente verso la sala dei manuali antichi per recuperare il Liber, sperando che, dato l'orario, Harry non sia ancora arrivato, quando il mio migliore amico mi ferma urlando. "Louis! Ma che cazzo ti è preso ieri sera?! Potevi almeno avvisarci che te ne saresti andato! Ti ho chiamato trecento volte e se non ci fosse stata Jessica a dirmi che te ne eri giá andato da un po', sarei ancora lá a cercarti!".
Sospiro e lentamente mi giro verso Liam. "Senti... Mi dispiace. Avevo la testa da un'altra parte..." Liam si passa una mano tra i capelli, nervoso. Si mordicchia il labbro e poi allarga le braccia, tornando dietro al bancone dell'accoglienza.
"Ormai è un po' di giorni che hai la testa da un'altra parte" Il suo tono è duro. Se solo sapessi, Liam. Se solo sapessi ciò che il tuo nuovo collega sta facendo alla mia vita. Se solo sapessi che è da una settimana che mi sto mettendo in imbarazzo solo per essere certo che lui non mi odi ancora. Non rispondo e torno a dirigermi verso la sala dei manuali antichi. Non mi preoccupo di bussare ed entro di scatto.
Harry e Niall si girano a guardarmi. Mi fissano confusi mentre appoggiano il libro che stavano ristrutturando. Provo un lieve fastidio alla bocca dello stomaco nel vederli così vicini.
"Tommo?" Niall si avvicina a me mentre io sento l'urgente e irrazionale desiderio di chiedergli di uscire, senza un motivo logico che non mi faccia sembrare pazzo, semplicemente per rimanere di nuovo solo con Harry.
'L'ultima volta hai sprecato la tua occasione di rimanere solo con Harry' Il mio subconscio torna a mettermi davanti alla realtà, peggiorando il mio umore già instabile.
"Devo solo prendere un libro" Sussurro e sento lo sguardo di Harry su di me. Mi avvicino al divanetto della sera prima, cercando a fatica di resistere ai ricordi, ma il  libro non è più lí.
"È sul tavolino" La voce di Harry mi sembra sempre di qualche decibel più forte di quella di qualunque altra persona. Forse il mio udito si è semplicemente anestetizzato agli stimoli di qualsiasi altro suono per privilegiare quelli eleganti e mai sgarbati che escono dalla sua gola. Sto per ringraziare ma esce solo un sussurro sommesso che non sono nemmeno sicuro abbiano sentito e lascio la stanza. Mi appoggio per qualche secondo alla parete del corridoio e mi sembra di sentirli ridacchiare. Forse ridono di letteratura, di cinema, di una qualche battuta di Niall o molto più probabilmente ridono di me. In quell'esatto istante mi rendo conto di cosa non darei per far ridere Harry. Vedere le sue adorabili fossette sulle guance, le piccole rughe di espressione che si formano ai lati dei suoi occhi. A Brighton amavo farlo ridere. Diceva sempre che il mio sarcasmo freddo e pungente era una delle cose che più adorava di me. Ricordo che la nostra prima ed unica litigata durante quella vacanza finì con il suo petto, scosso dalla risata, che si alzava e si abbassava velocemente e io che lo baciavo e lo leccavo, attento a non lasciare segni.
Mi stacco dal muro e sfreccio di nuovo davanti a Liam. "Mi prendo la giornata libera" Non gli lascio il tempo di rispondere che sono già salito in macchina, diretto verso l'unico posto in cui non dovrei andare.

Le notti di Brighton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora