Capitolo 23 ~ Consolazioni

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LEVI'S POV

Sentii il campanello del mio appartamento risuonare tra le pareti della casa, con la sua solida e fastidiosa melodia.

Doveva essere {T.n.} finalmente, c'aveva messo più del previsto ad andare a far visita a quel moccioso... Come si chiamava? Ern? Ener? Enel?

Glie ne aveva parlato quando le aveva comunicato la sua uscita da casa.

Ah, ma 'sti cazzi. Era tornata, questo era importante.

Mollai la mia tazza di thé nero (il mio preferito), rigorosamente amaro e senza zucchero, sul tavolo, per poi andarle ad aprire la porta.

Mi aspettavo una faccia sorridente, contenta di aver rivisto il suo caro amico dopo "tanto tempo", come aveva detto lei, anche se erano passati si e no due giorni dall'ultima volta che lo aveva visto.

Ma, quello che mi si parò davanti, era il volto della {C.c.} pallido e sconvolto, i suoi occhi {C.o.} leggermente arrossati, come le sue guancie, e sgranati, la sua bocca, più rosea del solito, semiaperta, dalla quale usciva il suo debole e caldo respiro.

Rimasi accigliato sulla porta, non aspettandomi minimamente di ritrovarmela davanti in quello stato.

Mi guardava negl'occhi, come se volesse privarmi dell'anima, scrutandoli avidamente senza vergogna alcuna.

Non riuscivo a capire che emozioni stesse provando al momento, tanto era strana la sua espressione.

Levi: <<{T.n.}?>>

La vidi sussultare leggermente, come risvegliatasi da una sottospecie di sogno ad occhi aperti, tantoché sbatté le palpebre un paio di volte, prima di mettere bene a fuoco la mia figura.

{T.n.}: <<L-Levi...?>>

Era visibilmente in stato di shock emotivo, dato che neanche sembrava essersi accorta di esser tornata a "casa".

Alché mi venne automatico alzare un sopracciglio con fare confuso, prendendole delicatamente e con molta lentezza un polso con la mano, cingendolo tra le dita e sorprendendomi di quanto fosse sottile e freddo a contatto con la mia pelle.

La avvicinai all'ingresso, mettendoci la poca forza necessaria per farla spostare dalla sua posizione.

Come se fosse guidata da un qualcosa di invisibile, la ragazza si lasciò trasportare all'interno dell'appartamento.

La condussi nella stanza dove mi trovavo precedentemente io e, ringraziando Dio che Isabel non fosse a casa, la feci distendere sul divano.

Tornai indietro a chiudere la porta, mentre mille domande si facevano prepotentemente spazio tra la mia mente.

Appena tornato da lei, mi chinai fino ad avere il suo sguardo, perso nel vuoto, esattamente tra le mie iridi grigie.

Levi: <<{T.n.}, ora dimmi cosa ti è successo.>>

Le ordinai, con voce piatta e calma, cercando di tranquillizzarla con quel tono.

I suoi occhi divennero improvvisamente più lucidi, ed un accenno di lacrime cominciò a trapelarle dagl'angoli, mentre lei aveva preso a tremare debolmente.

Era ormai chiaro che qualcuno le avesse fatto qualcosa.

Ma cosa? E perché?

L'unica certezza che avevo era quella di fargliela pagare, appena avuto nome e cognome del figlio di puttana che aveva osato ridurla in quel modo.

∆-Un Brivido D'Amore-∆ ~LevixReaderWhere stories live. Discover now