Lui, la creatura.

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Capitolo 35: Lui, la creatura.

Elizabeth’s pov

Aprii la porta della grande villa. Non è cambiata di molto, a parte per il fatto che sembra decisamente più pulita. “Strano” pensai, ricordando il disordine che avevamo lasciato io ed Harry una volta usciti di qui.

Dalla cucina si sentirono dei passi, alzai velocemente la mia testa ed annusai l’aria. Il profumo di sangue umano riempì le mie narici rendendomi vulnerabile ed allo stesso tempo rilassata, “è solo uno stupito umano”.

Andai in cucina ed il viso di Juan si presentò davanti ai miei occhi. Era intento a pulire la cucina.

Tossii piano, facendogli capire la mia presenza.

-Chi è?!- disse alzandosi di scatto.

-Sono io Juan- sorrisi.

-Oh, Principessa, ben arrivata… Mi ha fatto spaventare- disse mettendosi una mano sul cuore.

“principessa” ancora quell’assurdo nomignolo.

-Non lo farò più, perché è qui?- chiesi curiosa.

-Bhe, suo padre mi ha chiesto di pulire la casa, ma dovevo andarmene prima che lei arrivasse, era come se non volesse farglielo sapere - disse posando lo straccio che aveva tra le mani.

-Si, è così- dissi guardando a terra. Sorrisi. Nonostante il suo carattere duro e severo, aveva permesso ad un maggiordomo di pulirmi una villa immensa.

-Bhe, grazie mille, può andare?- chiesi gentilmente.

-Certo Principessa, ma prima di andarmene devo dirle che presto ci sarà un’altra donna che mi aiuterà nelle faccende di casa. La villa è troppo grande per pulirla tutta da solo- sorrise.

-Oh, si credo che vada bene-.

-Sono felice che questa volta non ci abbia cacciato, posso sapere dov’è finito il ragazzo che era qui con lei l’ultima volta?- chiese sorridendo.

Sospirai.

-Non è qui, ora per favore vada via- dissi irritata.

Non volevo parlare di Harry quando l’unica cosa che mi mancava più del sangue era lui. La distanza mi avrebbe ucciso.

-Mi scusi se l’ho fatta arrabbiare, a presto Principessa- disse uscendo di casa velocemente.

Finalmente ero sola. In questa villa enorme, dove ogni luogo mi ricorda Harry. Sono lontana da lui da poche ore e già sento che potrei soffocarmi con la mia stessa aria. Devo chiamarlo.

Composi il numero. Uno squillo, due, tre, quattro… Al settimo rispose.

-Pronto?- la sua voce era impastata di sonno. Che ore dovrebbero essere li? Credo le sette del mattino o cose del genere.

-Hey- dissi piano.

-Amore, ma hai idea di che ore sono?- chiese assonnato.

La sua voce rauca di prima mattina era la più bella del mondo, calda, soave, non c’era melodia più dolce.

-A quanto pare no. Mi mancavi- dissi piano.

-Anche tu- sussurrò.

-Passeranno in fretta, te lo prometto- sussurrai.

-Lo spero- sorrise dolcemente. Potevo sentirlo anche a milioni di distanza.

-Buonanotte Harry-.

-Buonanotte Beth-. Disse per poi attaccare definitivamente il telefono.

Non potevo resistere.

***

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