------------------------JACOB-------------------------
Stavamo seduti ad aspettare che Sarah ci portasse buone notizie sulla mia ragazza. Ma quella dannata porta non si apriva più, e i minuti passavano fin troppo lenti per i miei gusti.
Simone non riusciva a stare fermo, e io ero ancora più agitato di lui.
Mentre aspettavo sentii i due poliziotti parlare a bassa voce, e mi concentrai per capire cosa si stavano dicendo.
La conosco bene, questa gente del cazzo, e coi miei precedenti non sono al sicuro qua dentro.
Cercai di capire cosa si dicevano e sentii le parole "comunità" e "ragazzina" troppo vicine.
Mi alzai dalla sedia facendo finta di stiracchiarmi e mi avvicinai un po' di più a loro, per ascoltare meglio.
-La dovremo portare nella comunità qua fuori città. L'unico problema è trovarle un tutore, essendo che ho già provato a contattare la sua famiglia adottiva ma nessuno risponde- disse il poliziotto più giovane.
Quello affianco sorseggiava tranquillamente il suo caffè e lo guardava pensieroso, per poi dire:
-Io non posso accompagnarti perché il mio turno è finito, è da stanotte che sono qua, non contare su di me. Chiedi a uno dei nuovi- e se ne andò.
Volevano portarla via.
Cazzo.
Tornai da Simone e gli spiegai in breve quello che avevo sentito.
Lui non disse niente, teneva lo sguardo fisso sul pavimento.
Uscii a fumare una sigaretta, e sentii dei passi dietro di me.
Mi girai e vidi Simone con dei vestiti in mano.
-Ma che stai facendo?- dissi sospettoso
Lui mi fece uno di quei sorrisi diabolici che conoscevo bene.
Sorrideva così quando aveva in mente qualche diavoleria da fare.
Mi guardò.
Io lo guardai.
Mi porse dei vestiti e disse:
-Tu sarai "uno di quelli nuovi" che accompagnerà Iris in quella fottuta comunità.-
-CHE?- urlai, senza capire cosa intendeva dire.
Era impazzito forse?
-Dovrei vestirmi da sbirro e...-
Iniziai a pensarci bene e infondo non era una cattiva idea.
Avrei finto di essere uno di quelli nuovi per accompagnare Iris, così potevo anche escogitare qualche piano per salvarla.
Mi nascosi nella macchina di Simone e mi cambiai velocemente.
Non ci potevo credere.
Io. Vestito. Da. Sbirro.
--------------------------IRIS---------------------------
Jacob non c'era. Abbracciai un ultima volta Simone e Sarah.
Lei piangeva disperata e allo stesso tempo mangiava un barattolo nutella direttamente col cucchiaio.
La guardai con un sopracciglio alzato.
Mah.
Poi ero io quella che si drogava.
Lei mi guardò e disse, quasi urlando
-Sono nervosa e mangio si! E allora?-
-e chi ti ha detto niente- le dissi sarcastica.
Ora capisco gli ormoni eh.
Ma io ero già abbastanza nervosa per la mia situazione, non avevo voglia di pensare a Sarah che si mangiava la nutella.
Volevo il mio Jacob.
Volevo salutarlo, abbracciarlo..
E niente.
Un poliziotto giovane si avvicinò a me, seguito da un altro signore in divisa, decisamente molto più anziano.
-Forza, dobbiamo andare-
Guardai i miei amici e iniziai a piangere disperatamente.
Non lo avevo mai fatto davanti a nessuno.
Ma non riuscivo a trattenere le lacrime.
Loro mi guardarono e mi abbracciarono.
Sarah lasciò addirittura la nutella sulla sedia per stringermi forte e salutarmi.
Singhiozzando dissi loro:
-Salutate Jacob da parte mia-
-Ma certo- mi disse Simone, sorridendo.
Il poliziotto mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla questura.
Si avvicinò a una macchina col motore acceso e si rivolse al suo collega più anziano:
-Cazzo Gian, hai lasciato la macchina accesa in mezzo alla strada?-
Ma l 'altro lo guardò dubbioso
-No, non sono neanche uscito-
Così il poliziotto giovane si avvicinò di più senza lasciarmi e bussò sul finestrino della macchina.
Il finestrino si aprì e rivelò un ragazzo con la divisa, che lo squadrò
-Allora che aspetti? Metti la ragazza dietro e sali-
-Ma.. tu chi sei?- disse l'altro
-Mi hanno detto che devo accompagnarti io, scusami non mi sono presentato, io sono nuovo qua- e gli porse la mano
-Piacere, Giacomo.-
Quella voce mi ricordò qualcosa..
O meglio, qualcuno.
Ma doveva essere solo frutto della mia immaginazione..
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-IRIS-😍😭❤💙💚💛💜
Teen FictionIN FASE DI COSTRUZIONE "La gente si innamora del proprio dolore al punto che non riesce più ad abbandonarlo. Lo stesso vale per le storie che racconta. Siamo noi stessi a tenerci in trappola."
