Vancouver, 25 settembre 2015
Rigiro lentamente il cucchiaino nel caffè fumante, lasciando allo zucchero il tempo di sciogliersi. Prendo poi il sacchetto del pranzo e mi dirigo verso la sezione dei manuali antichi, dove appoggio il tutto sul tavolo della manutenzione. Pranzo qui ogni giorno, dal lunedì al sabato. Non ho idea del perché io preferisca farlo da solo piuttosto che con i miei colleghi, l'unica cosa di cui sono certo è che il leggero scricchiolio del parquet sotto i piedi è mille volte più piacevole dei vomitevoli racconti di Niall su come abbia preparato quella sorta di panino che si ritrova a mangiare.
Mi siedo sulla sedia in pelle e bevo un sorso di caffè. Da inizio settimana mi attraversa il pensiero di provare a leggere uno dei pochi volumi che non ho mai aperto dell'intera biblioteca. Si tratta di un'opera di un autore latino dell'età di Cesare che tratta l'amore struggente di due amanti. Non avevo mai trovato una traduzione abbastanza fedele al testo da soddisfarmi, mentre ora posso dire di essere arrivato alla fine di questa lunga ricerca. Mi avvicino al libro e ne sfioro la copertina.
"Non pensavo fossi il tipo di persona che legge Catullo." Tremo visibilmente a quelle parole e sbatto le ciglia. Un brivido freddo mi percorre la schiena.
"Ma a quanto pare non ho mai davvero saputo che tipo di persona sei..."
Sento il suo respiro sul collo, lo percepisco dappertutto, anche se probabilmente me lo sto solo immaginando. La sua voce mi rimbomba nelle orecchie facendomi sentire sopraffatto e appagato allo stesso tempo.
"Che ci fai qui, Harry?" Sussurro senza girarmi. Pronunciare il suo nome mi provoca ancora il nodo alla gola e mi pento subito di averlo fatto, poiché nella mia mente scorrono i ricordi di tutte le volte in cui lo chiamavo fingendomi arrabbiato, dopo che mi aveva schizzato con l'acqua del mare.
"Fuggire e ignorarmi non mi farà semplicemente scomparire" Sorrido a malapena. Potrebbero passare anni ma non perderà mai quel modo incredibilmente sfacciato di rispondere solo per metà alle domande e lasciarti più confuso di quanto non fossi prima di chiedere.
"Non sei proprio cambiato" Ridacchio e mi giro di scatto verso di lui, bloccandomi all'istante. Mi devo ricredere. È cambiato. È estremamente cambiato. I suoi ricci sbarazzini sono stati sostituiti da degli ordinati e corti boccoli. Le guance sono coperte da un leggero strato di barba. Il viso delicato e l'espressione innocente ora si sono trasformati in dei lineamenti maturi e seri. Ormai è quasi una settimana che Harry lavora qui, ma non avevo mai trovato il coraggio di ammirarlo come sto facendo ora, di soffermarmi sui piccoli particolari del suo viso che una volta amavo. Non so se io lo stia evitando per non soffrire o per evitare di far soffrire lui ma so che nei suoi occhi verdi io rivedo quelle notti di Brighton, quelle notti passate a fare l'amore nel vecchio deposito di imbarcazioni da pesca o a spingerci fino al largo nel mare con i materassini e poi rimanere lì ore a guardare le stelle.Harry sorride leggermente, probabilmente a disagio per il modo in cui lo sto fissando. Dondola per qualche secondo sui suoi stessi piedi. "Allora ti aspettiamo di là per mangiare qualcosa insieme" Annuisco senza aver davvero capito ciò che mi ha detto. Lo guardo uscire dalla stanza e mi appoggio alla libreria. Il mio movimento brusco fa cadere un pesante volume di almeno cinquecento pagine da uno dei ripiani più alti, il quale mi colpisce violentemente la spalla prima di cadere a terra. Impreco dal dolore più volte e mi massaggio la spalla dolorante. "Fanculo" Sussurro. Prendo il volume e lo ripongo nuovamente al suo posto e solo dopo mi accorgo che, nonostante il dolore, non ho mai smesso di sorridere da quando Harry ha lasciato la stanza.
Dieci minuti dopo sto entrando nella piccola stanza sul retro della biblioteca dove gli altri ragazzi, Harry compreso, stanno pranzando. In quella sorta di sgabuzzino ci entrano al massimo tre tavoli e un distributore dell'acqua ma noi ci ostiniamo a chiamarla mensa, anche se di una mensa non ha proprio niente.
Quando mi vede entrare, Niall spalanca la bocca e lascia cadere il panino che ha tra le mani, sporcando di salsa unta il tavolo. Appoggio il mio pranzo di fianco a Liam e velocemente mi siedo.
"Chiudi la bocca Horan o attirerai gli uccelli" Scarto lentamente il mio panino. Con la coda dell'occhio mi sembra di riuscire a vedere Harry sorridere dall'altra parte del tavolo.
"Come mai oggi hai deciso di deliziarci della tua presenza?" Liam mi sussurra nell'orecchio e sto per dargli una gomitata nello stomaco quando Niall cambia discorso distraendo tutti e Liam se la cava con un'alzata di spalle.
La conversazione procede serena e in più momenti mi trovo a dover ammettere che forse non è così male pranzare con loro, anche se continuo a preferire la compagnia di qualche volume centenario che racconta la storia di cavalieri cristiani guidati da Carlo Magno. Harry partecipa alla conversazione in modo attivo. Ride, scherza, parla, si comporta come se fosse con noi da sempre. Incrocio il suo sguardo di rado, non avendo il coraggio di sostenere i suoi occhi e limitandomi a fissare le mie dita intorno al panino. Gli altri ragazzi lo trattano come un amico e mi ritrovo a chiedermi come si sia evoluto il loro rapporto mentre io cercavo di evitarlo a tutti i costi. Lo conoscono meglio di quanto lo conosca io? Ne dubito. Harry gli ha raccontato la nostra storia? Gli ha raccontato quanto ci siamo amati e come, per colpa mia, sia drasticamente finito tutto in un bar londinese?
Nell'ultima settimana ho pensato a quella sera varie volte. Parecchie volte. Molte più volte di quanto non facessi in una normalissima settimana di appena un mese fa. Ogni notte, prima di addormentarmi, ripenso al suo viso giovane e incredulo mentre mi fissava, alla mia totale incapacità di muovermi o dire qualsiasi cosa per farlo tornare da me. Harry ormai se n'era già andato. Definitivamente.
Nell'uomo che è oggi non esiste niente che mi ricordi quel ragazzino spensierato ma sempre educato che amava prendere il thè con mia madre e passeggiare al tramonto sul Brighton Pier. I suoi occhi sono più scuri e l'espressione è impenetrabile.
Liam mi risveglia dai miei pensieri, iniziando improvvisamente a parlare con un tono più alto. "Stasera possiamo andare a bere qualcosa se vi va" Merda. Scuoto la testa velocemente. "Io ho da fare".
"Andiamo Louis, ai tuoi amati libri ci puoi pensare anche domani!" Liam mi dá un piccolo colpo sulla spalla, mentre cerca inutilmente di convincermi. "E poi c'è Jessica che ti aspetta, non vorrai deluderla" Niall e Liam ridacchiando mentre io improvvisamente impallidisco. Vorrei staccare la testa a entrambi ma invece alzo lo sguardo su Harry. In quel momento lui si alza e butta il contenitore del suo pranzo nel cestino. Rimane di schiena per qualche secondo e per quanto lo conosco potrei giurare che ha chiuso gli occhi e sta cercando di regolare il suo respiro.
"Vai pure a divertirti con i tuoi amici, Louis e offri un drink a Jessica anche da parte mia. Magari un giorno me la farai conoscere e faremo una chiaccerata insieme su quanto tu sia un fidanzato meraviglioso" Fa una risata amara e lascia la stanza.
Mi sento sprofondare lentamente mentre Liam e Niall si guardano scioccati. Ho le guance in fiamme e la gola secca. Nella stanza regna il silenzio per qualche secondo e poi arriva quella domanda che non avrei mai voluto sentire: "Ma voi due vi conoscevate già?"

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Le notti di Brighton
Fanfiction"Brighton era stata così bella da farmi illudere che la sua magia sarebbe potuta durare più a lungo del tempo, più a lungo di noi." Louis è un ragazzo inglese che da quattro anni si è trasferito nella città di Vancouver, in British Columbia. Ai suoi...