Capitolo 8. Porte chiuse - Parte Seconda

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Se la solitudine era qualcosa alla quale poteva porre rimedio facilmente, non c'era nulla che potesse sopperire all'adrenalina che sentiva scorrerle per le vene, quando viaggiava con quelle persone. Provava paura, un feroce e devastante terrore per ciò che quel dio del fuoco avrebbe potuto significare, per lei e per il mondo, se si fosse rivelato reale; e allo stesso tempo però, smaniava dalla voglia di continuare a scoprire, di spingersi al di là dei propri limiti, per dimostrare a se stessa che poteva vincere, e che nessuna delle sue paure sarebbe riuscita a controllarla. Non esistevano modo migliore e persone più adatte, per mettere alla prova se stessa, di quelle che si trovava davanti in quel momento.

Benché faticasse ad ammetterlo, infine, iniziava ad apprezzare le leggere schermaglie verbali nelle quali li trascinava, così come il clima di cameratismo che emergeva dalle loro azioni, e dalle loro parole. Li aveva insultati, aveva dato loro risposte taglienti e velenose, eppure continuavano a coinvolgerla, a cercarla quando la paura diventava più forte di lei, estraendola da quel vortice che spesso la distaccava dalla realtà. Era merito loro, se sulla strada per Riverwood era riuscita a scrollarsi di dosso il senso di inettitudine, che il combattimento col chierico le aveva trasmesso; a loro doveva l'essere lì, in quel momento, a sentirsi parte attiva di una ricerca dai risvolti ancora ignoti.

Una voce contrariata la distolse da quelle elucubrazioni e voltandosi nella direzione di provenienza, vide la piccola testa dell'halfling spuntare dal bordo del tavolo. «Certo che potevate aspettarmi» borbottò CJ, lo sguardo ammantato da un velo di sonno e i baffi ancora arruffati. Lei lo guardò, e un accenno di sorriso fece capolino sulle sue labbra, mentre il groviglio di pensieri si snodava e sfumava com'era venuto, davanti alla buffa espressione del compagno: la solita aria spavalda del ladro era infatti stata sostituita da uno sguardo stranito e stanco.

«Buon giorno a te, CJ» esclamò Jake, inghiottendo un altro boccone e sporgendosi per osservarlo. «Ci stavamo giusto chiedendo dove fossi finito.»

L'halfling sbadigliò sonoramente, facendo un cenno di saluto in direzione di Galatea, che ancora lo fissava, e dei restanti compagni. «Dormivo. Non poggiavo le chiappe su un letto così morbido da settimane» biascicò poi, muovendosi lentamente per raggiungere una sedia, e spostarla al loro tavolo. Jord mosse la sua per fargli spazio, e il piccolo ladro lo ringraziò con un cenno del capo. «Fratelli, spero mi abbiate lasciato qualche briciola». Sbadigliò ancora, issandosi sulla sedia, prima di continuare. «Un altro po' e svengo dalla fame.»

Jake sorrise e allungò il braccio, afferrando la brocca e un bicchiere e versando al compagno un po' del latte residuo. «Ecco, bevi» disse, porgendogli il coccio e riposando la brocca al centro del tavolo.

«Cos'è, latte?» mormorò CJ, trattenendo l'ennesimo sbadiglio. «Un alimento da duri, insomma». Nonostante questo, accettò il pane e il formaggio che Ben gli stava porgendo in quel momento e li inzuppò nel bicchiere, riempiendosi poi la bocca di cibo. Ignorò un sospiro parecchio strano dell'elfa, si pulì i baffi con la manica sdrucita, e poi, quando i morsi della fame si attenuarono leggermente, si concesse di alzare lo sguardo sui membri della compagnia, che nel frattempo avevano ripreso a chiacchierare leggermente. «Oh buona Yondalla, ci voleva proprio» esclamò, soddisfatto. «Non pensavo che avrei avuto ancora fame, dopo la cena di ieri.»

«È normale» gli rispose il druido, terminando il suo bicchiere di latte. «Abbiamo mangiato poco e male durante il viaggio. Ci vorrà tempo per riabituarsi e sentirsi sazi.»

«Oh guarda, buon giorno anche a te Spock!» lo prese in giro Daniel. «Alla fine ti sei svegliato anche tu. Pensavo saresti rimasto muto per tutto il resto della mattina.»

Il druido sospirò, per nulla turbato. «Almeno, io parlo solo quando ho qualcosa di utile da dire. Si risparmia un sacco di tempo e fiato, dovresti provare.»

«Capiterà, prima o poi, di trovarti di buon umore?» ribatté Daniel, sovrastando le risate dei compagni.

Spock scosse il capo, sorridendo. «Ma io sono di buon umore. Come potrei non esserlo, d'altronde? Offri un tale intrattenimento già di tuo.»

«Ah, ah. Ma oggi sono un bersaglio libero per le vostre battute?» borbottò lo stregone, alzando le mani verso il soffitto.

«Solo oggi?» lo punzecchiò Ben, strappando un altro sospiro seccato al compagno. Poi continuò, più conciliante. «Comunque, ora ci siamo tutti. Perché non riprendi il discorso di poco fa? Stavi giusto parlando di un possibile piano.»

Daniel si trattenne dal ribattere ancora alle frecciatine e, deciso a non farsi scappare quell'occasione di essere ascoltato, sorrise. «Non si tratta di un piano, ma proprio del contrario.»

Jord contrasse le sopracciglia, confuso. «In che senso, scusa? Cosa mi sono perso?»

Il volto dello stregone si aprì in un'espressione soddisfatta. Poteva vedere chiaramente la curiosità nei volti dei compagni, e si godette, per qualche secondo, la dolce sensazione di essere al centro dell'attenzione. Poi, prese a dondolare la sedia, come se, con quel gesto, potesse aiutare la sua idea a prendere forma, per poterla riassumere al meglio «Vedete, la questione che stavamo dibattendo prima del vostro arrivo è questa» iniziò, parlando lentamente e scandendo con cura ogni parola «Nessuno, giù ai templi, pare intenzionato a darci delle spiegazioni. Eppure, è chiaro che sappiano qualcosa, dico bene?»

I compagni confermarono con cenni del capo, e solo Ben diede voce ai suoi pensieri «Sì, penso non ci siano dubbi. Se quella del chierico di Yondalla non era una minaccia, io giro con un coltello da burro sulla schiena».

«Esattamente» annuì Daniel, congiungendo poi le punte delle dita «Quindi, il problema principale che si presenta davanti ai nostri occhi è proprio questo: come fare a farci dare quelle informazioni?»

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora