«Sto bene.», mugugno.

«Meglio metterci del ghiaccio.», dice deciso.

Mi prende per mano e mi trascina in una specie di ufficio. In un angolo c'è la cassetta del pronto soccorso.

«Non mi serve il ghiaccio.», cerco di dire, ma non mi ascolta nemmeno. Sbuffo.

Trova una confezione di ghiaccio secco nell'armadietto e me lo mette sulla fronte.

«Andava bene anche un pacco di surgelati», gli faccio notare.

«Si sarebbe scongelato nel giro di pochi minuti, e poi avrei dovuto pulire. Come ieri.», mi guarda dritto negli occhi e sorride. È troppo vicino per i miei gusti. Riesco a sentire il calore del suo corpo. Oltre a un sedere da favola, ha anche dei muscoli niente male. Che cosa sta facendo? Lo becco a guardare dentro la scollatura del vestito.

«Le dona molto il rosa.», dice dopo un attimo.

Oh mio Dio, mi sudano le mani e ho la tachicardia. Non va bene, non va affatto bene.

«Devo andare.», mento.

Allontano la mano con la quale teneva fermo il ghiaccio e vado verso la porta.

«Grazie Nicholas.».

Lui ha ancora il braccio a mezz'aria e mi guarda confuso.

Scappo di corsa prima che si possa riprendere. Devo andare a cercare un lavoro e ora sono qui tutta sudata. Ci mancava solo lui a farmi andare fuori di testa. Credo che tornerò a casa a darmi una rinfrescata, non posso andare in giro in questo stato.

«Dove stai andando?», chiede alle mie spalle.

Ma perché continua a seguirmi? Se facessi finta di non averlo sentito? Cerco le chiavi nella borsa. Lui nel frattempo è dietro di me.

«Perché sei scappata in quel modo?», domanda con il fiato corto.

Siamo passati a darci del tu ora?

«Dovevo darmi una rinfrescata. Non posso trovare lavoro in queste condizioni. E poi a lei che interessa?», domando irritata.

Mi giro per guardarlo negli occhi.

«Non faresti una bella impressione con quel livido sulla fronte.».

Mi sposta la frangia per osservarlo meglio. In effetti mi fa parecchio male.

«Tutta colpa sua.», gli faccio notare incrociando le braccia al petto.

«E perché?», domanda lui guardandomi di traverso.

«Se non lasciava tutta quella roba in mezzo alla strada, io non ci sarei andata a sbattere.», rispondo decisa.

Lui ride di gusto. Lo guardo malissimo.

«Se tu guardassi avanti mentre cammini, non andresti a sbattere.», ribatte giustamente.

In effetti non ha torto, ma di sicuro non gliela darò vinta.

«Non deve tornare a lavorare?», chiedo stizzita.

Mi sta facendo innervosire e mi sta venendo ancora più caldo.

«In effetti dovrei, ma non mi va.», scrolla le spalle.

Mi sfiora la mano con la sua, non so se l'abbia fatto apposta o meno. Sinceramente non mi interessa.

«Beato lei che può fare quello che vuole.», borbotto arricciando il naso.

Mi giro di nuovo verso la porta e cerco di infilare le chiavi.

Quello che amo di teWhere stories live. Discover now