Briciolo di speranza

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5.

Sinistra e poi destra. Si ritrovò sulla strada principale, Via del Corso, dove la mattina si fermava il tram.

Le sembrò di intravedere l'impermeabile giallo del fattorino, piantò i piedi a terra e svoltò a sinistra. Le goccioline le scendevano dai capelli bagnati lungo il viso, il jeans grigio non l'era mai sembrato così aderente e scuro come quel giorno. Rimpianse l'ombrello.

Correva contro corrente, un banco di ombrelli colorati si muoveva verso di lei come se fosse l'unica a camminare nel senso di marcia sbagliato. Non distolse mai lo sguardo da quel cappuccio giallo a pochi metri da lei anche se molto spesso le sfuggiva dagli occhi perdendosi tra il caos della gente. Nonostante le persone e il diluvio, era determinata, aveva visto quel volto per pochi secondi ma furono necessari per riconoscerlo e questo le bastò per sopportare il dolore. Correva come una lepre zoppa trascinandosi a tratti la gamba, ma come la tartaruga con Achille, quell'uomo era sempre lontano da lei.

La gente si scansava all'ultimo accompagnando il passaggio di Sapphire con versi di dissenso e lamenti come se avessero evitato per un soffio un treno in corsa, il mare di persone si aprì come il Mar Rosso, eccolo. Dopo minuti di corsa riuscì a vedere finalmente l'intera sagoma gialla, tutti fissavano quell'inseguimento come parte assente alla scena.

<<Fermati, fermati>>.

Nessuna risposta, la sua voce si perse tra il chiacchiericcio di Via del Corso e il fruscio della pioggia; allungò il braccio per afferrare un lembo dell'impermeabile. Tentativo fallito.

Ogni respiro era sempre più pesante, il vapore biancastro sottolineava il suo affanno, passo dopo passo assomigliava sempre più ad una locomotiva a vapore sotto l'incessante pioggia. Le suolette inzuppate d'acqua le facevano bruciare i piedi, erano bagnati fradici e gonfi; avvertiva fitte al cuore sempre più frequenti. Era decisamente fuori forma.

L'uomo si fermò.

Stava in piedi difronte alle strisce pedonali come se volesse attraversare; il semaforo era rosso, momento perfetto. Phire arrivò in corsa e afferrò il fattorino per il braccio, la testa coperta dal cappuccio giallo si voltò verso di lei, sì era lui l'uomo del sogno, era lui.

Si liberò dalla morsa e la guardò con uno sguardo fulminante, si voltò in avanti e attraversò indispettito.

Sapphire rimase impietrita ma non poteva arrendersi ora, aveva corso tanto e lui era lì; attraversò di corsa pochi attimi prima che una macchina sfrecciasse come un razzo e lo strattonò di nuovo chiedendogli di fermarsi, di ascoltarla; quasi lo implorò.

Dialogarono per più di mezz'ora sotto la pioggia, l'iniziale miscredenza dell'uomo scivolò via con l'acqua, lesse negli occhi di Sapphire la paura e l'insicurezza di chi si trova da solo ad affrontare il mondo, qualcosa più grande di se'. Si sforzò di crederle, ma come Phire all'inizio, non aveva nessun volo in programma e per quanto ci volesse credere tutto gli sembrò un po' irrealistico.

Si strinsero la mano e ognuno prese una strada diversa;Sapphire tornò indietro, doveva tornare in ufficio dove immaginava che avrebbe dovuto dare spiegazioni per la corsetta pomeridiana ma per quanto fosse l'unica idea di posto caldo che le ronzava in testa, procedette lentamente passeggiando sotto le sporgenze dei balconi. Si sentiva più confusa di quando aveva iniziato a correre, Mark, il misterioso uomo aveva giurato di averla capita e di crederla, ma il suo sguardo perplesso le aveva lasciato un cattivo presagio. E se l'avesse solo spaventato?

Aveva rincorso un uomo come in un inseguimento da film poliziesco, lo aveva implorato di ascoltarla, aveva rischiato di restarci secca ancor prima di aver preso l'aereo e dopo tutto questo, non era neanche sicura di ciò che gli avesse detto, in che modo e con quale convinzione. Non ricordava le parole esatte, nella sua mente quei minuti sotto l'acquazzone furono riassunti in un flash luminoso come la macchina che sfrecciò nel buio alle sue spalle.

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